Esercizio abusivo della professione e falso materiale. Queste le accuse per cui a un falso infermiere 67enne, già condannato in primo grado e in appello, la Corte di Cassazione ha inflitto otto mesi di reclusione e 10.000 euro. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe trovato lavoro in una clinica privata di Perugia utilizzando un certificato contraffatto. Un documento che si sarebbe procurato nel mercato delle contraffazioni, presentandolo all’azienda e all’ordine professionale per regolarizzare la propria posizione.
Nel suo ricorso al terzo grado di giudizio il falso infermiere contestava il “vizio di motivazione, l’affermazione di responsabilità del ricorrente in relazione all’esercizio abusivo della professione di infermiere, difettando la prova del fatto e non ravvisandosi gli elementi costitutivi del reato” di esercizio abusivo della professione, ritenendo intervenuta la prescrizione in quanto “il reato ebbe a consumarsi solo nel 2015, allorché l’imputato cercò di regolarizzare la propria posizione nei confronti dell’ordine professionale e degli uffici amministrativi della clinica ove lavorava, utilizzando il certificato contraffatto, di cui non ebbe difficoltà a entrare in possesso”.
Per i giudici di Cassazione il reato si è però prescritto in data 20 aprile 2023, quindi successivamente alla pronuncia della sentenza di secondo grado. Con l’inammissibilità deriva anche la condanna del falso infermiere al pagamento delle spese processuali e della somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
Redazione Nurse Times
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