L’impegno c’è, la soluzione ancora no. Anche perché le risorse sono poche, pochissime. E i margini, anche per il futuro, incerti, visto che ancora non sono state definite le nuove regole del Patto di Stabilità. Giorgia Meloni si è confrontata ieri per più di tre ore a Palazzo Chigi con i sindacati – dopo che era slittata la convocazione di venerdì scorso, quando Cgil e Uil erano impegnate nello sciopero al Nord – e assicura che il Governo è pronto a rivedere la stretta sulle pensioni dei dipendenti pubblici. Non saranno toccati gli assegni di vecchiaia. Per tutti, non solo per i medici, l’unica certezza al tavolo, da cui i sindacati escono divisi e scontenti.
“Stiamo lavorando per modificare la misura nel migliore dei modi, garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi si ritira con la pensione di vecchiaia e garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge al 31 dicembre 2023 i requisiti attualmente previsti – ha detto la premier in merito all’articolo 33 del disegno di Legge di Bilancio -. Questo vale per tutti, non solo per il comparto sanità. Per il comparto sanità si sta poi valutando un ulteriore meccanismo di tutela, in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia. Faremo del nostro meglio per risolvere e correggere”.
Se la Cisl di Luigi Sbarra apprezza lo sforzo del Governo e l’apertura di dialogo, Cgil e Uil confermano la mobilitazione di venerdì prossimo nelle regioni del Sud. Perché “il Governo non cambia la manovra, che resta sbagliata”, va all’attacco Maurizio Landini, leader Cgil. “E si dimostra ancora una volta insensibile alle piazze”, gli fa eco Pierpaolo Bombardieri (Uil).
Bombardieri, peraltro, si è presentato a Palazzo Chigi con un modellino di Frecciarossa “a batterie”: un regalo “per Salvini e Lollobrigida”, ironizza il leader Uil in radio e sui social, con tanto di foto dell’omaggio. “Più ci precettano, più le piazze si riempiono”, è il messaggio che affidano alla premier, visto che i due ministri “se ne sono andati via prima”. Racconta ancora Bombardieri che la premier “è stata al gioco”, incerta se portare il dono ai due ministri o “alla figlia”.
“Correggere e risolvere”, è quindi l’impegno. Ma di qui alla presentazione del maxi emendamento alla manovra c’è ancora un po’ di tempo, anche se il tentativo sarà di chiudere per la conferenza stampa della premier di fine anno, fissata al 21 dicembre. Prima va definito il pacchetto di modifiche al Decreto Anticipi, atteso fino a tarda sera in Senato tra le proteste delle opposizioni.
Anche perché alcune delle proposte di Governo e relatori “sono onerose”, mentre l’impegno era di concentrarsi sugli emendamenti ordinamentali. Si rispetti il Parlamento e si approvino emendamenti dei senatori come sul bonus psicologo (5 milioni in più), la richiesta delle minoranze. Nel pacchetto dovrebbero rientrare anche alcune misure andate perse in passati decreti (come il Decreto Proroghe) o nella stessa manovra, come le nuove norme per le donazioni, care in particolare a Forza Italia.
Redazione Nurse Times
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