Quando ero agli inizi dell’università i docenti parlavano spesso di “ragionamento critico” in ambito infermieristico.
Loro ci hanno sempre spiegato che “un buon professionista sanitario deve adottare il ragionamento critico”…inizialmente non comprendevo molto questo concetto!
Poi vivendo la realtà sanitaria ho iniziato a comprenderlo meglio e ad applicarlo.
Oggi vorrei esprimermi su uno dei paradossi infermieristici più complessi in assoluto: quello che riguarda “il bene del paziente”,
Quando mi rivolgo in prima persona riguardo le questioni del demansionamento della nostra professione spesso, anzi quasi sempre, il contrasto avviene con l’espressione “lo faccio per il bene del paziente”.
Ma che cos’è il bene del paziente? Cosa significa?
Personalmente quando penso al “bene del paziente”, io penso che si intenda offrire il miglior servizio possibile alla persona che si affida alle nostre cure.
E mi domando, nelle condizioni lavorative in cui ci troviamo possiamo adempiere a questo mandato?
…e prestare il miglior servizio possibile al cliente/paziente?
L’infermiere nelle realtà italiane molto spesso si ritrova a fare il proprio lavoro, ed in cntemporanea quello dell’oss, dell’ausiliario, e quando capita (spesso) il segretario.
In questi contesti lavorativi è possibile erogare un’assistenza di qualità e raggiungere il nostro nobile obiettivo?
Conosciamo tutti la risposta, purtroppo!
Non siamo macchine ed anche se lo fossimo, non saremmo comunque sufficienti a ricoprire tutti i ruoli richiesti.
Eppure lo facciamo, o meglio ci proviamo… per il “bene del paziente!”
Eseguiamo senza reagire per il “bene del paziente!”
Facciamo doppi turni per il “bene del paziente!”
Ed ecco che l’azienda si ritrova un personale ridotto che lavora per tre, per assicurare il “bene del paziente!”
La verità è che facendo così, facciamo il bene dell’azienda, non del paziente!
Il paziente necessità di un team composto da più persone non da una persona che fa il lavoro di un team.
Il paziente necessità di un Professionista infermiere che faccia bene il suo lavoro, non di un “professionista” che faccia di tutto un pò, cercando di tappare buchi a 360 gradi.
Il demansionamento è per prima cosa un problema che si scarica in primis sull’assistito, perchè gli viene a mancare una parte dell’assistenza di cui ha bisogno; successivamente diventa un problema dell’infermiere.
La verità è che da soli non si può far nulla!
Ma gli infermieri, per numero di addetti, sono la famiglia professionale più numerosa tra le professioni sanitarie impiegate; mantenendo l’equilibrio dell’intero sistema sanitario nazionale.
Basterebbe una loro coesione, anche fosse solo per un giorno per ottenere un miglioramento dell’assistenza sanitaria e delle condizioni lavorative.
Questa mia riflessione sulle criticità del fenomeno “demansionamento infermieristico” mira ad un unico obiettivo “il bene del paziente”; non affrontarlo significherebbe tradire questo nobile concetto che ispira ogni giorno migliaia di operatori sanitari.
Simone Ci
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