Sulla base dei dati trasmessi dalle regioni e Province autonome a fine aprile 2021 come riporta la Corte dei conti, risultano essere state reclutate a vario titolo dall’inizio della emergenza sanitaria 83.180 unità di personale. Solo il per il 20,6% delle assunzioni si è trattato di contratti a tempo indeterminato. Inoltre, al Sud, dove già mancavano infermieri e personale sanitario prima del Covid, è stato assunto meno personale rispetto al Nord.
Delle 83.180 unità di personale, si tratta per il 25,7% di medici (21.414) e per il 38,5% di infermieri (31.990). Il restante personale (29.776 unità) è costituito da operatori sociosanitari ed altre professionalità necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
La quota di personale che ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato in particolare tra gli infermieri è di 31.990 infermieri, il 27,4%. Inferiore è invece la definizione di un rapporto di lungo termine nel caso delle altre figure professionali: sono solo il 23,7 per cento del totale quelle per cui si è prevista tale soluzione contrattuale. Significative le differenze tra aree territoriali.
Nel Sud, nonostante invece il forte rilievo del personale infermieristico tra quello su cui si è basato il potenziamento delle risorse umane impiegate per rispondere alla crisi, cioè il 42,6% del totale, solo per l’8,5% il rapporto instaurato è a tempo indeterminato.
Per esempio, in Puglia, da marzo 2020 ad aprile 2021, sono stati assunti 7638 operatori sanitari, 1126 per medici e 2737 per infermieri. Invece, l’Emilia Romagna ha assunto 10.660 unità e ha messo sotto contratto 2295 medici e 5007 infermieri.
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Fonti: Quotidiano di Puglia (V. Damiani); ilfarmacistaonline.it (L.F.)
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