I primi miracoli dell’obbligo vaccinale imposto per legge ai professionisti della salute iniziano a portare i primi risultati. A riferirlo sono i dirigenti di numerose Asl italiane, che spiegano come vi siano stati molti ripensamenti tra i sanitari che precedentemente si erano dichiarati assolutamente contrari alla vaccinazione anti-Covid.
Lo spauracchio di essere demansionati ma soprattutto il rischio di essere sospesi dal lavoro, e pertanto di non percepire più uno stipendio, a convinto molti ad iniziare a credere nella scienza.
Sono stati in molti a bersagliare i centralini di Lazio, Umbria e Liguria per richiedere di essere ora messi in lista per ricevere la tanto temuta prima dose.
“Da tre giorni è un continuo di chiamate”, racconta Simona Ursino, direttrice per la Prevenzione per l’Asl Roma 4, ed esattamente “da quando il decreto è stato pubblicato”.
Anche in Umbria, in sole 24 ore dopo l’approvazione dal Consiglio dei Ministri del decreto, sono stati oltre 100 i camici bianchi a tentare di prenotarsi per ricevere al più presto l’inoculazione del vaccino.
La Regione Umbria precisa che siano molti più di cento i professionisti ad avere rifiutato il vaccino in questi primi mesi, e che la stragrande maggioranza sia composta da infermieri.
In queste ore però, negli Ospedali di Perugia e Terni e nelle due Aziende sanitarie (dove le percentuali dei no-vax si aggirano intorno al 5%) è partita la corsa per prendere l’appuntamento.
Occorre precisare che in Umbria il numero dei sanitari non vaccinati sia nettamente superiore alle cento unità, e che molti abbiano giustificato il rifiuto del vaccino presentando certificati medici poiché affetti da patologie croniche.
“La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’idoneità all’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative” recita il decreto. Nel testo vengono contemplate ipotesi di esenzione, temporanea o definitiva, dall’obbligo di sottoporsi alla vaccinazione in relazione a specifiche condizioni cliniche appositamente certificate. Viene inoltre dettata la disciplina perché ogni Ordine professionale trasmetta alla Regione o alla Provincia l’elenco degli iscritti per le opportune verifiche.
Le sanzioni per i professionisti che non si vaccinano sono state presentate nel decreto.
“In caso di accertata mancata vaccinazione – viene spiegato – si prevede la sospensione dall’esercizio della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa. La sospensione inoltre ha efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale e comunque fino al 31 dicembre 2021″.
Ma attenzione perché nel periodo di sospensione dall’attività con i pazienti o a diretto contatto con il pubblico, “non è dovuta la retribuzione o altro compenso o emolumento”. L’Ospedale o l’Azienda sanitaria può “comunque adibire il lavoratore a mansioni equivalenti o inferiori con il trattamento economico corrispondente”.
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