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Nursing Up Lazio: “Un rinnovo contrattuale ingiusto e, per certi versi, illegittimo”

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Nursing Up: "Dopo lo sciopero del 23 febbraio, pronti ad altre azioni di lotta"
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Riceviamo e pubblichiamo la seguente comunicazione del Coordinamento Regionale Nursing Up Lazio.

Gentile Direttore,
non è una novità per gli infermieri italiani essere oggetto di vessazioni, ma questa volta emerge in tutta la sua limpidezza il ruolo che, nei frequenti soprusi subiti in ambito lavorativo, a partire dal fenomeno del demansionamento, hanno ricoperto e purtroppo ricoprono alcuni grandi sindacati. Stiamo parlando di organizzazioni che usano trattare la materia contrattuale all’insegna della discriminazione e dell’appiattimento verso il basso, arrivando a negare l’evidenza normativa e giurisprudenziale riferita alle professioni sanitarie non mediche, prima fra tutte quella infermieristica.

Per essere più chiari ci stiamo riferendo a tutte quelle organizzazioni sindacali abilitate alla contrattazione nel comparto Sanità che oggi stanno spingendo per un rinnovo contrattuale ingiusto e, per certi versi, illegittimo. Per la paura circa la nostra visibilità CGIL, CISL e UIL hanno richiesto artatamente, e ottenuto, l’ennesimo incontro con l’Aran per il 22 febbraio, a meno di 24 ore dalla giornata di sciopero indetta dai due sindacati infermieristici.

Non siamo solo noi a sostenere l’illegittimità di tale bozza contrattuale, ma la afferma, ad esempio, Luca Benci, giurista, consulente e docente nell’ambito delle professioni sanitarie e del biodiritto. La sostiene Carlo Palermo, vicesegretario nazionale vicario Anaao Assomed, affermando che tutta la parte dedicata all’orario di lavoro si palesa ampiamente illegittima, pur nel sistema delle deroghe previste dalla legge comunitaria. Ne consegue che la proposta presentata dall’Aran di limitare a 11 ore il riposo successivo a un prolungamento degli orari di lavoro oltre le 13 ore su un periodo di 24, espone addirittura all’intervento correttivo della Corte di giustizia europea.

È facile desumere, che prima dei sindacati di cui trattasi, a premere per il rinnovo sia il Governo, poiché prima di congedarsi definitivamente e in vista delle elezioni, vuole fregiarsi, a prescindere dai contenuti del contratto stesso, di un rinnovo tout court. Certo non è trascurabile che un ministro dell’attuale Governo si sia fatto latore, in una lettera aperta inviata agli infermieri nel giorno dell’entrata in vigore della legge 3/2018 che porta il suo nome (legge Lorenzin), di una nota sul fronte contrattuale.

Premesso che la trasformazione da Collegio a Ordine professionale è da considerarsi come “momento” di partenza e non di arrivo, riferendosi a un “percorso  che vedrà gli infermieri sempre più protagonisti del sistema sanitario”, il ministro afferma: “PRIMA DI TUTTO IL CONTRATTO!”

Quindi prosegue: “Dopo dieci anni si è riaperta la partita del rinnovo, che so complessa e difficile, anche per le giuste aspettative giuridiche ed economiche che si sono sedimentate in questa lunga attesa e per il cambiamento che la vostra professione ha vissuto in questo periodo, che porta con sé l’affrontare tematiche profonde quali quelle delle competenze specialistiche e dello sviluppo della carriera gestionale degli infermieri”.

È evidente che il ministro della Salute del Governo uscente, avendo seguito per lungo tempo un percorso insieme agli infermieri, che si è concretizzato nella nascita dell’Ordine professionale, abbia compreso la vera natura giuridico-professionale e formativa del loro lavoro. Nel contempo sembra prendere le distanze dallo stesso Governo, che ha consegnato all’Aran un mandato del tutto inadeguato, oltre che lesivo della dignità, a recepire l’importante percorso evolutivo svolto dalla nostra professione negli ultimi 25 anni.

In piena armonia con quanto sostenuto dagli unici due sindacati che rappresentano gli infermieri italiani e con quanto ribadito più volte dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, appare chiaro che il tema cogente per la nostra professione e per le altre professioni sanitarie non mediche è rappresentato dalla riforma delle carriere. Per molti altri settori della pubblica amministrazione, a partire dalle forze armate (anche se trattasi di settori non contrattualizzati in senso privatistico), passando per le forze di polizia e finendo con i vigili del fuoco e, in altri tempi, anche per la categoria dei medici, la riforma delle carriere è stata ed è una costante che ha accompagnato il riassetto organizzativo.

È chiaro che con la radicale trasformazione delle professioni sanitarie non mediche, prima fra tutte quella degli infermieri, l’assetto contrattuale attuale è completamente inadeguato, poiché disconosce la nuova identità e le peculiarità di queste professioni. Il mandato professionale di questi nuovi professionisti, le loro responsabilità, i loro obblighi giuridici e deontologici, la loro formazione non sono gli stessi di trent’anni fa. Lo stesso Sistema sanitario si è più volte trasformato e continua a farlo anche  mentre stiamo scrivendo! Lo stesso dicasi per i cittadini utenti dei servizi sanitari e per le loro esigenze.

Proprio per questo il ministro Lorenzin richiama immediatamente la necessità di un’area autonoma di contrattazione, affermando: “Mi è ben noto che rappresentate circa il 40% degli operatori che a vario titolo prestano la loro opera nel Servizio Sanitario Nazionale, per cui ritengo giunto ormai il tempo di avviare una riflessione più ampia sul tema della creazione di un’area autonoma di contrattazione per la vostra professione, in maniera tale da riconoscere la peculiarità e particolarità del qualificato lavoro che ognuno di voi garantisce quotidianamente per la salute dei nostri cittadini”.

Il tema del riordino delle nostre carriere è oggi così importante che si pone addirittura davanti agli aspetti economici, che per la nostra categoria sono talmente logori da gridare vendetta! Abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa. Le nostre indennità sono enormemente inferiori alla paga oraria dei collaboratori domestici (es. pronta disponibilità Euro1.80 lorde/ora). Ci vietano l’attività libero-professionale, privando tra l’altro la libertà dei cittadini di scegliere da chi farsi assistere. Ci spremono come limoni, impegnandoci in orari di lavoro improponibili ed esponendoci a errori gravi, che possono ritorcersi contro le persone che assistiamo. Quando si verifica tale nefasta evenienza ci sottopongono al consiglio di disciplina, ci sospendono dal servizio e, nei casi più gravi, veniamo denunciati all’autorità giudiziaria. Dobbiamo pagarci un’assicurazione privata per far fronte al risarcimento dei danni in caso di eventi avversi. Dobbiamo pagarci le spese legali… Ci stanno rovinando la vita!

Forse ai nostri politici e ai soliti sindacati il messaggio non è ancora sufficientemente chiaro! Quello che vediamo all’orizzonte, se i sindacati generalisti oseranno firmare questo vergognoso contratto, non è la sola giornata di sciopero del 23 febbraio. Come affermato da Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, andremo avanti perché abbiamo l’appoggio degli infermieri.

Per gli infermieri la posta in palio è troppo alta per abbandonare la partita. Non è solo il lavoro, ma sono anche la qualità della loro esistenza e la vita famigliare a essere minacciate! Le attuali condizioni di lavoro, con il contratto che ci stanno proponendo, subiranno un peggioramento senza precedenti e noi NON LO VOGLIAMO! Che venga rinviato al nuovo Governo! Prima si proceda alle modifiche proposte dagli infermieri e, a quanto pare, dal ministro Beatrice Lorenzin, circa l’area di contrattazione autonoma, e poi si apra il negoziato. Lotteremo a oltranza.

Coordinamento Regionale Nursing Up Lazio
Dott.ssa Laura Rita Santoro

 

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