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Nursing Up: “Infermieri e medici gettonisti sono costati più di quanto serve per il rinnovo del prossimo Ccnl”

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Nursing Up: "Infermieri e medici gettonisti sono costati più di quanto serve per il rinnovo del prossimo Ccnl"
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Nel seguente comunicato stampa le riflessioni di Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up.

Un vero e proprio fiume di denaro, quello legato ai professionisti della salute a gettone. Nel periodo considerato il “mercato” di medici e infermieri esterni ha sviluppato per lo Stato un costo di circa 1,7 miliardi di euro. Una cifra spropositata, se si pensa che l’intero, prossimo rinnovo contrattuale del personale del comparto sanità (esclusa dirigenza) dovrebbe valere circa 1 miliardo e 500 milioni.

Siamo di fronte ai dati autorevoli dell’ANAC (Autorità nazionale anti-corruzione), relativi ai costi a dir poco esorbitanti degli ultimi cinque anni. Si tratta di numeri estremamente attendibili, che lanciano un nuovo preoccupante campanello di allarme sulle scelte assolutamente paradossali e poco comprensibili da parte delle nostre Regioni. Non esageriamo affatto, affermando che siamo di fronte all’ennesimo vaso di Pandora, un pentolone scoperchiato davanti agli occhi della collettività. E il contenuto non è certo edificante. 

Doverosamente ci chiediamo come sia possibile sostenere queste spese, laddove le Regioni lamentano sempre di non avere risorse a disposizione, e soprattutto laddove si potrebbe investire maggiormente sui professionisti dipendenti delle nostre realtà sanitarie, la cui valorizzazione economica, invece, viene costantemente ignorata, aprendo la strada a fenomeni come fughe all’estero e dimissioni volontarie, che minano nel profondo la stabilità del nostro Ssn.

Secondo l’ANAC, da Nord a Sud, nessuna azienda sanitaria, per tappare le falle, è esente dal ricorrere a medici e infermieri che vengono forniti da società esterne. Le regioni “maggiormente impegnate” dal punto di vista economico sono la Lombardia, Abruzzo e Piemonte, con valori nettamente superiori a quelli registrati dalle altre. Rispetto, ad esempio, al valore del Lazio, quarta regione per spesa sostenuta, si registrano un +332% della Lombardia, un +297% dell’Abruzzo e un +165% del Piemonte.

L’ANAC ha effettuato un’attenta analisi sugli affidamenti pubblici concernenti il servizio di fornitura di personale medico e infermieristico. Ciò al fine di verificare la diffusione del fenomeno dei professionisti gettonisti nell’approvvigionamento da parte delle strutture riconducibili al Sistema sanitario nazionale nel periodo 2019-2023.

Per quanto riguarda il personale infermieristico, quello che ci interessa più da vicino, a differenza del caso del personale medico, il fenomeno era già rilevante nel periodo pre-pandemico. Anche per questi contratti, evidenzia il documento, si osserva il maggior ricorso, in termini numerici, agli affidamenti diretti o alle procedure negoziate anche senza previa pubblicazione di bandi.

Vogliamo arrivare fino in fondo. Il Governo, rispetto a professionisti dipendenti la cui magra retribuzione ci colloca da tempo al terz’ultimo posto in Europa, ha il dovere di spiegarci, in relazione a queste cifre, quanto mediamente è destinato alle società appaltanti per i loro servizi , e quanto realmente viene messo a disposizione dei liberi professionisti. 

Ci aspettiamo anche spiegazioni sul perchè, di fronte a tale evidente emorragia di risorse pubbliche, il Governo, invece di predisporre un serio piano di valorizzazione degli infermieri e degli altri professionisti sanitari del Ssn, si ostini a mantenere il braccino corto, per poi restare muto di fronte allo sperpero delle Regioni, che addirittura avrebbero speso più di quanto è stato preventivato per un intero rinnovo contrattuale.

E allora come non comprendere le scelte di quegli infermieri che si dimettono in massa dal pubblico e decidono di avviare la libera professione: retribuzioni decisamente più congrue, magari lavorando pro tempore, incredibile ma vero, anche con minori tutele, e talvolta proprio per quelle stesse aziende sanitarie dove poco tempo prima erano dipendenti. E poi molto più tempo libero a disposizione e turni meno massacranti inducono a scelte di vita radicali. 

Non abbiamo dimenticato, nel recente passato, casi come quello dell’ospedale di Orbassano, in Piemonte, dove si era arrivati a disporre una spesa di 67mila euro per ingaggiare tre infermieri per tre mesi ciascuno per coprire la mancanza di personale in sala operatoria. La questione qui, però, è ben altra. Questa situazione solleva non poche preoccupazioni riguardo alla concorrenza effettiva nel settore sanitario e alla corretta gestione delle risorse pubbliche. 

È fondamentale adottare misure per garantire la trasparenza e la concorrenza nei processi di appalto nel settore sanitario, al fine di assicurare un utilizzo efficace ed efficiente dei fondi pubblici e garantire servizi sanitari di qualità per tutti i cittadini italiani.

Redazione Nurse Times

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