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Nursind: “Il 28 gennaio si fermano anche gli infermieri pugliesi”

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Coronavirus, Nursing Up: "Ci hanno chiamato eroi, ma continuano a ignorarci". Sciopero in vista
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Il sindacato conferma l’adesione allo sciopero anche in Puglia. Previsto per domani mattina un sit-in davanti alla Presidenza della Giunta regionale.

Domani, 28 gennaio, anche gli infermieri pugliesi, come quelli delle altre regioni italiane, si fermeranno per chiedere migliori condizioni di lavoro ed economiche, a vantaggio di una sanità più efficiente e più equa per i cittadini. Lo annuncia il sindacato Nursind, precisando che il sit-in di protesta si terrà dalle 10 alle 12 davanti alla Presidenza della Giunta regionale, in via Lungomare Nazario Sauro.

Nel relativo comunicato, Nursind rimarca l’impegno profuso dagli infermieri in questi due anni di pandemia e l’importanza del loro contributo nella lotta al coronavirus. Quindi spiega le motivazioni dello sciopero, legate a una valorizzazione della professione che ancora stenta ad arrivare.

“Il Governo Draghi – si legge – non ha voluto dare alcun segnale di vicinanza non solo agli infermieri, ma a tutti gli operatori sanitari (ostetriche, oss, professionisti sanitari), rifiutando di erogare le risorse stanziate da oltre un anno. Risorse che già da un anno sono erogate al personale medico, ma che vengono negate al restante personale sanitario e sociosanitario, nonostante siano le categorie più esposte”.

Il sindacato elenca poi le ragioni che rendono inaccettabili le condizioni di lavoro: “Siamo sottoposti a improvvisi e continui spostamenti di reparto; ci vengono negate le ferie, e quelle già autorizzate vengono bloccate, penalizzando fortemente la vita privata; non è consentito il necessario affiancamento per i neoassunti; montagne di ore di straordinario non pagate; nessuna quarantena per i contatti stretti; lavoriamo sempre sotto rganico; siamo continuamente richiamati in servizio; siamo i più colpiti dall’infezione Covid-19; siamo i primi ai quali è stato imposto l’obbligo della vaccinazione”.

C’è poi il capitolo del trattamento sanitario: “Abbiamo gli stipendi tra i più bassi d’Europa. In Italia le competenze sono da laureati, mentre la paga è da operai”. Questa è la ragione principale per cui “sempre meno giovani vogliono intraprendere la nostra professione, e sono invece molti quelli che si accingono a lasciarla”, così come “sempre più neolaureati migrano all’estero”.

E ancora: “Il peso della responsabilità è sempre più gravoso. Ci sobbarchiamo a nostre spese l’assicurazione, la formazione obbligatoria e l’iscrizione all’ordine professionale”. Infine: “Vogliamo poter dare ai nostri assistiti il meglio, ma per poterlo fare abbiamo bisogno di un corretto rapporto infermiere/pazienti (1 a 6 per i reparti ordinari), di veder riconosciute e sviluppate le nostre competenze e di avere una carriera che premi le competenze specialistiche”.

Redazione Nurse Times

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