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Nursind: “Gimbe ha ragione. Infermieri perdono 14mila euro dagli anni ’90”

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“Dal Gimbe un’autorevole conferma di quanto sosteniamo da tempo. Il problema è che purtroppo non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Si succedono i governi, ma nessuno ha finora preso di petto una situazione ormai fuori controllo”. Andrea Bottega (foto), segretario nazionale del sindacato Nursind, commenta così i dati odierni della Fondazione guidata da Nino Cartabellotta.

“Basta confrontare il nostro stipendio attuale, alla luce del tasso di rivalutazione Istat, con quello tabellare degli anni Novanta (Dpr 384/90) per toccare con mano l’enorme perdita di potere d’acquisto che abbiamo subito – evidenzia il segretario Nursind -. In pratica abbiamo perso una cifra che si aggira sui 14mila euro. Tutto questo è accaduto perché la contrattazione non ha tenuto il passo dell’inflazione. Nove anni di blocco dei tavoli, infatti, sono una enormità. Ma pesa molto anche il fatto che le risorse dedicate agli infermieri siano state spalmate su tutto il personale del comparto”.

Sempre il segretario Nursind: “Se questa è la cornice, non stupisce la difficoltà a tenersi stretti i professionisti in servizio, visto che le dimissioni e le fughe all’estero continuano ad aumentare. Per fermare tale emorragia e non trovarsi impreparati anche di fronte alla gobba pensionistica l’unica strada è valorizzare la professione sul piano economico e della carriera, affiancando a questi interventi, inoltre, un riconoscimento del lavoro come usurante. Non ci sono corsi universitari che tengano: i giovani di oggi non si avvicineranno mai a Scienze infermieristiche senza sapere di poter contare su determinate garanzie quando saranno avanti negli anni”.

Secondo il Nursind, però, ciò che serve è pure un cambiamento profondo in seno alla pubblica amministrazione: “La nostra non è una Pa per laureati, ma per chi non ha titoli. Con il nuovo inquadramento del personale in quattro aree, infatti, i livelli più bassi si sono alzati, mentre i più alti, come gli infermieri laureati, si sono abbassati. Ed è per questo che abbiamo chiesto di cominciare a riempire l’area dell’elevata qualificazione, ancora vuota, per dare un minimo di riconoscimento ai professionisti meritevoli”.

Redazione Nurse Times

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