Il Collegio Ipasvi del capoluogo toscano ha promosso un incontro su quella che sarà la guida della professione per i prossimi anni. Il presidente Massai: “Il confronto è fondamentale per una crescita collettiva”. La presidente Mangiacavalli: “Auspico proposte di miglioramento e modifica”
FIRENZE – Il tema è di quelli che impegnerà gli infermieri per tutto l’anno: il confronto sul nuovo Codice deontologico attraverserà l’Italia con l’obiettivo di raccogliere idee e suggerimenti, come accaduto a Firenze dove una giornata di dibattito l’ha organizzata il Collegio Ipasvi del capoluogo toscano. Che siano gli infermieri a dire la loro sul nuovo Codice deontologico che farà da guida alla professione nei prossimi anni, come sottolinea il presidente del Collegio di Firenze, Danilo Massai: “Abbiamo voluto un incontro che permettesse agli infermieri di dire la loro su questo tema. Il confronto è infatti fondamentale per una crescita collettiva”.
Si discute della bozza messa a punto dalla Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi, da integrare, limare o arricchire con altre proposte: “Auspico proposte di miglioramento – dichiara la presidente, Barbara Mangiacavalli, tra i relatori dell’appuntamento fiorentino -. Il nuovo Codice deve essere lo specchio di ogni infermiere, in cui ogni professionista si deve ritrovare. Per questo – spiega – abbiamo deciso di aprire la procedura di consultazione, tenendo presente il ruolo fondamentale dei Collegi provinciali”.
Apertura e ascolto, raccolta di idee e criticità da evidenziare: ci sono tutti questi aspetti nella giornata di approfondimento promossa dal Collegio Ipasvi di Firenze. E sta nella volontà stessa di ascoltare gli infermieri, l’imperfezione della nuova bozza del Codice deontologico. Criticità analizzate dal giurista Luca Benci: “Il nuovo Codice è rubricato nei capi ma non negli articoli e questo non lo rende ben fruibile. E’ poco chiaro il principio dell’ideale di servizio presente negli articoli 1 e 2” mentre il riferimento alla clausola di coscienza è definito “scivoloso”. “Manca poi – spiega Benci – il riferimento al ‘consenso informato’, espressione ambigua ma inevitabile oggi per il Codice dei Medici”.
Ma spesso quel consenso viene fatto firmare dall’infermiere e questo dovrebbe suggerire di regolare quella prassi. Proposta che Benci ha fatto sua con un articolo che riguarda il tema del consenso informato da inserire nel nuovo Codice deontologico. Rappresentazione plastica di quanto dovrebbe avvenire attorno alla nuova guida della professione infermieristica: innestare proposte e idee, compiere quello che Roberta Sala, professoressa associata all’Università “Vita-Salute” al San Raffaele di Milano definisce “un esercizio di democrazia: ciò che nascerà è un codice frutto di un continuo confronto destinato alla decisione collettiva e questo dimostra la sua immensa validità”. Anche la Sala non lesina qualche critica alla bozza del nuovo codice: “A differenza del precedente manca una chiara cornice etica, capace di esplicare l’identità della professione”.
Resta che quello in discussione è un “codice innovativo” per usare le parole di Daniele Rodriguez, professore ordinario all’Università di Padova e responsabile laboratorio di bioetica. “Ma c’è questa situazione ambigua relativa al tema dell’eutanasia e della valorizzazione dei principi del singolo, in caso di clausola di coscienza”. Il confronto è cominciato.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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