Mobbing, demansionamento, omertà e ora anche “nonnismo”, serpeggiano tra gli infermieri italiani. La Cgil Funzione Pubblica, in un comunicato, ha richiesto un incontro con la Asl di Torino
È da diverso tempo, ormai, che noi di Nurse Times proviamo a denunciare l’omertà (VEDI) e le perverse dinamiche che, in tutta Italia, regnano all’interno della nostra categoria di professionisti.
Come quella dei tutor universitari che obbligano gli studenti a delle mansioni inferiori per fare “gavetta” (VEDI); quella per cui il personale precario e/o a partita iva (spesso per pochi spiccioli orari, tra l’altro) subisce senza protestare veri e propri massacri, sfruttamento e mobbing spietato (VEDI) per evitare di perdere il posto di lavoro; e quella per cui moltissime aziende, forti dell’assenza di veri controlli ed in barba alla legge (VEDI), “provino” ad utilizzare i professionisti infermieri come inservienti (VEDI) e per svolgere le più pittoresche mansioni (VEDI), magari per 500 euro al mese (VEDI).
Ebbene… nonostante alcuni lettori abbiano accusato il nostro giornale di “esagerare” nell’etichettare come episodi di “nonnismo” alcune abitudini in voga nelle corsie italiane, da Torino ci è arrivata la notizia (edita da La Stampa di Torino) di una interessante denuncia, in tal senso, da parte della Cgil Funzione Pubblica.
Un comunicato, indirizzato al direttore generale della Asl di Torino (Valerio Fabio Alberti), in cui viene fatta espressamente richiesta di sedersi insieme attorno ad un tavolo per studiare delle strategie in grado di contrastare il preoccupante fenomeno del “nonnismo” che serpeggia nelle corsie degli ospedali.
Ma… cos’è il nonnismo?
“Termine con cui è stato indicato il fenomeno per cui a volte, nelle caserme, i militari di leva prossimi al congedo adottano comportamenti di prepotenza e d’intimidazione nei riguardi delle reclute, facendosi riconoscere privilegi (quale, per es., l’esenzione dalle mansioni faticose), e non di rado puniscono le reclute ribelli con scherzi anche crudeli”, secondo Treccani.
“Atteggiamento di prepotenza del soldato più anziano (nonno) nei confronti delle reclute”, secondo Garzanti.
Di sicuro un fenomeno triste, odioso ed insidioso, che porta chi lo vive sulla propria pelle a non esporsi e a non denunciare, per non peggiorare la propria situazione, per non rischiare di perdere il posto di lavoro e perché forse, in fin dei conti… “Ha sempre funzionato così”.
Quando la situazione diventa insostenibile, un lavoratore intrappolato in questa morsa micidiale a volte chiede il trasferimento. Altre si mette in malattia per lunghi periodi. E altre ancora entra in depressione e nel Burnout (VEDI) più totale.
Secondo la Cgil, da inizio anno a questa parte, tale forma di mobbing d’altri tempi si sarebbe verificata diverse volte nei nosocomi piemontesi; trattasi di casi che, però, non sarebbero che la punta di un gigantesco iceberg: sono davvero in pochi quelli che denunciano, purtroppo, anche e soprattutto tra il personale precario; perciò si può stimare che tale emergenza vada ben oltre il numero delle situazioni note. E figuriamoci, poi, nel resto della penisola e in particolare nel Sud d’Italia!
Quali sono le categorie più colpite? Secondo la Cgil, si tratterebbe soprattutto di infermieri. E le vessazioni non avverrebbero solo da parte di altre figure o di “diretti superiori”, come vengono invece descritti tra le righe de La Stampa (chi sarebbero? I medici, forse…?); bensì “il più delle volte anche dagli stessi colleghi, che assumono atteggiamenti di esclusione dal gruppo e svilimento della professionalità delle persone, con l’obiettivo di indurle a fare richiesta di trasferimento presso altre strutture o altre unità lavorative”… Una “specie di ‘nonnismo’, che tende a spingere ad andare via chi per loro non è ben accetto”.
Una cannibalismo tra colleghi, insomma. Tra infermieri e infermieri. Tra infermieri e studenti. Senza alcun senso. Che umilia, svilisce e sventra un’intera categoria di professionisti. “Parliamo di colleghi che ogni giorno hanno gli occhi puntati addosso e che si sentono sempre sotto esame, con il rischio di sbagliare a danno degli utenti”, spiega il sindacato.
A danno degli utenti. Come sempre.
Alessio Biondino
Fonte della notizia: La Stampa di Torino (20/08/2017), edizione cartacea
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