Secondo i giudici del Tribunale civile di Perugia, l’equipe chirurgica avrebbe dovuto prevedere che la placca, “radiologicamente evidente”, avrebbe potuto “causare complicazioni aggiuntive al paziente”.
Il Tribunale civile di Perugia ha riconosciuto la responsabilità medica dell’equipe chirurgica che non ha rimosso una placca metallica, frutto di un’operazione precedente eseguita su un paziente (sebbene la stessa placca fosse ben visibile attraverso gli esami radiologici), condannadoli al risarcimento del danno.
I giudici hanno ritenuto che “il singolo sanitario deve prestare la propria opera, servendosi quantomeno delle comuni conoscenze scientifiche del professionista medio, affinché sia raggiunto il fine ultimo dell’operazione, altresì cooperando con gli altri membri del gruppo”.
Il personale medico che opera, dunque, “deve conoscere l’intera cartella clinica del paziente del caso, e quindi valutare le operazioni a cui è stato sottoposto in precedenza, sincerarsi che siano state effettuate correttamente e, in caso contrario, ove rientri nelle proprie competenze specialistiche, porvi rimedio”.
Cosa che non sarebbe accaduto nel caso portato all’attenzione dei medici, i quali, “avendo conoscenza della situazione pregressa del paziente, potevano e dovevano prevedere che il frammento metallico che si proiettava in sede paracondiloidea mediale, spostandosi, avrebbe potuto causare complicazioni aggiuntive al paziente, efficacemente evitabili se si fosse provveduto a rimuovere tale corpo estraneo, radiologicamente evidente”.
Redazione Nurse Times
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