Gli Studenti Infermieri d’Italia sono smarriti di fronte al giro letti e chiedono lumi alla nostra redazione. Il dubbio è: “dobbiamo o non dobbiamo farlo?”
Ne parliamo con Nicola, Studente in Infermieristica.
Il nostro interlocutore, che oggi ha 33 anni, è stato chiaro fin dall’inizio. “I Docenti di Infermieristica ce lo insegnano – ci spiega – e ci fanno fare addirittura dei laboratori”.
Poi però impongono ai tutor clinici presso le aziende sanitarie pubbliche e strutture convenzionate di non far praticare l’igiene.
E non è tutto, quello che ci dirà Nicola è allucinante!
Quel Corso di Laurea in Infermieristica ha bisogno di una riforma!
Dopo le recenti polemiche sul web relativamente a più di uno Studente Infermiere che si è lamentato per il presunto abuso del discente come “unità lavorativa in aggiunta” ora un’altra tegola si abbatte sui Corsi di Laurea in Infermieristica.
Nicola è uno studente modello ed è al secondo anno universitario. In poco più di 18 mesi ha già individuato molte falle in un CDL che ha bisogno di una vera riforma.
“L’Università non può scegliere di insegnare o meno una pratica clinica in base all’emotività che si registra in giro a seguito di servizi giornalistici sul web e sui giornali” – ci spiega il nostro Studente.
Gli Atenei dovrebbero dare il buon esempio e insegnare agli studenti ad attribuire compiti all’OSS
“Semmai dovrebbe essere il contrario e gli Atenei dovrebbe dare il buon esempio.
- Se non impariamo a fare l’igiene quando verifichiamo se un paziente ha o meno delle lesioni?
- Affidiamo questo settore agli Operatori Socio Sanitari?
- Siamo o non siamo professionisti?
- Il paziente ci viene affidato nella sua totalità?
- Perché ci fanno fare ore e ore di laboratorio, per poi sentirci dire dagli infermieri-tutor in ospedale che non dobbiamo fare il giro letti?
- E che facciamo al primo anno?
- La terapia pur non avendone le basi?
- I Piani Assistenziali pur non sapendo cosa sono?
- Valutiamo l’emergenza pur non sapendoci districare in nessuna delle fasi le acuzie?
- Eppure sui libri di testo, sulle slide durante, nelle spiegazioni dei nostri docenti leggiamo ed ascoltiamo l’esatto contrario.”
“Qualcosa non va. Se ho scelto di diventare un Infermiere l’ho fatto perché ci credo. Se volevo fare il medico ed avere le mani in tasca provavo a fare quello” – si sfoga Nicola.
Quel dibattito nelle Università che ha portato a scioperi studenteschi in Toscana e in Emilia Romagna (VEDI)
Su questo argomento il dibattito è piuttosto ampio e diversificato. Soprattutto negli ultimi anni, quando con il potere dei social-media il fenomeno dello sfruttamento studentesco è emerso in tutta la sua gravità.
In Toscana ed in Emilia Romagna ci sono stati anche vari momenti di sciopero. Se n’è discusso in Parlamento. Se ne discute continuamente nelle associazioni studentesche e nei consigli universitari.
Neppure il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica ha trovato una soluzione. Ci prova da tempo l’Associazione Avvocatura Diritto Infermieristico.
Con sentenze alla mano ci dicono che alcune pratiche non sono ad appannaggio della nostra categoria, ma degli OSS (VEDI).
A questo punto ci sorge spontanea una domanda. A furia di attribuire incarichi agli Operatori Socio Sanitari non è che stiamo formando un’altra categoria di professionisti?
Ebbene si, di fatto abbiamo creato degli OSS specializzati in diversi ambiti assistenziali.
Torniamo però a Nicola.
Ad esempio il polo didattico di Faenza dell’Università di Bologna insegna a fare il giro letti agli Studenti Infermieri. E addirittura ha creato un canale YouTube molto seguito.
“A noi viene spiegato che dobbiamo imparare ad attribuire compiti agli OSS. E nel farlo dobbiamo verificare anche se il nostro OSS o la nostra OSS sono in grado o meno di mettere in atto quell’azione – aggiunge Nicola – e come lo facciamo, aggiungo io, se non conosciamo il lavoro dell’Operatore Socio Sanitario?
Ecco perché nei tirocini del primo anno si dovrebbe tornare a fare molta igiene. Al fianco degli OSS, per conoscerli, per valutare cosa sanno e possono fare.
Inoltre, dovrebbero insegnarci anche che gli OSS di fatto hanno anche un loro profilo professionale.
Esso è sancito dall’accordo Stato-Regioni del 2001. Un documento che andrebbe rivisto, perché monco e aleatorio in molte delle sue parti fondamentali”.
Nicola (nome fittizio per proteggere l’identità del nostro interlocutore) ha studiato anche Giurisprudenza a Milano, ma poi per motivi economici non è riuscito a diventare un avvocato.
A 31 anni ha deciso di rimettersi in gioco e ha scelto la strada dell’Infermieristica. Strada tutta in salita, che spesso lo mette di fronte a diverse ambiguità.
Gli Infermieri ci obbligavano a preparare il caffè e la colazione!
“Mi sono trovato in un reparto dove mi obbligavano a fare il caffè agli Infermieri. In molti casi sono stato obbligato a fare il caffè e a preparare la colazione ai miei tutor – sbotta Nicola – so che non dimostro la mia età per un problema avuto da bambino, ma non è nemmeno giusto che Infermiere ventenni mi dicano cosa devo o non devo fare.
Di questo ne ho parlato anche all’Università con le tutor, senza tuttavia averne riscontro. Forse perché molti docenti sono anche tutor clinici?
Non dobbiamo fare il giro letti e poi però ci fanno fare il caffè?
Ho visto colleghi già al primo mese di tirocinio fare prelievi e preparare terapie. Li ho visti sicuri. Li ho visto creare ematomi paurosi. Li ho sentiti dire che tanto un farmaco vale l’altro davanti a dei pazienti anziani. Mi sono sentito con le spalle al muro.
Mi sono visto a spartire medicine come fossero caramelle. Alla fragola, al limone, al gusto mentolo.
Mi sono vergognato per tutti quegli Infermieri che erano in cucina a chiacchierare. Mi sono emozionato di fronte ad un vecchietto che chiedeva spiegazione per farmaci errati.
Mi sono incazzato quando ho visto una collega studente infilzare il braccio di una assistita senza averne la manualità.
Sono andato su tutte le furie quando l’ho vista cercar vene senza essere padrona della geografia vasale della malcapitata.
Tutto ciò mentre gli Infermieri, nostri tutor, sorseggiavano il caffè da me prontamente preparato. Non dovevo farlo lo so, ma alla fine chi ci tutela come Studenti Infermieri?”
Ma cos’è veramente il Demansionamento? Esiste anche per gli Studenti Infermieri?
Quello che dice Nicola è grave e se è vero dovrebbe farci riflettere. Il termine “Demansionamento” è stato creato per difendere gli Infermieri di fronte a degli abusi professionali.
L’Infermiere è demansionato quando:
- si trova davanti all’imperitura di ordini per prestazioni che non gli competono;
- gli vengono riconosciute le competenze conquistate negli anni;
- è sotto-dimensionato quando non gli vengono riconosciuti di fatto anni e anni di duri studi: dalla Triennale alla Magistrale, passando qualche volta persino dal Dottorato di Ricerca e dalla Docenza Universitaria.
Ma come giudichereste quei colleghi che con la scusa del demansionamento continuano a demansionare gli studenti?
Ce lo spiega proprio Nicola: “siamo un po’ confusi come Studenti. Veniamo sballottolati da una parte all’altra. Ci dicono di preparare i caffè, non ci fanno fare l’igiene per ordini supremi dall’alto, dall’Università.
Sarà vero? A volte i tirocini non passano mai, ore ed ore a non far nulla e a non imparare l’Infermieristica applicata.
Il termine Demansionamento non è comune negli ambienti universitari. Tuttavia per chi conosce un po’ l’Italiano sa che demansionare significa umiliare nel profondo un lavoratore, una persona, un professionista.
In questo caso noi Studenti Infermieri ci sentiamo demansionati. Ovviamente non tutti i nostri Infermieri tutor clinici sono uguali, per fortuna c’è chi fa seriamente il suo lavoro.
C’è chi ci insegna a diventare seri professionisti. C’è chi il caffè ce lo offre alla macchinetta e a spese sue; devo dire la verità, molti dei miei colleghi, soprattutto quelli più giovani e con un bagaglio culturale decisamente ridotto non la pensano come me.
I ventenni di oggi vogliono bruciare le tappe. Si sentono subito Infermieri dell’Emergenza.
Vogliono affrontare le criticità assistenziali. Però poi di fronte alla prima difficoltà vanno in crisi e si deprimono. Perché?
Perché non hanno le giuste basi conoscitive per affrontare l’Emergenza. Imbecille è quell’Infermiere che li spinge a fare i prelievi fin dal primo tirocinio. Bravo è quell’Infermiere che ti mette a fianco dell’OSS preparato perché ti insegni il suo di lavoro.
Solo così potremo valutarlo, solo così potremo avvalerci del suo apporto finalizzato al soggetto principale della nostra azione quotidiana: il paziente.
Esso deve restare al centro dell’assistenza. Non diventiamo dei piccoli medici, non serve a nessuno!”
Quei selfie in corsia che andrebbero evitati. Gli Studenti poi emulano!
E non è tutto. Nicola è un fiume in piena: “sull’onda della moda mediatica ho visto Infermieri e tutor farsi immortalare o immortalarsi in dieci, cento mille selfie. L’hashtag #Noisiamopronti sempre in prima linea.
Lo facevano per mettersi in mostra; lo facevano senza pensarci.
Lo facevano per diventare protagonisti di microcosmo sul web; non lo facevano mica perché erano e sono consapevoli dei problemi di quella che sarà la mia figura categoria. Non lo facevano perché si sentono vera categoria; non lo facevano perché si sentivano veramente pronti.
Pronti poi a fare cosa? a dire agli studenti di fare il caffè?“
Nicola ha ragione, sulla questione dei selfie impropri è dovuto intervenire nei giorni scorsi anche il Ministero della Salute (VEDI).
- Che senso ha farsi fotografare in divisa con la scritta #Noisiamopronti?
- Che immagine della categoria restituiamo ai nostri assistiti?
- Che cosa penserà la gente di noi quando ci vedrà a perdere tempo a far foto invece di stare al fianco di chi soffre?
- Perché poi ci lamentiamo che non ci trattano come seri professionisti e ci demansionano?
- E se poi a chiederci di immortalarci sono proprio i docenti dell’Università?
- Il Ministero della Salute sta vigilando anche su questi fenomeni!
Chiediamocelo in silenzio e facciamoci un serio esame di coscienza.
Alla fine, però, non abbiamo sciolto i dubbi di Nicola: “dobbiamo fare o no il giro letti?”.
E voi lettori di NurseTimes.org cosa ne pensate?
Andrea Delle Foglie
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