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Neonata prematura abbandonata, infermiera ne chiede l’adozione

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Neonata prematura abbandonata, infermiera ne chiede l’adozione 1
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Da quando la legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’Ospedale dove è nato, tanti bimbi vengono quotidianamente salvati ed i reparti di Neonatologia hanno tante storie da raccontare. Storie come questa. Di cui stavolta è protagonista, in positivo, una nostra collega.

Una brutta storia. Quella di una bimba appena venuta al mondo e già abbandonata. Lasciata lì, tra macchinari e mani estranee nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale di Rimini. Perché chi l’ha sentita crescere nel proprio grembo ha già troppi problemi e non può sommarci anche questo. Proprio non può. Difficile da capire, da immaginare e quasi impossibile da accettare. Ma è così.

Viola (la chiameremo così) non è una bimba qualunque… Non è come quei paciocconi di 4 chili che si vedono urlare al di là della vetrata del Nido, davanti al quale ci sono papà, zii e nonni che fanno senza sosta foto, espressioni buffe e sorrisi straripanti di gioia. Lei è piccola… Tanto piccola. Così piccola da poter stare quasi nel palmo di una mano. Così piccola che le sue manine non ce la fanno ad afferrare la punta del mignolo di adulto, per lei troppo grande. È prematura, fragile, di appena un chilo di peso. Uno scricciolino inerme, bisognoso di cure intensive e del calore di un’incubatrice.

La sue condizioni sono difficili, ma per fortuna non disperate; la madre però manifesta sin da subito la volontà di non tenerla e dì volerla abbandonare lì, in reparto. Capita. Violetta non è la prima e purtroppo non sarà l’ultima. La legge prevede infatti che un neonato possa essere lasciato dalla mamma alla struttura ospedaliera nella quale viene al mondo (DPR 396/2000, art. 30, comma 2); è una legge che può sembrare crudele, ma nella realtà dei fatti serve a tutelare il piccolo, la madre e vuole evitare tragedie inutili e tanto tristi.

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Una brutta storia. Che ad un certo punto, però, come in una favola, diventa bellissima… Perché attraverso il vetro e le aperture dell’incubatrice, appare un’infermiera. È un’infermiera speciale, perché le sue mani non sono come le altre… Quando accarezzano la piccola Viola sono più morbide, più gentili, più familiari. I suoi occhi, poi, la vegliano in modo diverso, sembrano quasi innamorati. Anzi, lo sono.

Passa il tempo… Viola cresce e sta meglio, anche se è ancora tanto piccina. La sua storia ha colpito tutto il personale del reparto, ma più di tutti l’infermiera speciale. La piccola Viola ancora non lo sa, ma quell’infermiera ha chiesto il suo affidamento. E l’ha ottenuto… Facendo così un importante primo passo verso quella che sarà una vera e propria adozione. È la sua nuova mamma. La sua vera mamma. Perché le favole possono diventare realtà. E perché ogni tanto deve necessariamente esserci un lieto fine.

Complimenti, cara collega dal cuore grande. E in bocca al lupo, piccola Viola.

Alessio Biondino

Fonti

www.ilrestodelcarlino.it

www.salute.gov.it

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