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Nell’emergenza-urgenza gli infermieri italiani chiedono più autonomia

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Presa a calci e pugni dal famigliare mentre rianima paziente: 15 giorni di prognosi per una soccorritrice
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A Riccione sino al 6 aprile è in corso di svolgimento il congresso dedicato ad un tema che ancora divide. In attesa delle ambulanze con soli infermieri, si guarda alle esperienza dei Flight nurse negli Stati Uniti o a quelle dell’elisoccorso nelle vicine Svizzera e Austria

RICCIONE – Non è un confronto impari, ma le differenze se ci sono, vengono tutte a galla. Il mondo dell’emergenza – urgenza in Italia (quello che in maniera semplicistica identifichiamo con il 118) si ritrova a Riccione per un congresso di tre giorni nel Palazzo del Turismo (da oggi e sino a sabato prossimo), mettendo sul tavolo le proprie criticità ed ascoltando con interesse quali siano le esperienze negli altri Paesi non solo europei.

A raccontarle infermieri italiani emigrati (ma non chiamateli cervelli in fuga) chi in Inghilterra e nella vicina Svizzera o anche infermieri arrivati da un’altra nazione confinante come l’Austria, per portare le proprie esperienze e raccontare come il servizio di emergenza – urgenza da quelle parti sia una faccenda in gran parte infermieristica. Che poi è il punto dolente in Italia, ancor di più in Emilia Romagna, dove l’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, è stato radiato dall’Ordine del medici per aver firmato una delibera con la quale autorizzava le ambulanze del 118 con soli infermieri.

“Non si può continuare ancora a discutere tra medici e infermieri se si può fare l’ambulanza infermieristica, quelle ormai girano da decenni. Veniamo fuori da questa situazione, sediamo ad un tavolo e discutiamo” sottolinea Giovanni Becattini, direttore U.O.C. infermieristica ospedaliera dell’Usl di Siena.

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Il dottor Allen Wolfe ha parlato della figura dei fly nurse negli Stati Uniti

Aspettando che in Italia la dicotomia venga superata, ci ha pensato il dottor Allen Wolfe, a marcare le distanze tra quanto accade negli Stati Uniti. Dall’altra parte dell’Oceano ci sono i fly nurse, gli infermieri specializzati nei servizi di emergenze-urgenza con il soccorso aereo. Snocciola numeri il dottor Wolfe: negli Stati Uniti ci sono 6000 fly nurse e 1600 basi per l’elisoccorso anche se l’aspetto più importante è la composizione del team: quello migliore per trasportare un paziente, evidenzia Wolfe, è composto da infermiere e paramedico.

Non che manchi la stretta collaborazione con il medico ma da quelle parti i medici preferiscono altre specializzazioni che garantiscono guadagni dieci volte superiori. Questo, però, non sminuisce l’importante del fly nurse: figura che si forma dopo tre anni in pronto soccorso e una successiva formazione specifica. Anche se per fare carriera (si può fare, ha evidenziato Wolfe) al fly nurse servono umiltà, capacità di gestire un’attività febbrile e sotto stress ma, soprattutto metterci tanto impegno.

E se l’America è ancora lontana non meno vicina sembra essere la Gran Bretagna: lì un paziente che entra in pronto soccorso con codice bianco deve essere comunque dimesso entro quattro ore. Non certo le dieci che si rischiano di trascorrere in un pronto soccorso italiano. Ma questa è un’altra storia.

Salvatore Petrarolo

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