Mistral Klend Sacha Njila è un medico 38enne proveniente dal Camerun ed attualmente in servizio presso l’ospedale di Bolzano. È specializzato in chirurgia vascolare ed assunto in pianta stabile presso il nosocomio della regione Trentino Alto Adige da oltre un anno.
Ma il colore della sua pelle diventa spesso un ostacolo quasi insormontabile per alcuni pazienti.
I familiari dei pazienti lo fermano e gli chiedono: «Infermiere, vorremmo parlare col chirurgo». Lui risponde fermamente: «Prego, potete dire a me». Loro insistono, quasi spazientiti: «Senta infermiere, vorremmo parlare direttamente col chirurgo».
Ed è proprio allora che Mistral palesa loro la realtà: «Signori, sono io il chirurgo, potete dire a me».
Dopo lunghi momenti di smarrimento i parenti diventano più affabili:
«Mi scusi tanto dottore, ma non credevamo che lei…». Nessuno sembra capacitarsi del fatto che possa esistere un chirurgo nero. “Pensavamo che al massimo potesse trattarsi di un infermiere”, sussurrano i pazienti.
Per sette anni ha esercitato presso l’ospedale di Baggiovara a Modena. Le sue mani hanno già fatto molti miracoli, salvando la vita a centinaia di pazienti.
«Non è facile essere neri – spiega Mistral – e vivere in Italia. È frustrante, ti senti colpevole di una colpa che non hai mai commesso. E il clima sta peggiorando. Siamo preoccupati per le nostre figlie piccole, Esther e Keren».
Mistral ha sempre avuto il desiderio di laurearsi in Medicina. Da bambino a Yaoundè, un medico africano lo curò con grande dedizione per una cisti alla mano.
«Da quel giorno ho fatto della medicina la mia vita». Ha sempre sognato di poter frequentare l’Università in Italia, ma ottenere un visto per lui è stato impossibile.
Questo racconto deve far riflettere ancora una volta riguardo il livello culturale di molte persone che volenti o nolenti, è possibile incontrare in ospedale. Per loro un uomo con un diverso colore della pelle non potrebbe mai essere un medico ma, al massimo un infermiere, come se per svolgere tale professione non fossero necessari duri anni di studio e di sacrifici.
Simone Gussoni
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