”Scrivo queste righe combattuto tra diverse emozioni. Al calar della seconda ondata mi sono contagiato, con ogni probabilità in servizio nonostante mille precauzioni. Ho la fortuna di stare in isolamento a casa e con sintomi non preoccupanti a differenza di molti colleghi che sono stati male e hanno dovuto fare i conti con la polmonite.
I numeri dei decessi e dei ricoverati sono ancora alti anche se i contagi stanno calando.
In me c’è tanta voglia di tornare al lavoro. Vedo però con molta tristezza che il dibattito dell’opinione pubblica verte sempre sulle stesse cose.
Come se ci fossero ancora persone da convincere. Convincerli che in piena pandemia con alle porte con ogni probabilità una terza ondata , non dovremmo stare a polemizzare su cenoni e pranzi di natale , veglioni o week end sulle piste da sci.
Stiamo ancora facendo i conti con 6-700 morti al giorno e tanti operatori sanitari contagiati , molti dei quali in serie condizioni.
Mi chiedo allora se ne valga la pena spendere energie a spiegare quanto sia importante mantenere alta la guardia e ogni precauzione. Non lo so, mi ha fatto riflettere un messaggio di un contatto su Facebook che non conosco personalmente ma che mi ha ringraziato per quello che tutti gli operatori sanitari stanno facendo anche a nome dei suoi due genitori, morti in pochi giorni l’uno dall’altro, e invitandomi a non prendermela se molti non si rendono ancora conto, perché come dice lui : non si ha consapevolezza finché il dolore non ti arriva in casa.
L’ unica cosa certa é che non diminuirà il mio impegno quando riprenderò il servizio per aiutare chi soffre , come sempre ho fatto. A prescindere da tutto.
Enrico Grassini, infermiere di pronto soccorso- Milano
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