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Medici vs infermieri la guerra tra moderni poveri e i cittadini pagano lo scontro

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Veneto: infezioni nosocomiali raddoppiate in un decennio. Sciatteria e carenza d
20061018 - ROMA - CRO - SANITA': ANGELO CUSTODE TECH PER PICCOLI CARDIOPATICI. ARRIVA CDH-RISK, SOFTWARE CHE PREVEDE RISCHI E DA' L'ALLARME - Una equipe di medici al lavoro in un'immagine di archivio. Oggi comincia la sperimentazione in reparto all'Ospedale Civico di Palermo del Cdh-Risk (Congenital Heart Deseases Risk), una sorta di 'angelo custode' tecnologico per i bambini malati di cuore e sotto monitoraggio, che avverte il medico appena la situazione sta per peggiorare mettendolo in grado di prevenire la crisi. ANSA-ARCHIVIO/i50
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Vorrei per prima cosa dire che trovo ridicola e puerile la polemica innescata tra le posizioni dei medici (vedi delibera del veneto) e quelle delle rappresentanze degli infermieri… la trovo del tutto inutile e strumentale, inutile, perché non affronta i veri problemi del sistema salute arroccandosi in difesa di situazioni ormai lontane anni luce negli altri paesi civili del mondo e strumentale perché evitare scientemente di affrontare i veri problemi non serve a risolverli, ma a perpetrarli in una sorta di limbo in cui si vorrebbe cambiare tutto per non cambiare poi nei fatti assolutamente nulla.

Le posizioni espresse da una certa dottoressa DOC sulle colonne di un giornale online ne sono un più che classico esempio. Sono un esempio di ignoranza delle norme che ormai da qualche decennio regolano la nostra e la sua professione, non può sfuggire anche solo semplicemente la polemica sui titoli accademici in cui la dottoressa tenta di districarsi cercando di affermare cose che ormai sono cambiate da decenni e che suo malgrado non torneranno ad essere ciò che la stessa auspica.

A cosa servono allora queste sciocche polemiche?

Se non a creare artatamente contrapposizioni per evitare invece di creare utili sinergie tra medici e infermieri, ma soprattutto utili ai nostri pazienti.

Il discorso della “DOCtoressa” è populista nella peggiore accezione del termine che grida alle pance di una categoria (quella medica) ormai allo sbando ed incapace allo stato attuale di avere una visione di prospettiva ed una incapacità di fondo ad adeguarsi alle esigenze di salute che cambiano rapidamente, anche perché la politica sanitaria, sicuramente mal influenzata dalle loro battaglie di retroguardia, non è stata in grado o non ha voluto vedere in anticipo i cambiamenti che premevano alle porte trovandosi di fatto impreparata al manifestarsi degli stessi.  

Ai colleghi medici mi preme dire che agli infermieri di oggi non interessa affatto ed in nessun caso di essere dei mini medici, ma interessa ed interessa molto, essere dei grandi infermieri e che i cambiamenti in atto nella popolazione, con l’aumento delle cronicità, delle fragilità, delle poli patologie e non ultimo il progressivo ed inesorabile invecchiamento della popolazione se da una parte aprono autostrade alla nostra professione, questa non potrà comunque mai fare a meno di buoni medici, ma soprattutto di medici capaci di vedere oltre il loro naso.

C’è posto e spazi per tutti, per tutte le professioni sanitarie nessuno escluso compresi i medici. Purtroppo però non abbiamo ormai più bisogno di giurassici dottori DOC perché questi fanno male al concetto stesso di salute del futuro.

Nell’ormai lontano 1978 fu approvata dal nostro parlamento la legge di riforma sanitaria 833/78 sancendo il passaggio da un sistema basato sulle mutue (modello Bismarck) ad un modello generalistico in cui lo Stato in prima persona si faceva carico della salute dei suoi cittadini dando così attuazione all’art. 32 della nostra Costituzione.

Quella fu una legge innovativa per l’epoca e ancora oggi ce ne sarebbe un gran bisogno nella sua interezza.

Purtroppo con il dlgs. 502/92 le Usl smisero di essere unità sanitarie locali e divennero aziende sanitarie locali, fu quello il primo passo della privatizzazione del diritto alla salute, in seguito sulla spinta secessionista delle regioni del nord guidate dalla Lega la nostra politica non trovò meglio da fare che riformare la nostra Costituzione. Così con la legge costituzionale 3/2001 passarono alle regioni in una sorta di federalismo incompiuto alcune competenze tra cui la sanità e così il cerchio fu completo, la 833/78 svuotata delle sue prerogative e delle sua peculiarità resa inapplicabile.

Oggi ci troviamo a correre dietro a quegli errori perché questi hanno prodotto diseguaglianze intollerabili, hanno prodotto un concetto di salute centrato sul curare una malattia, ma non la persona.

L’aziendalizzazione e la crisi economica hanno prodotto una contrazione degli organici e con essi una pseudo razionalizzazione delle risorse così medici ed infermieri e più in generale le professioni sanitarie si sono ridotti ad essere operai dietro una catena di montaggio perdendo di vista completamente e non proprio per colpa loro la persona, la famiglia e la collettività.

Il tempo di cura è divenuto un bene non più fruibile dai professionisti, il fenomeno del demansionamento ha cancellato alla fine ogni barlume di umanità e di professionalità nei processi di cura.

Oggi siamo a discutere di competenze avanzate quando dovremmo discutere di riappropriarci della competenza più importante per tutte le professioni, medici compresi: il tempo di cura! Quel tempo di cui non siamo più padroni, che non ci permette di espletare le nostre competenze, le nostre capacità.

Quel tempo che ci porta così lontano dai nostri assistiti a discutere sulla possibilità di usare un ecografo o sulla competenza a gestire un soccorso attuando protocolli.

Ma davvero stiamo accapigliandoci per queste bazzecole, quando qui ci hanno sottratto l’essenza stessa del nostro essere professionisti della salute?

Ecco oggi questo ci chiedono i cambiamenti in atto, le ristrettezze economiche e soprattutto i nostri pazienti QUALITA’ e non sterili, ridicole ed inutili polemiche perché la qualità è l’unica vera forma di reale risparmio che si può perseguire in salute.

Per cui anzichè disperdere le nostre forze in polemiche inutili, cambiamo mentalità ed usiamole per imporre alla nostra politica di vedere il problema per ciò che è in tutta la sua drammatica evidenza.

Agli infermieri chiedo di essere in cambiamento….di cambiare la nostra ottica di esercitare quel nostro compito di advocacy nei confronti degli assistiti, di pretendere di esercitare come dei veri professionisti della salute, di riappropriarci del nostro tempo di cura e soprattutto di smettere di correre dietro a tutto tranne che al processo di nursing; perché facendo ciò che dovrebbe fare chi colpevolmente le aziende non fornisce o non fornisce in modo adeguato, non facciamo altro che negare cure ai nostri assistiti.

Ai medici da infermiere dico basta con queste polemiche! Non sarà certo un infermiere preparato e con competenze avanzate che non farà di voi dei dottori DOC abbandonare retaggi di potere che in nessun altra parte del mondo esistono più per scoprire il vero lavoro di equipe, dialogando tra parti in causa tra pari farà bene a tutti e non toglierà nulla a nessuno.

Oggi abbiamo qualcosa di più grande da fare tutti insieme!

Dobbiamo difendere il diritto alla salute sancito dalla nostra meravigliosa Costituzione; dobbiamo difendere la nostra dignità di professionisti e non sarà possibile farlo sminuendo quella degli altri, ma pretendendo insieme un sistema salute a misura di uomo e di professionista.

In quest’ottica non ci saranno più terreni da difendere ad ogni costo rendendoci conto che i vostri problemi, sono comuni anche ai nostri e tutti e due sono comuni a quelli dei nostri cittadini ed assistiti. Così tutto verrà più naturale e ci accorgeremo che nell’ambito della qualità che come professionisti siamo tenuti a pretendere di poter esprimere: c’è davvero posto e spazio per tutti, anche se a volte posti e spazi si possono intersecare non sarà certo un problema se lo spirito sarà collaborare insieme ad offrire qualità.

Angelo De Angelis

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