Secondo quanto affermato dal quotidiano La Stampa del 9 Dicembre 2015, il 118 di Venaria (TO) è in difficoltà. Una difficoltà definita emergenza. Ebbene, l’emergenza consiste nella temporanea sostituzione di cinque medici trasferiti o che si sono dimessi, con cinque infermieri.
L’articolo si apre con una frase dai toni irrispettosi verso la professione infermieristica:
“Sentirsi male e avere bisogno di un’ambulanza è sempre un brutto affare. Ma a Venaria, nel mese di Dicembre, potrebbe esserlo ancora di più. Perchè, nei giorni feriali, sui mezzi del 118 non ci sono i medici ma SOLO il personale infermieristico”.
Una frase, questa, che non solo offende tutti gli infermieri, ma anche i molti colleghi che lavorano nel 118 erogando prestazioni di qualità e secondo l’evidence based practice, dimostrando una totale disconoscenza della professione infermieristica.
Il ruolo del medico, quale centro dell’universo sanitario, ormai è superato e inammissibile.
Proviamo a inserire l’assistito al centro del mondo sanitario e vedremo come questa ideologia di supremazia medica non ha necessità di esistere.
Lo abbiamo visto, ad esempio, in Toscana dove gli infermieri gestiscono, secondo protocolli condivisi con la componente medica, situazioni di emergenza in modo autonomo.
Se prendiamo un infermiere che eroga prestazioni ACLS (Advanced Cardiac Life Support), ATLS (Advanced Trauma Life Support), PALS (Pediatric Advanced Life Support) e altro, oltre a tutte le competenze tipiche del suo profilo, e un medico che eroga ACLS, ATLS, PALS e altro, oltre a tutte le competenze previste dal suo profilo, che differenze esiste?
Al cittadino bisogna garantire una risposta in tempi brevi e con le modalità ritenute piu’ efficaci dalla comunità scientifica. Tutto il resto non ha importanza. O, almeno, non dovrebbe averla. Questo non vuol significare che la figura del medico non sia necessaria nei contesti di emergenza territoriale ma, piuttosto, che il medico debba intervenire laddove il livello di complessità patologica sia tale da richiedere un intervento in equipe. Senza un ragionamento piu’ ampio, è troppo comodo sostenere che se arriva, al proprio domicilio, in una situazione di emergenza, un medico è meglio.
L’infermiere ha conosciuto e sta conoscendo tutt’ora, un’evoluzione costante del proprio ruolo professionale. E la formazione professionale infermieristica cresce di pari passo. E’ quindi inammissibile e anacronistico etichettare l’infermiere come una figura ausiliaria e come manovalanza di basso livello, senza capacità di ragionamento e, addirittura, pericoloso per l’utenza.
Nella realtà odierna, gli infermieri hanno una formazione post base di alto livello che varia da master clinici o manageriali, alla Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, con notevole impegno sia in termini di anni di studi, sia in termini economici. I professionisti infermieri erogano quotidianamente un’assistenza efficace, efficiente, sicura e di qualità; sul 118, inoltre, la formazione avanzata relativa all’emergenza territoriale è un requisito preferenziale per entrare a far parte dell’equipe lavorativa del soccorso sanitario territoriale. Nelle realtà in cui sono presenti gli infermieri sui mezzi di soccorso sono stati raggiunti risultati interessanti e che tutelano la cittadinanza stessa.
Sarebbe auspicabile, quindi, che tutti i cittadini, oltre a chi, a vario titolo, ruota attorno al mondo sanitario, iniziasse a comprendere che infermieri e medici sono due professioni diverse, con pari dignità e con ambiti di intervento che possono sovrapporsi in alcuni ambiti, come l’emergenza territoriale, e in alcune situazioni. Siamo certi che gli infermieri, come affermato durante il recente #noisiamopronti day, siano in grado di garantire un’assistenza qualificata ai cittadini, anche in contesti particolari come l’emergenza territoriale. Anzi, gli infermieri, hanno un ruolo strategico nel sistema 118, specialmente se in possesso di competenze avanzate, e sono indubbiamente protagonisti autonomi nella gestione della maggior parte delle richieste di soccorso, nella gestione collaborativa di patologie complesse all’interno di equipe multiprofessionali o, ancora, come consulente in supporto a squadre di volontari.
Quindi, cittadini di Venaria e di tutta Italia, se vi trovate un infermiere a affrontare una vostra emergenza, state sereni: siete in ottime mani!
In Allegato articolo de La Repubblica di martedì 8 dicembre
Carmelo Rinnone
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