I risultati del sondaggio messo in campo da Anaao-Assomed, l’associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani, lasciano emergere insoddisfazione tra i medici ospedalieri per le loro condizioni di lavoro. Per Filippo Anelli, pesidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, “è una sconfitta per l’intero Servizio Sanitario Nazionale”.
I dati, ricavati tramite la somministrazione di un questionario agli iscritti, nell’indagine “Il lavoro in ospedale ai tempi del Covid” parlano chiaro: solo il 54% dei medici si vede ancora in un ospedale pubblico tra due anni e il 75% ritiene che il proprio lavoro non sia stato valorizzato.
“Non si può fare la sanità senza i medici! – tuona Anelli -. E il disagio della Professione non nasce oggi, così come non nasce oggi la nostra denuncia: la pandemia di Covid ha solo messo in luce e amplificato carenze e zone grigie che erano già in atto, frutto di decenni di tagli lineari e di politiche che vedevano la salute e i professionisti come costi su cui risparmiare e non come risorse sulle quali investire”.
E già due anni fa, al Governo di allora, il Presidente della FNOMCeO aveva firmato un assegno da mezzo miliardo di euro, vale a dire il controvalore dei quindici milioni di ore di straordinario che i medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale effettuavano ogni anno oltre il tetto massimo, e che non venivano quindi retribuite. Assegno al quale si era aggiunta una cambiale da un miliardo di euro: il credito che i medici vantavano con lo Stato per il blocco del turnover. Mancate assunzioni che avevano costituito sì un risparmio, ma effettuato sulla pelle dei medici ospedalieri: costretti a rinunciare a ferie, riposi, e a vivere quasi con rimorso i periodi di malattia e maternità, pur di non lasciare soli i colleghi e sguarniti i reparti.
“A distanza di due anni, diamo atto che qualcosa è cambiato, in meglio – spiega Anelli – sono cresciuti, di molto, gli investimenti sulla sanità. E questo grazie all’impegno del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha portato l’intero Governo a vedere il Servizio Sanitario Nazionale come un tesoro prezioso; e il capitale umano come la sua più grande risorsa. La pandemia di Covid, però, ha impietosamente messo in luce carenze organizzative che erano ormai strutturali. Carenze di personale, che ha dovuto fare turni anche di 24 ore di seguito per poter gestire i pazienti che continuavano ad affluire senza sosta. Carenze a livello edilizio, con l’impossibilità, in molti ospedali, di separare i percorsi ‘sporco’ e ‘pulito’. Carenze strumentali, di posti letto, delle terapie intensive. Carenze nella sicurezza, che hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno”.
“Nonostante tutto, i medici hanno continuato a svolgere il loro lavoro, moltiplicando i sacrifici e le rinunce: oggi più che mai possiamo dire, a ragion veduta, che sono loro, che sono i professionisti e gli operatori, il vero tessuto connettivo che tiene in piedi il Servizio Sanitario nazionale – aggiunge ancora -. A ognuno va il nostro personale ringraziamento per non smettere mai di assistere i loro pazienti, va il ringraziamento dei cittadini e quello della Politica”.
“Ma non basta – argomenta il Presidente FNOMCeO -. Ora è il momento dell’azione e della ricostruzione: occorre riconoscere e valorizzare l’impegno di tutti i medici. Non solo adeguando finalmente le loro retribuzioni – e le loro condizioni di lavoro – agli standard europei. Ma anche coinvolgendoli, come richiedono a gran voce, nei processi decisionali: chi, meglio di un medico, sa cosa occorre, ai medici e ai pazienti, perché il sistema di cure funzioni con efficienza, efficacia e qualità?”.
“L’indagine dell’Anaao si conclude con una nota positiva, che è poi quella scintilla che porta tutti noi ad andare avanti, e che sostiene il Servizio sanitario Nazionale: pur demotivati, pur scontenti del loro ruolo, pur incompresi e non valorizzati, i medici non perdono la passione per la Professione – termina Anelli -. Per quella Professione che è una formula magica, una miscela unica fatta di conoscenze, competenze e valori: di sapere, saper fare, saper essere. Sarebbe un peccato gettare alle ortiche questo patrimonio comune. I medici hanno detto tanti sì, in questa pandemia: ai pazienti, ai principi del loro Codice, del loro Giuramento. Li hanno detti senza esitare, senza pensare un momento se anteporre i loro interessi al bene ultimo della Salute pubblica. Ora è tempo che la Politica risponda sì alle loro legittime istanze”.
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