Al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria il brevetto, già depositato dallo stesso GOM dopo la prima ondata del coronavirus sulla modalità di somministrazione dell’adenosina per via aerosolica al fine di contrastare il danno polmonare acuto legato al Covid-19, stava dando buoni risultati. Aifa, però, ha bloccato la cura. Ha fatto sapere che “in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile; si ritiene che a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia lo studio proposto non possa essere autorizzato”.
Il progetto era anto nel mese di aprile, lo stavano sviluppando Sebastiano Macheda, primario del reparto di Terapia intensiva e Pierpaolo Correale, direttore del reparto di Oncologia.
Dell’adenosina il dottore Pierpaolo Correale se ne occupa da 25 anni: sulla parte teorica certo, perché il cambio di rotta è arrivato con l’intuizione del direttore della Terapia intensiva e Anestesia Sebastiano Macheda.
“Utilizziamo una sostanza che produce il nostro organismo – aveva spiegato tempo fa il dottore Correale – che ha il compito di bloccare l’infiammazione acuta e di indurre la riparazione dei danni. Attraverso dei recettori l’adenosina ferma completamente l’infiammazione, mette a riposo il tessuto, comincia il processo di riparazione e avverte il sistema immunitario. Questo processo funziona sempre, solo nel polmone ci possono essere dei problemi, perché l’ossigeno è un inibitore del processo di trasformazione dell’Atp in adenosina. Il problema è che se somministrata per via endovena l’adenosina ha più di un effetto collaterale. L’intuizione del dottore Macheda è stata geniale – basta somministrarla via aerosol utilizzando un apparecchio particolare“.
In questo ore per l’azienda ospedaliera reggina è arrivata la doccia fredda. In un’intervista pubblicata da Affari Italiani, Correale ha affermato che l’Azienda Italiana del Farmaco ha bloccato la sperimentazione.
“Abbiamo inviato i nostri risultati all’AIFA, – dice, – non siamo però riusciti ad avere un confronto con loro cosa che sarebbe stata molto importante. L’AIFA dovrebbe avere un ruolo si rigoroso ma non rigido, dovrebbe dare la possibilità ai medici di sperimentare con controllo e regole ma non togliere la speranza di poter guarire all’adenosina che viene studiata da tanti anni ed è conosciuta da tutti già da prima. È stata bloccata senza delle motivazioni comprensibili e senza la possibilità di un confronto per il quale eravamo a disposizione. In un momento storico critico per la salute nulla dovrebbe essere lasciato al caso. L’AIFA dovrebbe avere come mission quella di incentivare gli studi spontanei e la ricerca in genere, non inibirla. Ecco la risposta dell’AIFA non favorevole in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile; si ritiene che a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia lo studio proposto non possa essere autorizzato. Si pensi che negli Stati Uniti, in Florida si avvia lo “studio Artic”, sotto la responsabilità di Bruce Spiess e Misha Sitkovsky. Al GOM la task force è composta anche dai team dei professori Billotta e Caracciolo, che si aggiungono a Correale e a Macheda: oltre Scilla si guarda Miami. Ci sono già due lavori pubblicati e un congresso in vista per approfondire e verificare dati, procedure, studi”.
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