“Contratti inesistenti, paghe ridotte all’osso e clausole vessatorie”. La denuncia arriva da un servizio della trasmissione Fuori dal coro, in onda su Rete 4, e riguarda l’ospedale di Latisana (Udine), dove la cooperativa E-Health Srl è finita sotto i riflettori per le sue pratiche lavorative nei confronti dei medici, in particolare quelli provenienti dal Sudamerica.
Stando a quanto riportato nel servizio, i medici impiegati dalla cooperativa si trovano a operare in un contesto lavorativo difficile, contrassegnato da mancanza di tutele contrattuali e retribuzioni notevolmente inferiori rispetto agli standard. Tali condizioni non solo mettono in discussione la dignità professionale dei medici coinvolti, ma sollevano interrogativi in merito al potenziale impatto sulla qualità delle cure offerte ai pazienti.
Dalla Regione Friuli Venezia Giulia la cooperativa E-Health Srl “incassa 97 euro per ogni medico”, per poi “assumere medici argentini e pagarli solo 14 euro l’ora”. In tal modo “83 euro l’ora per ogni medico restano in tasca alla società, che realizza così “un guadagno di 11mila euro al mese per ogni medico”.
Significativa la testimonianza di una dottoressa argentina, che ha raccontato: “Lavoriamo più di 40 ore a settimana, ma non siamo pagati come i medici italiani”.
L’escamotage utilizzato dalla cooperativa per ridurre all’osso le retribuzioni dei medici stranieri? “Applicare loro il contratto degli studi professionali, diverso da quello degli ospedali”. Il primo prevede un compenso lordo annuo di 30mila euro all’anno, a fronte dei 67mila euro previsti dal secondo. In pratica, saremmo di fronte a un “caporalato di lusso”.
La cooperativa in questione, che fa capo all’imprenditore siciliano Salvatore Guarneri e fattura quasi un milione di euro, farebbe dunque “affari d’oro alle spalle della sanità pubblica”. Contattato dalla giornalista autrice del servizio per fornire spiegazioni, lo stesso Guarneri si è negato, affermando di non voler rilasciare interviste “alle sconosciute”.
Nessuna risposta nemmeno dal dottor David Turello, direttore sanitario dell’ospedale di Latisana. E allora tocca alla dottoresa argentina spiegare come lei e i suoi connazionali siano praticamente prigionieri: “Non posso andarmene. Altrimenti devo pagare 12mila euro. Sono in trappola, ecco”. Sì, perché i medici argentino sono messi sotto scaccco da una clausola capestro, in base alla quale “se volessero cambiare lavoro, dovrebbero restituire 2mila euro per ogni mese lavorato”. In pratica, “tutto ciò che hanno guadagnato”.
Redazione Nurse Times
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