Così il presidente della Federazione degli Ordini dei medici, che considera insufficienti le risorse previste e auspica un incontro col ministro Schillaci.
“Le risorse previste nella manovra per la Sanità sono insufficienti. Chiediamo che i 2 miliardi aggiuntivi, se confermati, siano vincolati interamente all’aumento degli stipendi di medici e sanitari, per rendere la professione più attrattiva a fronte degli esodi in atto da parte dei camici bianchi. O si interviene con misure straordinarie o vedremo un esodo irrefrenabile”. Così Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), intervistato dall’Ansa.
“Chiediamo di essere ricevuti dal ministro della Salute – afferma – per discutere delle questioni. Va anche affrontata l’eccessiva frammentazione regionale della sanità, che porta un aumento dei costi: proponiamo un modello più centralizzato. In questo momento bisogna comprendere con esattezza quali siano le risorse sul tavolo: al Fondo sanitario nazionale dovrebbero essere aggiunte con la manovra risorse pari a un totale di 4 miliardi di euro, 2 dei quali già previsti dal precedente Governo. Il Fondo arriverebbe così a 128 miliardi”.
E ancora: “Al ministro Schillaci, come voto, darei un 7 per l’impegno, ma se le risorse aggiuntive non saranno destinate ai medici, questa manovra non va assolutamente bene. Con i 2 miliardi aggiuntivi si potrebbe infatti garantire un aumento di circa 1.000 euro al mese per i medici del Ssn. A fronte di tale quadro, tuttavia, è ovvio che le Regioni premano per l’autonomia differenziata, con le Regioni del Nord che avrebbero più risorse per aumentare gli stipendi dei medici e quelle meridionali che si troverebbero invece svantaggiate. Questo significherebbe spaccare in due il Paese. La prospettiva è purtroppo questa, anche perchè dal 2019 al 2021, dell’incremento di 10 miliardi del Fondo sanitario, non un euro è andato agli stipendi dei medici, ma tutte le risorse sono state destinate a ripianare la situazione nelle varie Regioni”.
Conclude Anelli: “Resta il fatto che il Ssn costa troppo: l’attuale sistema è troppo regionalizzato e frammentato, e questo produce costi eccessivi. Finora per garantire la sostenibilità si è sempre pesato sui professionisti sanitari. Non si può andare avanti così, a meno che si non si voglia andare verso la privatizzazione della sanità. Proponiamo dunque un modello più centralizzata per la sanità, con un ruolo primario per il ministero della Salute. La nostra non è un’azione corporativistica, ma di responsabilità, a difesa di una sanità universalistica e a garanzia di tutti i cittadini”.
Redazione Nurse Times
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