Una carenza di personale infermieristico e medico in particolare, sta affliggendo la sanità trentina da tempo. Così con una nota del 4 luglio l’assessore, dott. Ruscitti, dà l’ok alla riduzione degli infermieri di un terzo nelle Rsa. Forti preoccupazioni da parte della Consulta Provinciale per la Salute, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri del Trentino.
Tutti esprimono congiuntamente e con forza grande preoccupazione per la decisione della Provincia di ridurre lo standard di dotazioni infermieristiche nelle RSA.
Pur nella consapevolezza della carenza di infermieri, ma anche di medici specialisti in altri servizi del nostro Sistema sanitario provinciale, le decisioni per il suo “governo” non possono perdere di vista il criterio guida fondamentale: garantire un’assistenza sicura e di qualità alle persone fragili che risiedono nelle RSA, portatrici di bisogni assisteziali e sanitari sempre più complessi.
Sorprende che la decisione della Provincia per far fronte ad un problema così complesso si limiti alla mera e pericolosa revisioneal “ribasso” dello standard infermieristico nelle RSA.
Una decisone che si basa su una logica burocratica di far “tornare i conti”, ponendo a forte rischio la sicurezza e la qualità delle cure.
Sorprende inoltre che, nonostante sia stato portato, in più occasioni, all’attenzione dell’Assessorato alla Salute, il grave sottodimensionamento delle dotazioni infermieristiche in RSA, congiuntamente a proposte e strategie a breve e medio-lungo termine, ad oggi inascoltate, la decisione di ridurre il parametro infermieristico sia stata presa senza il coinvolgimento delle rappresentanza dei cittadini e delle professioni sanitarie e altre parti interessate coinvolte.
Anzichè un approccio “burocratico” al problema, considerato che si tratta di garantire un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione Italiana, quello della salute dei cittadini fragili, è necessario e urgente adottare un approccio politico orientato adagire sulle cause del problema e con una visione sistemica e lungimirante mettendo a terra interventi condivisi, coordinati, incisivi, innovativi, coraggiosi che consentano, innanzitutto, di rivedere complessivamente i modelli organizzativi e professionali in RSA alla luce dei bisogni dei residenti a prevalenza sanitaria eprevedendo, tra le altre cose, migliori condizioni di lavoro e valorizzazione delle professionalità con percorsi di carriera: deve aumentare l’attrattività delle RSA nei confronti delle professioni sanitarie.
Quello che è necessario, con urgenza, è la costruzione condivisa di un nuovo orizzonte per le RSA che riporti al centro, in modo autentico e con progettualità, la sicurezza e la qualità dell’assistenza al cittadino e ai familiari, la capacità di pensare e introdurre nuovi modelli organizzativi e di valorizzare le professionalità a partire da quella infermieristica.
Redazione NurseTimes
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