A elevato rischio di malnutrizione e frequentemente malnutriti. Questo il quadro dei pazienti ricoverati nei reparti di medicina interna italiani che emerge dallo studio SIMI-NUTRO, pubblicato a giugno dall’European Journal of Internal Medicine econdotto dai membri della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). La ricerca, la prima ad indagare la condizione nel nostro Paese, ha dimostrato come la malnutrizione sia strettamente associata alle degenze ospedaliere di più lunga durata e all’aumento delle complicanze infettive durante il ricovero.
Lo studio, realizzato grazie al supporto del CRIS, il Centro per la Ricerca Indipendente della SIMI, sottolinea l’importanza di identificare precocemente i problemi nutrizionali e di fornire un supporto adeguato a migliorare gli esiti dei pazienti e ridurre i costi sanitari.
Non solo dimagrimento
La malnutrizione correlata alla malattia è uno stato che deriva dalla ridotta/mancata assunzione o dallo scarso assorbimento dei nutrienti. La condizione non si limita alla riduzione della massa grassa (il tessuto adiposo) e della massa magra (il muscolo), ma anche delle funzioni fisiche e mentali che compromettono l’esito clinico della malattia.
Lo screening universale per individuare il rischio di malnutrizione viene suggerito anche in Italia per tutti i pazienti ricoverati in ospedale e può essere eseguito tramite uno dei diversi strumenti validati disponibili, come ad esempio il MUST (Malnutrition Universal Screenig Tool).
Per quanto riguarda la diagnosi di malnutrizione, negli ultimi anni, quattro fra le principali Società internazionali di nutrizione clinica hanno redatto un documento di consensus che contiene i nuovi criteri proposti per diagnosticare la malnutrizione negli adulti in ambito clinico (Global Leadership Initiative on Malnutrition o GLIM), che semplificano quelli degli strumenti diagnostici disponibili, quale, ad esempio, il Mini Nutritional Assessment Short-Form (MNAÒ-SF).
Risultati
Lo studio SIMI-NUTRO ha registrato i dati di 650 pazienti (di cui il 51,5% donne) ricoverati, dal 2020 al 2023, in 16 reparti di medicina interna di 15 città, in 11 Regioni diverse. Il rischio di malnutrizione e la presenza di malnutrizione sono stati valutati rispettivamente con MUST, e con MNAÒ-SF e GLIM. Sulla base del questionario MUST, il 42,3% dei pazienti era a rischio di malnutrizione.
In particolare, il 17,1% è stato classificato a rischio medio e l’82,9% ad alto rischio di malnutrizione. Il rischio di malnutrizione è risultato più elevato tra i pazienti del Nord Italia (51%) rispetto a quelli del Centro (43,9%) e del Sud (36,5%). Al momento del ricovero, sulla base dei criteri GLIM, il 37,3% dei pazienti risultava malnutrito.
La prevalenza della malnutrizione risultava essere significativamente più alta nei pazienti del Nord Italia (48,6%) rispetto ai pazienti del Centro (38,6%) e del Sud (29,6%). Lo studio ha riscontrato nel complesso una buona concordanza tra i metodi MNA-SF e GLIM per la diagnosi di malnutrizione nei pazienti ospedalizzati in Medicina Interna.
Le conseguenze economiche
La malnutrizione in ospedale ha un impatto economico negativo a livello mondiale. Recenti studi hanno stimato che la malnutrizione può aumentare i costi di ospedalizzazione di almeno il 20%. In Europa, il costo annuale attribuito ai pazienti adulti malnutriti è stato stimato superi i 97 milioni di euro. E anche uno studio condotto in Italia ha considerato circa 12 miliardi di dollari di costi ogni anno per i fornitori di assistenza sanitaria a causa dell’aumento della durata della degenza ospedaliera causato dalla malnutrizione.
Senza dimenticare che le infezioni acquisite in ospedale contribuiscono anche all’aumento dei costi sanitari a causa delle degenze prolungate e degli interventi medici aggiuntivi. Questi dati, uniti ai risultati dello studio SIMI-NUTRO sottolineano la necessità di identificare precocemente i problemi nutrizionali e di implementare interventi nutrizionali mirati per migliorare gli esiti dei pazienti e ridurre i costi sanitari.
Concordanza fra i criteri di valutazione
“Questo risultato indica che i criteri GLIM, recentemente proposti per semplificare la diagnosi di malnutrizione, sono attendibili e dovrebbero essere adottati su larga scala, al fine di ottenere dati precisi e concordanti relativamente alla prevalenza della malnutrizione da malattia”, spiega Maurizio Muscaritoli, professore ordinario presso il dipartimento di Medicina traslazionale e di precisione della Sapienza Università di Roma, direttore della UOC di Medicina interna e nutrizione clinica della AOU Policlinico Umberto I, direttore della scuola di specializzazione di Medicina interna e coordinatore dello studio.
“È interessante notare – continua il professor Muscaritoli – che abbiamo registrato una maggiore prevalenza di malnutrizione nei pazienti del Nord Italia rispetto alle regioni centrali e meridionali. Ciò può essere in parte dovuto all’età più avanzata dei partecipanti provenienti dal Nord Italia e a una maggiore prevalenza di malati oncologici. Tuttavia, questa disparità può anche essere influenzata dall’accesso all’assistenza sanitaria regionale, da fattori socioeconomici o da differenze in altre caratteristiche di base dei pazienti, evidenziando la necessità di ulteriori indagini su queste variazioni regionali”.
Infezioni e impatto sulla funzione immunitaria
La malnutrizione è stata associata a un tasso più elevato di complicanze infettive. Dei 63 pazienti che hanno sviluppato delle infezioni durante l’ospedalizzazione, le più comuni erano quelle del tratto urinario (41%) e la polmonite (27%).
I pazienti malnutriti hanno avuto un aumento degli eventi infettivi rispetto a quelli non malnutriti (il 19% contro il 7%). L’analisi ha confermato che la malnutrizione fosse un forte predittore indipendente delle complicanze infettive, dal momento che i pazienti malnutriti mostravano più del doppio del rischio di sviluppare le infezioni.
La malnutrizione influisce negativamente anche sulla funzione immunitaria, aumentando la suscettibilità alle infezioni sistemiche. I pazienti malnutriti erano più anziani e presentavano livelli più bassi di emoglobina, colesterolo totale e colinesterasi, oltre a marcatori infiammatori aumentati, come la proteina C-reattiva (CRP) e il rapporto neutrofili/linfociti (NLR). Erano anche più frequentemente ricoverati con una diagnosi di cancro.
“I dati dello studio SIMI-NUTRO – commenta Muscaritoli – confermano in maniera incontrovertibile che la malnutrizione aumenta in modo significativo la morbilità infettiva, che è una delle più temibili complicanze dei ricoveri in ambiente ospedaliero. Prevenire efficacemente la malnutrizione diviene quindi una necessità ancora più urgente e stringente”.
E ancora: “Ma dove va attuata questa prevenzione? Anche questa risposta ci viene data dallo studio SIMI-NUTRO: abbiamo effettuato la valutazione nutrizionale in tutti i pazienti entro le prime 48 ore dal ricovero. Da i dati ottenuti risulta evidente che la malnutrizione si sviluppa e andrebbe prevenuta sul territorio, “in comunità” e che un’efficace prevenzione avrebbe un impatto misurabile e significativo sulle ospedalizzazioni, sulle complicanze del ricovero e sulla spesa sanitaria, oltre che, prima di tutto sulla salute dei nostri pazienti”.
La ricerca svolta dalla SIMI
Lo studio fa parte della serie di ricerche in cui è impegnata la Società scientifica a cui sovraintende il Centro dedicato. “Il CRIS ha la missione di promuovere indagini epidemiologiche e studi osservazionali che affrontino temi rilevanti e trasversali per la Medicina Interna”, osserva il professor Antonello Pietrangelo, direttore della Medicina interna e del dipartimento di Medicina interna generale e post-acuzie dell’AOU di Modena, direttore del Centro di ricerca indipendente della Società Italiana di Medicina Interna Simi (CRIS) e già presidente della società scientifica.
“Lo studio SIMI-NUTRO – continua Pietrangelo – nasce in questo contesto e offre dati preziosi su un aspetto spesso trascurato come la malnutrizione ospedaliera, confermando l’importanza di un’attenta valutazione nutrizionale nei reparti di medicina interna. I risultati emersi sottolineano l’urgenza di inserire uno screening nutrizionale sistematico al momento del ricovero e confermano il ruolo cruciale dei medici internisti nell’identificazione precoce e nella gestione di questa condizione”.
Fattore di rischio
“Questo studio ha un importante risvolto clinico – osserva il professor Nicola Montano, presidente della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) -, poiché mette in luce l’importanza della malnutrizione come fattore di rischio di complicanze soprattutto infettive nei pazienti ricoverati nei nostri reparti e sottolinea l’impegno dei medici internisti per una precoce identificazione di questa condizione”.
Redazione Nurse Times
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