Durante il congresso della European society of cardiology (Esc), sono state presentate le linee guida per il management della malattia cardiovascolare nei pazienti diabetici. Un lavoro internazionale che ha visto come coordinatore Massimo Federici, direttore del Centro per lo studio dell’aterosclerosi del Policlinico di Roma Roma Tor Vergata.
È stato definito uno score ad hoc per i pazienti diabetici, chiamato Score2-Diabetes per la stima del rischio di malattie cardiovascolari a dieci anni. Un problema di notevoli proporzioni, basti citare un dato: si stima che dal 25 al 40 per cento delle persone alle prese con una malattia cardiovascolare abbia un diabete non diagnosticato.
“I pazienti con diabete di tipo 2 corrono un rischio da due a quattro volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari con le sue manifestazioni di malattia coronarica, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e ictus, nonché malattie delle arterie aortiche e periferiche – spiega Federici, che ha coordinato la task force insieme a Nikolaus Marx (ospedale universitario di Aachen, Germania) -. Inoltre, il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica, che a sua volta peggiora la funzione cardiaca”.
In tutti i casi, la prognosi è peggiore: “Per esempio, la morte per malattie cardiovascolari è del 50-90 per cento più alta nei soggetti con insufficienza cardiaca associata al diabete, rispetto a quelli con la sola insufficienza cardiaca. Per questo motivo è importante valutare il rischio nelle persone diabetiche che non abbiano ancora evidenza clinica di malattia cardiovascolare. Da individuare i pazienti a maggior rischio per opporre le contromisure di prevenzione”.
E ancora: “Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori SGLT2 e/o gli agonisti del recettore Glp-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia cardiovascolari. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di SGLT2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte”.
Anche per Angelo Avogaro, direttore dell’unità operativa complessa di malattie del metabolismo dell’azienda ospedaliero-universitaria di Padova e presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), “le nuove linee guida sono di fondamentale importanza strategica nel dialogo tra specialisti impegnati nel trattamento delle persone con diabete”.
Nell’ultimo decennio, i risultati di vari studi sugli esiti cardiovascolari hanno sostanzialmente ampliato le opzioni terapeutiche disponibili, portando a numerose raccomandazioni basate sull’evidenza per questa popolazione di pazienti.
Il documento europeo cita gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio-2 (SGLT2), gli agonisti del recettore del peptide-1 (GLP-1) simile al glucagone (Ra), ma anche nuovi antagonisti non steroidei dei recettori dei mineralcorticoidi (Mra), come il finerenone.
Le linee guida sottolineano che i pazienti con diabete hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari, con manifestazioni che possono essere una malattia coronarica, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e ictus (nel diabete di tipo 2 aumenta del tre per cento il rischio di sviluppare fibrillazione atriale, che a sua volta è correlata a ictus e morte precoce), nonché malattie arteriose a carico dell’aorta e delle arterie periferiche.
Inoltre il diabete è un importante fattore di rischio per sviluppare una malattia renale cronica, che si associa allo sviluppo di malattia cardiovascolare. La combinazione del diabete con le comorbidità cardio-renali aumenta il rischio di mortalità non solo cardiovascolare ma anche per tutte le cause.
Per questo motivo il documento Esc raccomanda lo screening annuale con misurazione della velocità di filtrazione glomerulare e livelli di albumina nelle urine. I pazienti diabetici con malattia renale cronica sono candidabili al trattamento con inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio-2 (Sglt2) e/o finerenone in aggiunta alle cure standard.
In sostanza, le linee guida Esc individuano quattro categorie a rischio cardiovascolare tra i pazienti over 40 con diabete di tipo 2, senza una malattia aterosclerotica cardiovascolare o con grave danno d’organo.
Chi è alle prese ua di queste condizioni, infatti, è già considerato ad alto rischio. Tutti gli altri pazienti vengono valutati in quattro categorie sulla base di vari parametri. Un’azione di massima importanza per attivare le giuste strategie di prevenzione correggendo stili di vita e implementando la terapia più adeguata.
Nei soggetti diabetici resta di fondamentale importanza un intervento sugli stili di vita, commisurato in base al rischio che emerge dall’applicazione di Score2. La letteratura scientifica mostra come la consulenza nutrizionale, la variazione quali e quantitativa del pasto e l’esercizio fisico inducano una perdita di peso media, associata a una significativa riduzione dell’emoglobina glicata (HbA1c) e della pressione arteriosa.
Si deve puntare su una dieta di stile mediterraneo. Altrettanto importante la cessazione del fumo. In relazione al rischio e alle comorbidità presenti il clinico considera la messa in atto di terapie anti-colesterolo, anti-trombotiche o mirate specificatamente sull’insufficienza cardiaca, le aritmie, la malattia renale o sulle malattie dell’aorta o arteriose periferiche. Il tutto attraverso un approccio di counselling multifattoriale sempre centrato sul paziente.
Redazione Nurse Times
Fonte: About Pharma
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