Riceviamo e pubblichiamo il contributo di una collega reduce dalla negativa esperienza in una residenza per anziani.
Salve,
sono un’infermiera che ha avuto la fortuna di lavorare per circa 14 anni (con contratti a termine!) in una Asl abruzzese. La mia specialità erano le medicazioni sterili e in Ematologia mi facevano addirittura “coprire” due ali di reparto.
Per motivi di salute ho perso il giro, non sono più riuscita a rientrare e mi sono dovuta adattare. A cosa? Ahimè, a una residenza per anziani in cui una “collega” non sapeva effettuare i prelievi, un’altra aveva problemi con le medicazioni… Ma la cosa più terribile era la preparazione della terapia per un’intera settimana! Con pasticche che, a causa del caldo, cambiavano colore. Ah, dimenticavo: una sola infermiera per 70 ospiti!
Ho segnalato tutte le magagne alla responsabile fin dal primo giorno di servizio, quando ho trovato una paziente che non solo desaturava, ma nemmeno respirava. In seguito alle mie ripetute sollecitazioni il medico che l’ha visitata le ha trovato un enfisema polmonare, oltre a una vecchia, grave broncopolmonite che una collega ha giustificato dicendo che non voleva andare mai a letto! Poverina…
Con gente così la mia coscienza non c’è l’ha fatta, e mi sono licenziata. E non è il primo centro anziani da cui sono andata via. In ospedale era diverso. Ora cerco lavoro, ma fatico a trovarlo. Essere bravi, a quanto pare, non conta nulla. E pensare che nelle residenze per anziani dove ho lavorato, in assenza di infermieri, usavano le oss.
Redazione Nurse Times
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