Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Salutequità.
Liste di attesa: il vero problema ancora irrisolto è nella realtà vissuta tutti i giorni dai cittadini che vedono diventare sempre più un miraggio la prenotazione della propria prestazione sanitaria entro i tempi massimi di attesa previsti dalle norme.
Il Piano nazionale di governo delle liste di attesa e il recente Decreto-Legge sulle liste di attesa, convertito in Legge, infatti, hanno fornito alle Regioni gli strumenti per dare il via ad un governo delle liste, ma dalla rilevazione di Salutequità effettuata nella seconda metà del mese di gennaio 2025 emerge una vera e propria Babele dei cosiddetti percorsi di tutela, cioè quei meccanismi salta-code funzionali a garantire il rispetto dei tempi massimi di attesa secondo i codici di priorità assegnati. In assenza del meccanismo automatico assicurato dai Cup, la creatività e la burocrazia hanno preso il sopravvento e causano iniquità.
“I percorsi di tutela, cioè i percorsi salta code che devono essere attivati dalle Asl in caso di mancato rispetto dei tempi massimi di attesa per codici di priorità, previsti in molteplici norme e riconfermati anche dalla recente Legge 107/2024, continuano a rimanere solo sulla carta, senza riuscire a risolvere realmente il problema al cittadino – afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità -. Laddove previsti, necessitano di una mole insostenibile di pratiche burocratiche di cui deve farsi carico il cittadino, arrivando persino al paradosso di dover produrre lui stesso la documentazione che attesti il mancato rispetto dei tempi massimi da parte dell’Asl”.
Prosegue Aceti: “Una prova ad oggi impossibile da produrre nei fatti perché i Cup non rilasciano quasi mai alcuna attestazione della mancata prenotazione entro i tempi massimi, senza considerare che le regole cambiano a seconda della Regione/Asl nella quale ci si trova e districarsi nel “ginepraio” di tutte queste norme è una possibilità per pochi, quelli che le conoscono o che sanno setacciare in modo professionale i siti delle istituzioni. Serve una norma nazionale più stringente che garantisca effettività, tempestività, automatismi e facilità di accesso ai percorsi di garanzia in tutte le Regioni/Asl, dettagliandoli di più e meglio”.
E ancora: “Le attuali norme, infatti, sono a maglie troppo larghe e proprio per questo inefficaci e fonti di disuguaglianze. Il nuovo Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2025 -2027 trasmesso in questi giorni alle Regioni ha giusta direzione ma va migliorato. Infine, il rispetto dei percorsi di garanzia da parte delle Regioni e delle Asl dovrebbe essere considerato rispettivamente adempimento LEA e obiettivo di tutti i Direttori Generali”.
La necessità di agire su questo fronte è evidente dall’analisi che Salutequità ha condotto per capire come le Regioni spieghino ai cittadini cosa fare in caso di impossibilità da parte del Servizio Sanitario Regionale di assicurare l’accesso a prime visite ed esami nei tempi indicati nella prescrizione secondo codici di priorità e se l’attivazione del ricorso all’intramoenia gratuitamente fosse espressamente indicato sui siti di Regioni e Asl.
Il risultato? Un quadro piuttosto variegato sia a livello regionale, sia a livello intra-regionale, con buone pratiche ma anche interpretazioni restrittive e penalizzanti. L’analisi di Salutequità mostra che l’arma messa in campo, risulta spuntata per il cittadino che deve eseguire un primo accesso: il rischio di rimanere nelle pastoie burocratiche e ritrovarsi con una prescrizione in mano che indica i tempi appropriati entro cui ricevere prestazioni, ma senza l’appuntamento nei tempi indicati è reale e concreto in molti territori del nostro Paese. Per far valere i propri diritti il cittadino deve confrontarsi con tempi, procedure, pratiche completamente diverse a seconda di dove sia residente.
Il percorso a ostacoli e le difficoltà con cui si possono scontrare i cittadini
La prima difficoltà è proprio quella di reperire informazioni sul percorso di tutela: manca su diversi siti regionali il richiamo esplicito al percorso di tutela e in alcuni casi proprio una sezione dedicata alle liste d’attesa, in alcuni casi ove presente deve essere proprio cercato con molta attenzione e ostinazione e viene nascosta in Faq, guida alla lettura, e così via.
La sensazione che si ha, approfondendo quanto richiesto per attivare i percorsi di tutela, è che in troppi casi il cittadino, da persona bisognosa di cure e titolare di un diritto, sia messo nelle condizioni di dover dimostrare che il Ssr non riesce ad assicurare le cure di cui ha bisogno, restituendo un’immagine di un sistema incapace di comunicare al suo interno, tracciare cosa funzioni e cosa no e verificare che la persona sia nel giusto.
Le informazioni sull’esistenza di percorsi di garanzia sono in Toscana, Lombardia, Lazio, Veneto, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Sardegna, PA Bolzano, Valle d’Aosta e Emilia-Romagna (più o meno esplicite e facilmente rintracciabili). Gran parte del Centro-Sud sembra tagliato fuori dalle informazioni circa il percorso di tutela, con riferimenti generici ad una assistenza per la prenotazione on line solo per problemi tecnici (Calabria e Basilicata).
L’esistenza di informazione sui percorsi di garanzia sui siti regionali, non equivale automaticamente alla presenza di informazioni sul sito della Asl e viceversa. Per le prestazioni con codice U=Urgente, a parte il rimando al MMG per il “recupero” della prestazione nei tempi, non vi è traccia sui siti regionali/aziendali sulle garanzie e tutele per i cittadini.
Un’altra difficoltà e difformità è la mancanza di automatismo per l’accesso all’ intramoenia con il semplice pagamento del ticket da parte dell’utente in caso di mancato rispetto dei tempi massimi fissati come previsto dal Dlgs 124/98. Sono diverse le Asl che hanno reso disponibili dei moduli per poter richiedere l’erogazione della prestazione in intramoenia così come previsto dal D.lgs. 124/98, ma va sottolineato che il cittadino può avvalersene (se lo sa) e debba fare richiesta seguendo tutte le procedure del caso. L’automatismo non è previsto.
Sebbene l’attribuzione di codici di priorità si riferisca a tutte le prescrizioni di prime visite ed esami strumentali ricompresi nei Les, diverse realtà aziendali e regionali specificano che il percorso di tutela è solo per le 69 prestazioni (tra prime visite ed esami diagnostici) oggetto di monitoraggio ministeriale prestazioni come indica il Piano nazionale.
E i canali utilizzati per le prenotazioni diventano spesso discriminanti per l’attivazione del percorso di tutela. Sono di varia natura (Cup, Recup, app/online, farmacia e così via), ma lo strumento utilizzato dal cittadino può abilitare o meno all’attivazione del percorso di tutela stando alle procedure descritte dai siti aziendali/regionali. E non è detto che i cittadini siano al corrente di queste differenze, rischiando di perdere tempo o opportunità. Ci sono anche realtà per le quali la prenotazione deve essere ritirata presso gli sportelli Cup, che rilascia la documentazione utile per attivare il percorso.
Una prassi frequente è quella che il soggetto indicato dalla Asl (Cup/Urp o altro) verifichi le disponibilità e poi ricontatti il cittadino per proporre una soluzione. Ci sono realtà che indicano da chi si potrà essere ricontattati per la proposta, i tempi di riscontro e/o come si calcolano e quanti tentativi saranno fatti. Le persone che hanno prenotato possono anche essere ricontattate da soggetti diversi come strutture private convenzionate, struttura che ha la disponibilità a erogare la prestazione dopo l’inserimento in liste di galleggiamento, etc.; quindi, anche con numeri telefonici diversi da quello chiamato e non sempre identificabile.
In virtù del rispetto dei tempi previsti dalla prescrizione, in alcune realtà, si mette in subordine logistica e raggiungibilità del luogo di cura. E quindi accade anche che il rifiuto per motivi logistici faccia perdere il diritto al rispetto dei tempi; che la ricerca si estenda all’intero territorio regionale anche in regioni grandi, solo per fare due esempi.
Esistono anche alcune realtà (poche) che, dopo aver attivato una serie di verifiche di disponibilità della prestazione nei tempi utili e concordanti con la priorità indicata dal medico, prevedono il rimborso di prestazioni eseguite privatamente. In tali casi c’è un esborso preventivo da parte del cittadino e poi una procedura da attivare e seguire per avere il rimborso. Non manca poi un carico complesso di burocrazia e tempo: per far valere i diritti è anche necessario usare pec, raccomandate, presentarsi agli sportelli.
Far valere o rispettare un diritto richiede “una certa attrezzatura”: nella maggior parte dei casi l’onere è scaricato sul paziente che deve rendere ufficiale la sua richiesta perdendo tempo, soldi o con la dotazione di una pec (che comunque ha dei costi). Anche le strutture del SSR dovrebbero essere moderne e interoperabili per fronteggiare il governo dell’offerta, ma è stato rilevato persino l’uso del fax per attivare il percorso di tutela.
La Piattaforma nazionale
La Piattaforma nazionale delle liste di attesa dovrebbe assicurare la verifica dei percorsi di tutela previsti dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa (art. 1, comma 5, lettera c, Legge 107/2024.). E l’applicazione della legge che prevede anche che nell’eventualità che i tempi previsti dalle classi di priorità individuate nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-2021 non possano essere rispettati, le direzioni generali aziendali garantiscano l’erogazione delle prestazioni richieste (nei limiti delle risorse previste) attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria, delle prestazioni aggiuntive del personale dipendente o del sistema privato accreditato, sulla base della tariffa nazionale. E su questo la responsabilità – disciplinare e anche erariale – è dei direttori generali delle aziende in caso di mancata erogazione della prestazione nei confronti dell’assistito.
La possibile soluzione
“Il Cup, in raccordo con l’Asl – spiega Aceti – deve essere garante dall’inizio alla fine del percorso di tutela, individuando e comunicando automaticamente al cittadino la data della prenotazione rispettosa dei tempi massimi di attesa per codice di priorità assegnato, facendolo in tempi brevi e certi e senza scaricare sul cittadino alcun onere burocratico ed economico. Qualora non trovasse la soluzione deve notificare al cittadino attraverso spid, FSE, sms, mail, pec,… l’autorizzazione per recarsi in intramoenia e/o privato convenzionato pagando il solo Ticket”.
PER LE REGIONI E LE ASL IN CUI SI RILEVANO LE SITUAZIONI DESCRITTE SI VEDANO GLI SCHEMI ALLEGATI
Redazione Nurse Times
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