Il fenomeno delle liste d’attesa non risulta essere solo un problema italiano
Una ricerca in tal senso proposta da Enrico Reginato, cardiochirurgo, presidente del FEMS – European Federation of Salaried Doctors, una federazione europea di sindacati medici ospedalieri, presenta una situazione europea a macchia di leopardo con delle isole felici: Portogallo e Francia.
Regno Unito
Le procedure cardiologiche hanno visto aumentare i tempi di attesa e un paziente su dieci lamenta l’aumento dei tempi d’attesa per la cura dei tumori. Fino ad un terzo dei pazienti prevede di rivolgersi al settore privato.
Danimarca
Dal 1 ottobre 2007, se il tempo di attesa per il trattamento e’ superiore ad un mese, i pazienti danesi possono scegliere un ospedale privato in Danimarca o un ospedale all’estero.
Finlandia
Lunghe liste d’attesa per la chirurgia elettiva erano tipiche in Finlandia nel corso degli anni 2000. Una riforma dei tempi di attesa e’ in vigore dal marzo 2005, finalizzato a garantire la parità di accesso e criteri di assistenza alle cure non-urgenti a tutti i cittadini.
Risultato: la considerazione per i gruppi di intervento chirurgico con lunghi tempi di attesa è stata prioritaria In alcuni gruppi il tempo medio di attesa è diminuito senza un aumento degli interventi. Pertanto, l’aumento del numero di interventi non era l’unico modo per ridurre il tempo di attesa. Il controllo delle liste di attesa e l’utilizzo di criteri più stretti per l’intervento chirurgico riduceva il numero dei pazienti in attesa
diminuendo quindi i tempi medi di attesa.
Austria
La mancanza di un sistema ufficiale di controllo dei tempi di attesa e la riluttanza degli ospedali a consentire l’accesso ai dati del paziente ha reso, in partenza l’ argomento molto complicato.
C’è troppo poco coordinamento e trasparenza per ottimizzare i tempi di attesa. Ad alcuni pazienti della nostra indagine sono stati offerti tempi di attesa più brevi in cambio di pagamenti informali o visite nello studio privato.
Ci sono grandi differenze nei tempi di attesa rispetto al tipo di operazione (chirurgia della cataratta, sostituzione dell’anca, sostituzione dell’articolazione del ginocchio) tra e all’interno delle regioni. Secondo tutte le aziende ospedaliere, esistono tempi di attesa per le operazioni alla cataratta, per interventi di chirurgia dell’anca e del ginocchio comuni.
Tuttavia, solo le aziende ospedaliere di Stiria e Alta Austria sono state in grado di fornire dati esatti.
Svezia
Le lunghe liste d’attesa sono il risultato più problematico, nel tentativo di contenere i costi. La Svezia ha adottato un nuovo sistema di assistenza sanitaria, che ha permesso la privatizzazione della sanità, consentendo ai medici e agli ospedali di avere più controllo sulle decisioni mediche, e garantire ai pazienti la possibilità di scegliere il proprio medico.
Attraverso la libera concorrenza di mercato, la Svezia sperava di diminuire le liste di attesa, pur contenendo i costi. I primi risultati sono stati positivi, le liste di attesa erano diminuite e la spesa teneva. Tuttavia, il libero mercato nel lungo periodo non ha funzionato in modo efficiente. Le liste d’attesa, insieme ai costi, hanno ricominciato a salire, riducendo la qualità delle cure che i pazienti potevano ricevere.
Secondo una legge sanitaria entrata in vigore nel luglio 2010, gli svedesi dovrebbero essere in grado:
- di vedere un medico entro sette giorni in una clinica finanziata con mezzi pubblici;
- non dovrebbero attendere più di 90 giorni per vedere uno specialista;
- qualsiasi trattamento prescritto dovrebbe essere fissato entro 90 giorni dopo la
visita dello specialista.
Spagna
E’ stato approvato in Parlamento un regio decreto che stabilisce che nessun paziente deve attendere più di 6 mesi per un intervento chirurgico.
Le operazioni specificamente menzionate nel decreto sono le procedure cardio-vascolari, cataratta, protesi d’anca e di ginocchio, che hanno tradizionalmente tempi più lunghi di attesa
Portogallo
Liste di attesa assenti.
Francia
Attualmente non esiste il problema delle liste d’attesa (ad eccezione degli interventi oftalmici). Il 70% degli interventi chirurgici e’ effettuato in strutture private. Il 90% dei cittadini e’ coperto da un’assicurazione privata.
Germania
Il Paese ha più del doppio di ospedali per 1000 abitanti degli USA. Le strutture sanitarie tedesche trattano ciascuna quasi il doppio dei pazienti degli ospedali degli USA.
Negli ospedali tedeschi per acuti i pazienti con assicurazioni private hanno tempi di attesa significativamente più brevi dei pazienti con copertura sanitaria pubblica.
Dato che vi e’ poca trasparenza, non sappiamo se la discriminazione nei tempi di attesa porta anche a discriminazione nella qualità del trattamento.
Belgio
Non esistono vere e proprie liste d’attesa per un ricovero in Belgio, e questo soprattutto perché molti dei medici hanno un rapporto di lavoro autonomo ed hanno forte voce in capitolo nella gestione dell’ospedale. Il numero dei chirurghi è elevato.
Non c’è un vero e proprio “Sistema Sanitario Nazionale”, ma un Fondo nazionale della previdenza sociale che retribuisce il personale sanitario autonomo e dipendente allo stesso livello e per gli stessi importi. Per ogni atto sanitario il paziente deve pagare una quota di tasca propria corrispondente al 15% della tariffa, ma fino ad un importo
limitato.
Portogallo e Francia i due paesi virtuosi che hanno abbattuto questo fenomeno.
Analizziamo il modello adottato in Portogallo.
Per ridurre i tempi d’attesa negli ospedali, il Portogallo ha adottato un modello che funziona e che trasforma le liste d’attesa in tempi d’attesa con diritto per il malato a un voucher da utilizzare in qualunque struttura pubblica se non viene operato nei termini previsti. In questo modo ci guadagnano sia i pazienti che gli ospedali.
Il Portogallo, come l’Italia non ha molte risorse per finanziare il suo Servizio Sanitario Nazionale (spesa sanitaria pro-capite: €2.150 – €2.446 in Italia).
Negli ultimi decenni sono adottati numerosi provvedimenti, molti dei quali costosi ed inefficaci, con l’obiettivo specifico di ridurre le liste di attesa, nessuno però ha portato ai risultati sperati.
Nel 2004, però nasce una nuova prospettiva: il SIGIC (Sistema Integrado de Gestão de Inscritos para Cirurgia).
Un nuovo approccio che si avvale di un potente sistema informatizzato che raccoglie in maniera trasparente e sicura (in termini di privacy) tutti i dati su tempi di attesa, volumi di prestazioni e performance degli ospedali pubblici e privati.
Il principio alla base del SIGIC è che se un paziente non è operato entro il tempo prefissato ha diritto ad un voucher con cui può essere trasferito ad un qualsiasi altro ospedale (pubblico o privato del Portogallo) ed essere operato (sempre gratuitamente) nei tempi prestabiliti.
Il vantaggio per i pazienti è evidente: una volta raggiunto il 70% del tempo massimo di attesa per il loro intervento nel loro ospedale di riferimento, possono chiedere di essere trasferiti ad un’altra struttura pubblica o privata ed essere operati immediatamente.
Ma cosa ci guadagnano gli ospedali ad essere efficienti aldilà di una buona reputazione?
La risposta è semplice: se un ospedale opera un paziente di sua pertinenza, questo viene rimborsato in base al DRG corrispondente.
Se un paziente non è operato entro un tempo prestabilito (che varia a seconda della procedura e delle condizioni del paziente), ha diritto a spostarsi e scegliere attraverso il sistema informatico un qualsiasi altro ospedale che ha una buona performance ed un tempo di attesa inferiore.
L’ospedale che accoglie il paziente trasferito guadagna i soldi del rimborso che non andranno più all’ospedale di pertinenza ma al nuovo ospedale in cui il paziente è stato operato.
I soldi “viaggiano” con il paziente trasferito che costituisce una fonte di guadagno extra per gli ospedali più efficienti e clinicamente efficaci.
Dal 2012, è stata introdotta una penale del 10% del rimborso per gli ospedali che non riescono a rispettare i “tempi giusti”, che diventa un incentivo in più per migliorare e “trattenere” i loro pazienti.
Un sistema che ha azzerato le liste d’attesa in Portogallo.
I risultati del SIGIC:
- in cinque anni il tempo medio di attesa per una operazione chirurgica elettiva si è ridotto del 63%, da una media di otto mesi a soli tre mesi.
- Il numero di interventi fatti nelle strutture pubbliche e private è aumentato del 40% senza conseguenze per la qualità della performance.
- Nonostante un iniziale scetticismo nei confronti delle strutture pubbliche, si è osservato che non c’è mai stato, neanche agli inizi del programma, un esodo di massa dal pubblico al privato per i pazienti che avevano sforato i tempi di attesa.
- Tutte le strutture sia pubbliche che private hanno risposto al SIGIC aumentando la produttività per i pazienti di pertinenza durante l’orario lavorativo regolare ed in più hanno accresciuto la capacità produttiva aumentando le ore extra di lavoro per i pazienti trasferiti (intra moenia).
- Il privato ha assorbito il restante della domanda in eccesso.
E se il SIGIC venisse introdotto Italia? Potrebbe essere l’inizio di una nuova era per la sanità italiana.
Giuseppe Papagni
Fonti
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