Un articolo di qualche riga, ma di grande significato morale e professionale quello che oggi l’infermiera romana Paola Romanazzi ha scritto sul noto giornale nazionale “La Repubblica” come suo sfogo per chiarificare il ruolo di questa professione all’interno del sistema sanitario e sociale.
“Non siamo paramedici, non siamo minimedici, non siamo la brutta copia dei medici. Siamo infermieri. Professione complementare e parallela alla parte medica. Io ho scelto la sala operatoria. L’infermiere è laureato, è specializzato, è nella ricerca, si aggiorna, scrive e pubblica”.
Un infermiere dotato di sensibilità, di cuore, di paure, di preoccupazioni nel curare con dignità il paziente, essendo sempre vicino a lui e ai suoi familiari anche quando è stanco dopo dei turni massacranti, che si danna quando il sistema non lo pone in condizione di svolgere il proprio lavoro, quando dicono che non ci sono soldi per pagare dignitosamente il suo lavoro al quale è obbligato a turnare a causa di carenza di personale, ma è capace anche di sorridere dopo aver contribuito con le sue competenze e professionalità al successo di guarigione di coloro dei quali si prende cura.
La collega pone una parentesi anche sul momento critico che sta vivendo questa professione, con una pressione mediatica esercitata da organi di comunicazione che si accanisce per ogni presunto caso di malasanità anche quando l’infermiere in certe situazioni non c’entra nulla.
Mette in evidenza anche una preoccupazione, forse anche la più seria, che riguarda al diritto alle cure, disattese dalle politiche economiche stringenti che costringono molti cittadini a rinunciare, diventando anche loro vittime di un sistema che sta perdendo il suo obiettivo principale: la tutela della salute pubblica!
Conclude l’articolo con una frase che merita di essere riportata così com’è: “l’infermiere non cura semplicemente, ma si prende cura”.
La redazione Nurse Times è orgogliosa di avere colleghi come l’infermiera Paola Romanazzi, che grazie ai loro sacrifici quotidiani si mettono sempre in discussione, anche attraverso i canali mediatici, al fine di far conoscere una professione ancora molto confusa dall’opinione pubblica e poco gratificata ma che mantiene ancora un forte appeal tra i nostri giovani.
Savino Petruzzelli
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