L’educazione sanitaria è davvero così importante?
Al giorno d’oggi la sanità italiana è soggetta dell’influenza di molteplici fattori negativi:
- la spending review;
- la rivalutazione con la successiva destrutturazione delle strutture sanitarie che genera a sua volta una riduzione dell’effettiva efficienza;
- la politica dei ticket sanitari;
- la scarsa conoscenza in materia d’igiene e salute della popolazione nel suo complessivo.
Quest’ultimo incide più di tutti perché una popolazione che non dispone della conoscenza è più vulnerabile e debole, quindi poco informata sui corretti comportamenti e stili di vita da seguire.
A causare ciò vi è prima di tutto l’uso spasmodico del web per ricorrere ad autodiagnosi di patologie, ma anche per ricercare informazioni errate e fuorvianti sullo stile di vita.
Poi abbiamo l’uso improprio di farmaci (terapia fai da te).
Per concludere l’inadeguata o inattuata informazione ed educazione sanitaria svolta da parte dei professionisti sanitari (derivato da uno scarso aggiornamento).
Ma cos’è l’educazione sanitaria?
E’ un’attività di comunicazione intesa ad incrementare la salute, ad eliminare i fattori di rischio e a prevenire le malattie, rivolta a soggetti singoli, come pure alla popolazione intera.
Secondo l’OMS: “l’educazione sanitaria ha lo scopo di aiutare la popolazione ad acquisire la salute attraverso il proprio comportamento e i propri sforzi…”.
Due sono gli obiettivi principali: PROTEZIONE della salute (dall’alto, da parte di organi istituzionali e giuridici), e PROMOZIONE della salute (dal basso, da parte dei singoli individui).
A dare maggior carico vi sono stati alcuni documenti storici che hanno approfondito la tematica e dunque l’attività dell’educazione sanitaria:
- La Dichiarazione di Alma Ata (OMS,1978);
- La Carta di Ottawa per la Promozione della Salute (OMS,1986);
- La Dichiarazione di Jakarta (1997);
- La Costituzione dell’Unione Europea (Roma, 29 ottobre 2004);
- La Costituzione della Repubblica Italiana (art. 32).
Per mettere in pratica l’educazione sanitaria, i professionisti hanno a loro completa disposizione molteplici mezzi: campagne informative (articoli di stampa, spot televisivi, spot radiofonici, manifesti, depliant), opuscoli informativi, materiale scritto, poster, manifesti, conferenze, lezioni, workshop, gruppi di discussione, programmi e materiale informatico, e quello più utile, cioè “il contatto individuale” o counselling.
Sulla tematica è stato eseguito un sondaggio con somministrazione di questionari rivolto a tutti.
Il questionario, strutturato su 11 quesiti, è stato creato con l’ausilio di Google Moduli e distribuito su uno dei principali mezzi di social media (Facebook).
E’ stata garantito l’anonimato di ogni singolo questionario, anche perché non sono stati richiesti dati personali e sensibili. Al sondaggio hanno partecipato 167 persone, ma soltanto 154 persone hanno risposto a tutti i quesiti proposti.
Dall’analisi dei dati si è ricavato che: il 75,5 % dei partecipanti (117 persone) hanno sostenuto di sapere cosa fosse l’educazione sanitaria (contribuendo anche ad una breve descrizione di esso), a differenza invece del 24,5 % che non lo sapeva.
Oltre il 96 % dei partecipanti ha affermato che attuerebbe l’educazione sanitaria a tutta la popolazione.
Un dato interessante invece riguarda la conoscenza di tecniche di comunicazione per la trasmissione d’informazioni: infatti 50,6 % ha dichiarato di conoscere tecniche di comunicazione (rispondendo alla domanda successiva elencandone alcune), ma anche il 49,4 % dei partecipanti ha dichiarato di non conoscerle.
Il 55,9 % (dato importante) ha sostenuto che un’adeguata educazione sanitaria ridurrebbe il ricorso inutile alle strutture sanitarie.
A tal proposito è stato pubblicato sulla rivista SCENARIO (Vol. 34, issue 3, 2017) giornale italiano ufficiale dell’ANIARTI, un indagine antropologica sul problema degli accessi “impropri” in pronto soccorso.
Infine l’ 84,9 % dei partecipanti ha dichiarato di essere favorevole ad uno studio approfondito della materia in sede di corso di laurea per poter affrontare al meglio l’obbiettivo della promozione della salute.
Da quest’indagine si è giunti alla conclusione che la strada per garantire un’adeguata informazione della popolazione è ancora lunga, ma che gli attuali professionisti sanitari, come pure i futuri professionisti che si stanno formando, sono ben propensi all’ideale e soprattutto sono motivati all’interesse della popolazione.
In allegato potrete prendere visione del modello di questionario e i risultati rinvenuti.
Fava Pasquale
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