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L’importanza della prevenzione psicologica in gravidanza e competenza infermieristica

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Gravidanza sicura per mamma e neonato anche dopo cure oncologiche
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La gravidanza è un periodo di forti cambiamenti per la donna, sia fisiologici che psicologici. Gli agenti stressanti sono tanti e spesso difficili da gestire.

Oggi, le donne incinte possono avere tantissime cure per la propria salute fisica, ma si trascura quasi sempre quella psicologica. Eppure, diversi studi hanno dimostrato che nel periodo della gravidanza e nel post-partum, molte donne sperimentano disturbi dell’umore e disturbi d’ansia.

Frequente, nel periodo puerpuerale è la cosiddetta maternity blues, una sindrome definita para-fisiologica, in quanto tende a regredire spontaneamente entro pochi giorni dall’espletamento del parto. I sintomi sono ansia, senso di inadeguatezza rispetto al ruolo genitoriale, sbalzi d’umore e tristezza associata a pianto. Se non trattata, potrebbe progredire in depressione puerpuerale. Ecco perché si rivela fondamentale il supporto dell’infermiere/a (o ostetrico/a). Competenza infermieristica, oltre al supporto psicologico, è anche la valutazione dello stato emotivo e psicologico dell’assistita. Se si rileva il rischio di depressione o anche solo un forte senso di stress, è buono consigliare alla donna un consulto psicoterapeutico.

Una condizione più grave è la depressione post-partum (o puerpuerale). Dobbiamo però dire che non è corretto parlare di depressione post-partum, bensì di depressione peri-partum, in quanto questo problema, nel 50% dei casi, esordisce già durante la gravidanza. Inoltre, il 10-15% delle donne che sviluppano questo disturbo sono già affette da disturbi dell’umore o della personalità spesso non diagnosticati. Un altro fattore scatenante si ritiene essere il Metildopa, un farmaco antipertensivo, che attraverso l’alterazione ormonale, la riduzione del flusso sanguigno cerebrale e la compromissione della funzione dei neuroni, induce allo sviluppo di disturbi dell’umore. C’è poi chi sostiene che, un fattore predisponente, possa essere l’esposizione delle donne al batterio Prevotella: difatti, le donne con diagnosi di depressione post-partum talvolta presentano nelle feci una maggiore abbondanza di questo batterio. I sintomi di questo disturbo sono quelli normali del disturbo depressivo, quindi tristezza persistente, disturbi del sonno, inappetenza, anedonia, inadeguatezza rispetto al ruolo genitoriale, sensi di colpa, pensieri intrusivi e, talvolta, pensieri suicidi.

Essendo i farmaci antidepressivi una causa frequente di aborto spontaneo, si è soliti non prescrivere nulla, ma non trattare un disturbo dell’umore diagnosticato potrebbe essere un grave errore. Quindi, durante la gravidanza, la terapia farmacologica dovrà essere ridotta al minimo dosaggio e solo al bisogno, dovrà continuare o iniziare un percorso psicoterapeutico, tutti gli operatori sanitari dovranno offrirle supporto emotivo e psicologico, evitare che questa assuma troppi farmaci differenti, evitare brusche interruzioni del trattamento farmacologico e monitorare costantemente l’embrione/feto.

Sarà importante gestire correttamente l’assistita, in quanto, questa condizione, può avere anche caratteristiche psicotiche: in tal caso, si parlerà di depressione perinatale con sintomi psicotici o psicosi puerpuerale. La psicosi puerpuerale è un disturbo molto grave che in genere esordisce entro un mese dal parto. Se non la si riconosce in tempo, questa condizione potrebbe portare la donna ad una ideazione anticonservativa strutturata e all’infanticidio. Questo disturbo è caratterizzato da deliri, allucinazioni, insonnia, comportamenti bizzarri, fluttuazioni del tono dell’umore, preoccupazione ossessiva e manie di persecuzione.

Si capisce, quindi, quanto sia importante assistere la donna anche psicologicamente durante la gravidanza e, perché no, anche sensibilizzare a questo tema, in quanto molte donne hanno paura di rivolgersi ad un esperto perché temono che questi sentimenti siano un qualcosa di sbagliato, che loro stesse siano sbagliate. Bisogna combattere anche questo stigma: la donna in gravidanza non è obbligata ad essere felice, e se pure presentasse sintomi depressivi, questo non significa che non sarà una buona madre in futuro. Anzi, gestire in tempo questi sintomi, potrebbe aiutarla a conoscersi meglio come persona e anche ad essere un genitore migliore in futuro. Così come è importante fare costanti controlli per accertarsi del benessere fisico, tanto lo è esaminare la propria psiche e prevenire eventuali problemi.

Giuseppe Gervasio

RIFERIMENTI

Achtyes, E. et al. (2020) Inflammation and kynurenine pathway dysregulation in pst-partum women with severe and suicidal depression. Brain, Behavior, and Immunity.

Brockington, I. et al. (2017) Suicide and filicide in postpartum psychosis. Archivies of Women’s Mental Health.

Cartabellotta, A. et al. (2015) Linee guida per la salute mentale della donna in gravidanza e dopo il parto. Evidence.

Grecchi, A. et al. (2016) Diagnosi e trattamento di un caso di psicosi puerpuerale con sintomi schizofrenici e mancato suicidio-infanticidio. Psichiatria Oggi.

Jarbrink-Sehgal, E. et al (2020) The gut microbiota and mental health in adults. Current Opinion in Neurobiology.

O’Hara, M.W. et al. (2014) Perinatal mental illness definition, description and aetiology. Best Practice and Research Clinical Obstetrics and Gynaecology.

Payne, J.L et al. (2019) Pathophysiological mechanisms implicated in postpartum depression. Frontiers in neuroendocrinology.

Wicinski, M. et al. (2020) Methyldopa as an inductor of postpartum depression and maternal blues: a review. Biomedicine and Pharmacotherapy.

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