Attivo all’ospedale milanese il servizio di teleassistenza che non lascia sole le donne.
Diventare madre è complesso sotto molti punti di vista: da una parte c’è l’immensa gioia di portare in grembo il tuo bambino, dall’altra l’ansia di tutto ciò che questa meravigliosa esperienza comporterà. Sarò in grado di prendermi cura di mio figlio? Nascerà in salute? Soffrirò durante il parto? Allo stesso tempo, anche chi ha partorito da poco deve gestire non pochi pensieri relativi all’accudimento del neonato.
A queste naturali preoccupazioni, in questi ultimi due anni, si sono aggiunte anche le difficoltà e le paure che la pandemia porta con sé. Il Covid-19 ha, infatti, reso le cose particolarmente pesanti per le neo-mamme, le quali si ritrovano a dover affrontare la paura di essere positive e le lunghe quarantene a casa, con la preoccupazione per la salute propria e del piccolo.
Partendo da tali considerazioni, all’ospedale Niguarda di Milano è “nata” la figura dell’ostetrica di famiglia e di comunità (OfeC), che funge da raccordo tra l’ospedale e il consultorio familiare. “Nell’ultima ondata il numero di donne in gravidanza positive al virus è stato ed è abbastanza rilevante, anche rispetto al 2020 – spiega Maria Chiara Zecchin, ostetrica del Dipartimento Materno infantile –. Ciò ha reso ancora più evidente il bisogno di creare una rete di sostegno attraverso l’implementazione delle cure territoriali, per continuare a supportare le neomamme una volta dimesse dall’ospedale”.
Queste vengono segnalate e inviate alle ostetriche del territorio per essere seguite nel loro percorso di negativizzazione. Utilissimo in questo senso è il servizio di teleassistenza, che assicura un controllo a distanza ma costante. “Le donne non devono pensare a nulla – raccontano Stefania Raffaldoni e Mara Alberti, ostetriche del Consultorio Familiare di Via Cherasco –. L’ostetrica dell’ospedale ci segnala i dati anagrafici della mamma positiva il giorno stesso della dimissione. Una volta ricevuto il nominativo, entro 72 ore di tempo la contattiamo a casa”.
Uno degli obiettivi di questo progetto consiste infatti nel migliorare l’integrazione tra ospedale e territorio tramite una presa in carico che sia il più veloce possibile per far sentire la donna meno sola. “È importante che queste mamme sappiano di avere un punto di riferimento che possa rispondere ai dubbi e ridurre in loro il senso di spaesamento”, continua Raffaldoni.
Grazie alla teleassistenza l’ostetrica può valutare lo stato di benessere organico della neo-mamma rispetto al Covid-19. “Dobbiamo individuare la presenza di un’eventuale sintomatologia, valutarne la gravità e se questa può in qualche modo creare problemi legati alla gravidanza – spiega Raffaldoni –. Monitoriamo quindi alcuni parametri, come ad esempio la frequenza cardiaca e la respirazione. Tra i vari accertamenti proponiamo anche il test del cammino, che permette di rilevare il livello di saturazione”. Se i dati raccolti dovessero suggerire una possibile alterazione dello stato di salute a causa del virus, la donna viene immediatamente inviata all’ambulatorio ostetrico o al Pronto soccorso.
Ma non solo frequenza cardiaca, saturazione, respir Lo scopo del supporto è anche valutare la condizione emotiva della donna in questa situazione particolare. “Alcune di loro hanno bisogno di supporto psicologico – conferma Alberti –. Per cui è importante avere agganci anche con professionisti che possono prendersi cura di quell’aspetto. Il sostegno fornito dal Consultorio Familiare è a 360 gradi, comprendendo ginecologi, infermieri, psicologi, assistenti sociali e altre figure professionali oltre che le ostetriche. Peccato che in pochi siano a conoscenza della varietà dei nostri servizi”.
In effetti, nei Consultori l’accoglienza non si limita alla donna ma anche alla coppia, fino a estendersi a tutto il nucleo familiare. Ad esempio, durante la gravidanza vengono organizzati corsi di accompagnamento alla nascita insieme a incontri informativi sugli stili di vita da adottare e le vaccinazioni raccomandate. Per questo, durante la teleassistenza, l’ostetrica di famiglia e comunità cerca di coinvolgerle in tutte le attività organizzate dal consultorio.
“Organizziamo molti gruppi che si incontrano online tramite Zoom – racconta Raffaldoni -. Alle donne affette da Covid-19 inviateci dalla degenza di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Niguarda proponiamo sempre di partecipare a questi incontri. Lo facciamo per dar loro la possibilità di avere supporto anche da altre donne oltre che dagli operatori sanitari del consultorio ed evitare la solitudine e tutti i sentimenti negativi che concorrono di pari passo”.
Finora i riscontri delle neo-mamme su questo servizio sono stati più che positivi. Molte hanno espresso entusiasmo proprio perché hanno avuto quel momento di ascolto e rassicurazione di cui avevano bisogno. Questo è il segnale che ospedale e territorio devono continuare a lavorare in sinergia. “La figura dell’ostetrica di comunità è nata secondo l’ottica di garantire degli standard di cura appropriati – conclude Zecchin –. E ci auguriamo che il futuro dell’assistenza prosegua in quell’orizzonte”.
L’ostetrica di famiglia e comunità è infatti la professionista che, per specifica formazione e nell’ottica della Medicina d’iniziativa, offre cure di prossimità, assistenza capillare sul territorio, intercettando donne di tutte le età e fasce sociali, garantendo prevenzione, cura, assistenza dall’età puberale all’età riproduttiva, fino a quella del climaterio-menopausa e post-menopausale.
“Si tratta di una figura chiave per la cura, intesa come ‘care’ della madre e del bambino – conclude Laura Zoppini, direttore delle Professioni sanitarie e sociali di Niguarda –. Garantentisce la continuità assistenziale nelle comunità dove le donne vivono. Inoltre garantisce molti effetti e un impatto positivi sul sistema di cure rivolto alle donne e alle loro famiglie”.
Redazione Nurse Times
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