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Lavorare come infermiere in Svizzera

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Lavorare come infermiere in Svizzera
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Ringraziamo il collega T.C. per la sua disponibilità. La sua intervista a beneficio dei colleghi che volessero cogliere qualche opportunità lavorativa in Svizzera

1. Puoi raccontarci brevemente come nasce la scelta di lavorare in Svizzera?

La scelta di lavorare in Svizzera è stata dettata da due fattori, che hanno avuto il medesimo peso sulla decisione.

Il primo motivo è il fattore geografico, essendo originario di Luino (comune confinante con il Canton Ticino).

Il secondo motivo è la bassa/scarsa offerta di lavoro italiana. Nel giro di un mese dalla Laurea ho consegnato, circa, 80 curricula (30 in Svizzera e 50 in Italia) in varie aziende/enti. Ho ricevuto solo 4 risposte, due provenienti dalla Svizzera e 2 dall’Italia. Entrambe le proposte svizzere prevedevano un anno di contratto a tempo determinato rinnovabile con un contratto a tempo indeterminato. Le proposte italiane prevedevano, in un primo caso un contratto di due mesi e stop, nell’altro caso l’apertura di partita iva. Quindi la mia scelta è stata semplice…

Il fattore economico è importante ma non determinante, infatti la mia prima scelta era l’Italia. In passato avevo già rinunciato ad un contratto a tempo indeterminato in Svizzera.

2. In quale struttura lavori? Com’è il rapporto con gli altri colleghi?

Attualmente lavoro in una Residenza medicalizzata, nel luganese. Un istituto privato con posti letto dedicati alla geriatria, Morbo di Parkinson, riabilitazione e soggiorni temporanei.

Il rapporto con i colleghi è ottimo, il team è formato da medici, fisioterapisti, infermieri, oss, assistenti di cura, ausiliari alle cure, animatori, tirocinanti e tirocinanti apprendisti. Il resto dei professionisti è formato da collaboratori esterni.

Il team è multietnico (Svizzera, Italia, Francia, Romania, Croazia, Serbia, Bosnia, Polonia, Germania, Iraq, Portogallo, Olanda).

3. La preparazione e la formazione italiana differisce da quella Svizzera?

La preparazione di un infermiere in Svizzera è molto simile a quella italiana. Esistono però due possibilità formative, una è data dalla SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana) e poi la Scuola Cantonale per Infermieri, entrambe prevedono un percorso triennale, il primo è un percorso universitario, il secondo no.

Una differenza che ho notato parlando e lavorando con i colleghi di formazione svizzera è che nel loro percorso di formazione sono previste meno ore di tirocinio in confronto all’Italia.

4. Quali sono gli step per un infermiere italiano che voglia candidarsi per un’opportunità lavorativa nelle strutture private Svizzere? Per quelle pubbliche?

Un infermiere italiano che voglia candidarsi presso un istituto/ente privato deve semplicemente inviare il proprio curriculum. Per quanto riguarda gli enti pubblici bisogna controllare i bandi, esposti sui siti internet aziendali o dei comuni in cui si trovano i vari istituti.

Contemporaneamente deve ottenere l’equipollenza del proprio titolo di studio presso la Croce Rossa Svizzera, è un servizio a pagamento, io nel 2012 ho pagato circa 500 Franchi svizzeri, ora i prezzi sono aumentati da 600 Franchi svizzeri in su. Anche la telefonata alla CRS è a pagamento.

Seguono delle considerazioni personali.

In questo periodo le preferenze sono date, nell’ordine, ai/agli:

  1. svizzeri;
  2. residenti in Svizzera;
  3. domiciliati in Svizzera con permesso di lavoro B;
  4. frontalieri con permesso di lavoro G e con formazione svizzera;
  5. frontalieri con permesso di lavoro G, 6. a chi è in possesso di formazione come Coordinatore e/o Supervisore RAI (Resident Assessment Instrument);
  6. a chi sa utilizzare lo strumento RAI.

Ha sempre un vantaggio chi conosce le tre lingue nazionali.In questo momento storico gli stranieri che non sono in possesso dei punti 2, 3, 4 e 5 sono molto penalizzati. Negli enti pubblici senza i punti 2 e 3 è praticamente impossibile essere assunti.

5. Molti colleghi italiani vista la crisi occupazionale in patria sarebbero disposti ad emigrare anche in Svizzera. Quali sono i compensi e gli orari di lavoro?

I compensi dipendono molto dal tipo di istituto/ente in cui si lavora. Esistono differenze tra pubblico e privato e tra enti ospedalieri e residenze per anziani. Questo perchè esistono vari tipi di contratti di lavoro collettivi e perchè le strutture private possono non allinearsi a questi contratti e crearne di propri.

Altro fattore da tenere in considerazione, per chi è frontaliero, è il cambio del Franco svizzero che può influenzare il compenso a fine mese.

In ogni caso, i compensi sono superiori rispetto a quelli italiani, ma in linea con altri paesi europei.

Per quanto riguarda gli orari non ci sono grosse differenze tra pubblico e privato. In genere i giorni lavorativi mensili sono 21-22 divisi in turni da 8 ore e mezza (mezz’ora di pausa obbligatoria), di conseguenza i giorni liberi risultato 8-9.

Nelle residenze per anziani esistono i turni spezzati, faccio un esempio: 7:00-12:30, pausa, si riprende alle 17:00-19:30.

Ferie: si hanno 4 settimane l’anno fino ai 40 anni, 5 settimane dai 40 anni ai 50 anni, oltre i 50 anni si hanno 6 settimane l’anno fino alla pensione, che si raggiunge al compimento dei 64 anni per le donne e i 65 per gli uomini.

Non c’è l’obbligo di andare in pensione con 40 anni di contributi, come in Italia, tutti vanno in pensione a 64 e 65 anni. Si può andare in pensione anticipata a 62 e 63 anni, ma perdendo il 10% della pensione.

Per le donne, la maternità ha una durata di 3 mesi.

Ultima cosa da tenere in considerazione è la possibilità di essere licenziati dall’oggi al domani. Per i residenti e i domiciliati esiste un sistema di welfare che garantisce una quota dell’ultimo stipendio per due anni, per i frontalieri non esiste welfare. Le tutele sindacali sono comunque inferiori paragonate a quelle italiane.

6. Qual’è il messaggio che senti di dare ai tanti giovani colleghi alle prese con la piaga della disoccupazione?

Questa è la domanda più difficile…

Se fossi più giovane e sapessi una lingua andrei subito all’estero. Per chi decide di rimanere posso solo dire di non demordere e se potete specializzatevi e quando è possibile non accettate lavori sottopagati.

Sperando di essere stato utile.

T.C.

Grazie T.C. Ti faccio i miei migliori auguri per il tuo lavoro, ringraziandoti a nome dei colleghi italiani che sicuramente leggendoti saranno più consapevoli ed informati su un’eventuale scelta lavorativa verso questo paese. 

Giuseppe Papagni

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