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La professione più ‘abusata’ è quella degli infermieri

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A seguito delle affermazioni dei medici dell’osservatorio sanitario di Napoli, il presidente IPASVI La Spezia Francesco Falli recuperando i dati dei NAS ha confermato un dato statistico dove la professione sanitaria più abusata, è quella dell’Infermiere.

Prosegue Falli che: “gli osservatori partenopei conoscessero le attività già oggi poste in essere da un Infermiere (quindi, senza assolutamente tirare in ballo il comma 566), si renderebbero conto che l’abuso di questa Professione può fare dei morti, senza tanti giri di parole. Non voglio annoiare nessuno, ma basta pensare al ruolo di un Infermiere nella somministrazione del prodotto farmaceutico, di cui è per norma di Stato “garante” (cfr DM 739/1994).

Incidenti, errori, eventi avversi che si verificano anche quando siamo “veri” Infermieri, ma lavoriamo sotto organico o senza apposita formazione, vedi i risultati della famosa ricerca internazionale RN4CAST, svolta in molti Paesi anche europei, e finalmente approdata anche in Italia. Concetti che rientrano a pieno titolo nella gestione del risk management, un argomento che l’Osservatorio sanitario di Napoli dovrebbe conoscere, visto che ha prodotto lo scorso anno un evento dedicato.”

Concludendo la nota il presidente IPASVI La Spezia spiega che, quando un Infermiere sostiene la cultura della propria crescita professionale, e quella della categoria, non lo fa mai in una ottica di sottrazione, tantomeno verso gli amici medici.

“Non ho mai capito questa alzata di scudi preventiva, quando in tutti i Paesi normali il ruolo dei responsabili del Nursing è riconosciuto, sostenuto, apprezzato per prima cosa proprio dai medici, consapevoli dell’effetto delle cure infermieristiche sull’assistito: di questo ho avuto modo di diretto riscontro nelle mie tre esperienze professionali all’estero, per conto del nostro Dipartimento per la Cooperazione allo Sviluppo, nel corso delle quali ho conosciuto sanitari di diverse realtà. Sono queste manifestazioni interne, italiane, di non conoscenza del contesto che lasciano l’amaro in bocca, perché permettono di capire il livello del confronto.”

A questo punto non ci sono tavoli tecnici che tengano: non può essere sinceramente possibile capire il senso della cosa, serve prima una crescita culturale che non può aversi a botte di decreti, commi, leggine.
Se questo vale per il personale del comparto, vale altrettanto per chi crede di sapere tutto, e non sa di non sapere.

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