Con l’ipotesi di contratto 2022-2024 (in allegato), la sanità pubblica vede l’introduzione della figura dell’Assistente Infermiere, un’evoluzione dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) pensata per supportare gli infermieri in ambito sanitario e organizzativo. Ma questa novità solleva dubbi: è davvero un passo avanti o rischia di creare sovrapposizioni e svalutare il ruolo dell’infermiere? Analizziamo i punti critici di questa nuova figura.
Un’evoluzione o una sovrapposizione di competenze?
L’Assistente Infermiere viene descritto come un operatore in possesso della qualifica di OSS, arricchita da competenze aggiuntive per collaborare con gli infermieri. Tuttavia, alcune funzioni attribuite a questo profilo, come il primo soccorso o le attività sanitarie dirette, sembrano sovrapporsi al ruolo dell’infermiere, creando potenziali ambiguità operative.
I dubbi sulle competenze
Nonostante la formazione aggiuntiva prevista, la qualifica di Assistente Infermiere rimane distante dalla preparazione accademica degli infermieri, che segue un percorso universitario specifico.
Questo solleva interrogativi:
- Gli Assistenti Infermieri saranno in grado di gestire situazioni cliniche complesse?
- La loro presenza rischia di abbassare gli standard qualitativi dell’assistenza sanitaria?
Un rischio per la professione infermieristica
La categoria infermieristica ha già espresso perplessità. L’introduzione dell’Assistente Infermiere potrebbe rappresentare una minaccia alla valorizzazione del loro ruolo, frutto di anni di lotte per il riconoscimento professionale.
Svalutazione del lavoro infermieristico?
Con l’inserimento di questa figura, si teme che alcune attività tipicamente infermieristiche vengano delegate, spingendo verso una visione della professione come semplice mansione operativa. Questo rischia di allontanare ulteriormente il riconoscimento degli infermieri come professionisti autonomi e altamente qualificati.
Problemi organizzativi e costi mascherati
Anche sul piano organizzativo, l’Assistente Infermiere potrebbe introdurre più problemi che benefici:
1. Formazione e regolamentazione: La definizione delle competenze e il percorso formativo restano ancora vaghi, nonostante i riferimenti agli Accordi Stato-Regioni.
2. Integrazione nei team: Il rischio di conflitti tra figure professionali è elevato, specialmente in assenza di linee guida chiare.
3. Costi nascosti: Sebbene la figura venga presentata come “senza incremento di spesa”, i costi per la formazione e l’integrazione degli Assistenti Infermieri potrebbero pesare sui bilanci già limitati del SSN.
La qualità dell’assistenza è davvero al centro?
L’obiettivo dichiarato di questa nuova figura è migliorare l’assistenza sanitaria, ma i rischi di un impatto negativo non sono trascurabili:
- Riduzione della qualità: La delega di attività sanitarie a personale con una formazione meno approfondita potrebbe compromettere gli standard.
- Disorientamento per i pazienti: La moltiplicazione dei ruoli potrebbe confondere chi usufruisce dei servizi, creando incertezza su chi è responsabile di cosa.
Una figura da rivedere?
L’idea di potenziare i team assistenziali è valida, ma l’Assistente Infermiere, così come delineato, sembra più una soluzione rapida a carenze di personale che una strategia a lungo termine. Piuttosto che introdurre figure intermedie, sarebbe più opportuno investire sulla valorizzazione e sull’assunzione di infermieri qualificati.
La sanità pubblica non può permettersi compromessi sulla qualità dell’assistenza. L’introduzione di nuove figure deve essere accompagnata da un piano chiaro, basato su criteri rigorosi e sull’ascolto delle categorie professionali coinvolte.
Redazione Nurse Times
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