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La7 “Tagadà”. Simeu: “Il professionista del triage dell’emergenza sanitaria è l’infermiere”

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Anche Maria Pia Ruggieri, presidente della SIMEU (Società Italiana di medicina di emergenza-urgenza) esprime critiche verso le sconvolgenti affermazioni emerse durante la trasmissione Tagadà di La7 (VEDI): “chiediamo una rettifica affinché un’errata comunicazione ai cittadini non metta in discussione la fiducia della popolazione nei confronti del Ssn”.

Una pioggia di richieste di rettifica si abbattono sull’indirizzo mail del direttore dei programmi televisivi di La7, dopo quella richiesta dalla nostra Redazione (VEDI) e quella della FNC Ipasvi (VEDI) anche la presidente della SIMEU avanza richiesta di rettifica. Nurse Times, primo giornale d’informazione infermieristica a darne notizia (VEDI), seguirà da vicino questa vicenda, con l’auspicio che arrivino delle scuse ufficiali, dovute, e pubblicate delle rettifiche richieste da tutto il mondo sanitario.

La figura dell’infermiere di triage è una figura regolamentata dal nostro ordinamento e che prevede l’acquisizione di competenze specialistiche e post base. Viene svolta, quindi, da un infermiere che, dopo un periodo di esperienza professionale specifica in pronto soccorso e a seguito di un corso formativo ad hoc, prevista in Italia già dal 1996, funzione attribuita per legge ad “un infermiere adeguatamente formato che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio”.

Così come affermato nelle linee guida sul sistema di emergenza – urgenza sanitaria (VEDI) in applicazione del D.P.R. 27 marzo 1992 del Ministero della Sanità (VEDI).

La richiesta di rettifica della SIMEU:

“Il professionista del triage dell’emergenza sanitaria è quindi l’infermiere: attraverso una formazione specifica, basata sulla metodologia del problem solving, e attraverso l’esperienza quotidiana in area critica, l’infermiere apprende il corretto processo metodologico decisionale per il triage telefonico nelle centrali operative del 118 e per il triage ospedaliero. Dopo il triage, il medico e l’infermiere continuano la presa in carico come équipe per gli accertamenti e le cure del caso.

I Pronto Soccorso italiani accolgono in media ogni anno oltre 20 milioni di persone, circa un terzo di tutta la popolazione italiana. E il sovraffollamento delle strutture di emergenza è un fenomeno ormai endemico che si può affrontare unicamente con soluzioni di tipo organizzativo. L’indiscussa professionalità dell’infermiere di Pronto Soccorso, a cui la normativa nazionale affida il triage, è uno dei cardini del sistema d’emergenza sanitaria.

Il Sistema sanitario nazionale riconosce perciò all’infermiere la capacità decisionale di collocare il paziente giusto, nel tempo giusto, nel posto giusto, secondo il livello giusto di assistenza di cui necessita. E organizzando l’intervento successivo alla valutazione del caso, con una corretta gestione e ottimizzazione delle risorse. In Italia, come nel resto del mondo, il triage è volto a standardizzare le procedure di valutazione e regolamentare in modo affidabile gli accessi dei pazienti che sopraggiungono nei Pronto Soccorso sempre più affollati. La standardizzazione aumenta la sicurezza dei pazienti e facilita l’equità d’accesso alle strutture di emergenza garantendo la qualità delle cure alla popolazione.

Durante la puntata di Tagadà, andata in onda su La7 venerdì 18 marzo 2016, tutto questo è stato negato a fronte di opinioni personali prive di fondamento e fonte di errata informazione rivolta al pubblico televisivo della trasmissione.

Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza rappresenta circa 3.000 medici e infermieri dell’emergenza sanitaria nazionale ed è impegnata nella formazione per l’acquisizione delle competenze dei professionisti del settore, medici e infermieri.

Inoltre ha contribuito a elaborare, insieme ad altre società scientifiche le linee di indirizzo oggi all’esame del Tavolo ministeriale sul triage.

La Società scientifica chiede una rettifica delle informazioni diffuse in occasione della trasmissione di venerdì 18 marzo, affinché un’errata comunicazione ai cittadini non metta in discussione la fiducia della popolazione nei confronti del Sistema sanitario nazionale, soprattutto in un momento di estrema necessità come è quello dell’accesso alle cure in urgenza”.

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