Riceviamo e pubblichiamo un contributo del dottor Giuseppe Brizi, infermiere Wound Care Speacialist.
La terapia larvale, anche definita astocoterapia o biochirurgia, è una forma di terapia medica che prevede l’utilizzo delle larve della mosca verde, anche chiamata Lucilla Sericata, nella rimozione dei tessuti devitalizzati andati incontro a necrosi, cibandosene e favorendo lo sbrigliamento per velocizzare il processo di Wound Healing.
Storia – Fin dall’antichità la terapia larvale ha trovato benefici nella guarigione delle ferite. I Maya la utilizzavano per cibarsi della sporcizia ed eliminare le aree necrotiche. Gli aborigeni australiani ancora oggi utilizzano questo trattamento nella medicina tradizionale.
Ambroise Parè (1510–1590) fu il primo medico ad annotare i benefici delle larve di mosca sui tessuti andati incontro a necrosi, nonostante le sue osservazioni iniziali si basassero solo sull’azione distruttiva sulle larve. La vera e propria applicazione a scopo terapico si ottenne durante la guerra civile americana da parte del medico John Forney Zacharias, il quale sosteneva che le larve avessero salvato molte vite, evitando ai soldati stati di setticemia. Negli Stati Uniti fu introdotto come trattamento non chirurgico di prima scelta già dagli anni Trenta, poi sospeso e reintrodotto negli anni Novanta, e approvato dalla Food and Drug Administration.
Quando si utilizza – Viene utilizzata quando i trattamenti di prima scelta, come debritment autolitico ed enzimatico, risultano inefficaci e si è impossibilitati a effettuare debritment chirurgico per mancanza di personale formato su patologie croniche, quali malattie vascolari in cui si risulterebbe a rischio sottoponendosi all’intervento, o per scelta del paziente.
Come si effettua – Il trattamento prevede l’applicazione di larve sterili appena nate della Lucilla Sericata sui tessuti umidi, in quanto questo microambiente ne favorisce la crescita e sviluppo. Nel caso in cui ci si trovi di fronte a ferite secche, si può ricorrere a un impacco di acqua salata mantenuto in sede per 48 ore. Si dovrebbero cominciare a riscontrare evidenti miglioramenti già dalle 48/72 ore successive all’inizio della terapia.
Studi – Uno studio condotto dal Dipartimento di Dermatologia e venereologia del Sahlgrenska University Hospital di Göteborg (Svezia). ha analizzato 74 pazienti con ulcere croniche di varia eziologia con comune denominatore “necrosi e slough”. L’86% delle ulcere necrotiche è stata sbrigliata con una singola applicazione, mentre il mancato sbrigliamento è avvenuto solo per la morte delle larve. Ulteriori benefici riscontrati sono stati la riduzione del cattivo odore delle 31 ulcere maleodoranti (58%). Il 41% dei pazienti ha tollerato bene la terapia, non lamentando dolore e continuandola fino alla guarigione.
L’utilizzo in Italia – In Italia l’utilizzo della biochirurgia è citata nelle linee guida delle lesioni da pressione della Regione Toscana solamente accennandone, ma non inserendole nella flow chart, nemmeno come consigliate.
Dott. Giuseppe Brizi – Infermiere Wound Care Speacialist
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