La risposta del presidente della Società italiana di Cure Palliative, al sig. Patrizio Cairoli, sui fatti accaduti 4 giorni fa e ripresi anche da Nurse Times nell’articolo “San Camillo Roma. Morire di cancro in pronto soccorso… qualche riflessione” non si fa attendere…
Nel comunicato il presidente della Società Italiana di Cure Palliative, la Società Scientifica che rappresenta le migliaia di professionisti (medici, infermieri, psicologi, ecc.) che operano ogni giorno con impegno nelle Reti di Cure Palliative, rilancia l’azione e l’impegno delle “Reti di Cure Palliative del nostro paese (a casa, in hospice, in ospedale), proprio per evitare drammatiche esperienze come quella vissuta dal padre del Sig. Patrizio Cairoli e dalla sua famiglia”.
Oltre ad esprimere la piena solidarietà alla famiglia Cairoli per quanto accaduto, il presidente si sofferma sulla mancata informazione sull’esistenza e sull’operatività di strutture e di operatori di Cure Palliative che si occupano di situazioni simili “con l’obiettivo prioritario di garantire ai malati qualità della vita e dignità fino agli ultimi giorni ed ore di vita. Questa semplice informazione e l’attivazione tempestiva di un percorso di Cure Palliative avrebbe probabilmente evitato una fine della vita tanto drammatica. La sua vicenda, però, impone anche qualche riflessione più generale”.
“Il Parlamento Italiano – continua nel comunicato – ha approvato all’unanimità nel 2010 la Legge 38 sulle Cure Palliative e la Terapia del dolore, una Legge che è riconosciuta come esemplare dagli altri Paesi Europei per questo tipo di cure: questa Legge tutela il diritto ad accedere alle Cure Palliative per i malati che si avviano alla fine della loro vita, qualunque sia la loro patologia e la loro età, e che si trovano ad affrontare, insieme alle loro famiglie, i tanti problemi collegati alla presenza di malattie non più guaribili e che sono spesso causa di grave sofferenza non solo fisica, ma anche psicologica, sociale e spirituale”.
Ed infine la denuncia della mancata attuazione della legge dopo sei anni dall’approvazione, con una situazione italiana a “macchia di leopardo” in moltissime Regioni del nostro Paese, con differenze sostanziali anche nella stessa regione.
“In più, dove sono attive le Cure Palliative – precisa il presidente nel comunicato – a domicilio o in hospice talvolta non lo sono in ospedale o viceversa”.
Il presidente conferma il suo impegno affinché non “si ripetano esperienze come quelle riportate nella lettera del Sig. Cairoli, con la speranza che drammatiche vicende come questa contribuiscano a rendere ancora più evidente la necessità di una diffusione più omogenea su tutto il territorio nazionale delle attività delle Reti di Cure Palliative, a garanzia di un diritto che deve essere garantito a tutti i cittadini, come stabilito da una Legge dello Stato”.
Redazione Nurse Times
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