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La grande fuga dai PS:”Io, medico neolaureatuo a gettone, guadagno 500 euro per un turno di notte senza essere specializzato”

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La grande fuga dai PS:”Io, medico neolaureatuo a gettone, guadagno 500 euro per un turno di notte senza essere specializzato”
Doctor and assistants with patient on Hospital Gurney in hospital corridor
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Un’ennesimo segnale di come il sistema sanitario nazionale fatichi ad andare avanti giunge dalla denuncia di un giovane camice bianco, che racconta il suo lavoro di «medico a gettone» in pronto soccorso senza aver maturato alcuna specializzazione o esperienza nel settore.

Sono un medico a gettone, gli ospedali mi chiamano quando hanno bisogno. Il mio contratto prevede che mi occupi di urgenze minori in pronto soccorso ma di notte siamo in due, e se il medico strutturato deve uscire per accompagnare un paziente grave in un altro ospedale, io resto da sola ad affrontare anche emergenze gravi. E non sono preparata adeguatamente, non sono specializzata, è pericoloso sia per i pazienti che per me”.

Anna, nome di fantasia utilizzato per tutelare a sua identità durante l’intervista rilasciata ad ANSA descrive l’angoscia che prova prima di ogni turno che dovrà svolgere in un pronto soccorso del Veneto dove ha avuto un contratto a chiamata.

“Con poche richieste al mese praticamente guadagno più di un medico con contratto. Mi danno 500 euro lordi per un turno di 12 ore. Ma non ho copertura previdenziale, non sono previsti ferie o malattia e pago da me una polizza assicurativa calibrata sul rischio professionale del mio contratto”, racconta.

“Non mi posso lamentare, allo stipendio ci arrivo perché mi cercano anche per fare guardie mediche e sostituzioni di medici di base. Ma quando esco per andare in pronto soccorso mi spaventa quello che mi aspetta e sento il peso del rischio che corro. Vivo la precarietà e l’insicurezza, non riesco neppure a immaginare il mio futuro”.

Ma come fanno i dirigenti delle asl a gestire questa situazione? “I primari non hanno mezzi e strumenti sufficienti per far lavorare più medici in un turno – risponde – e il lavoro in pronto soccorso è talmente stressante e usurante che i concorsi vanno deserti. Le retribuzioni poi non sono adeguate, e questo non aiuta”.

Anna può comunque contare sull’esperienza maturata durante l’anno in cui ha lavorato in un centro trapianti dove era arrivata grazie a una borsa di specializzazione a cui in seguito ha rinunciato per i gravi problemi che si erano creati in corsia.

“Se ho pensato di andarmene, di lasciare l’Italia? Tanti miei amici e colleghi lo hanno fatto. Mi amareggia l’idea di dover abbandonare il mio Paese per riuscire a concretizzare qualcosa. Vorrei che la programmazione che riguarda la Sanità venisse fatta con criterio. I medici ci sono, quello che manca sono le borse di specializzazione. Al prossimo concorso si presenteranno tra i 18 e i 20 mila ragazzi laureati per 8 mila borse. I numeri sono questi. L’unica cosa che posso fare è il medico a gettone fino alla specializzazione”.

Anche i sindacati avrebbero più volte ribadito l’inadeguatezza dei neolaureati nei pronto soccorso. Tale utilizzo contribuirebbe ulteriormente a rendere il pronto soccorso un vero campo di battaglia. Ma ormai vi sarebbero così pochi medici desiderosi di lavorare in tale settore da rendere necessario l’utilizzo di cooperative per coprire i turni vacanti.

E così entrano in servizio camici bianchi che le aziende ospedaliere non hanno modo di valutare, spesso senza nessuna specializzazione, o che non hanno mai messo piede in un reparto d’emergenza. Il problema sta diventando talmente grave da indurre il maggiore dei sindacati medici italiani, l’Anaao Assomed, a ricorrere alle diffide ad Asl e regioni di tutto il Paese per fermare i contratti a chiamata.

La presenza di neolaureati senza pratica clinica in pronto soccorso e sulle ambulanze è un fatto gravissimo, illegale e va impedito perchè mette a rischio la vita dei pazienti e riduce la sicurezza delle cure”.

La forte denuncia arriva dal segretario regionale del Veneto dell’Anaao Assomed Adriano Benazzato. “A partire è stato il Veneto nel 2016, ma ora si è diffusa in tutte le regioni la pratica dei camici bianchi con contratti libero professionali”, spiega Benazzato, “è una pratica incostituzionale, illegale, che le asl non possono continuare a seguire perchè viola la legge dello Stato che obbliga ai concorsi per l’impiego nel pubblico. Il ricorso a quel tipo di contratto è stato dichiarato illegittimo anche dal Consiglio di Stato”. Intanto se il Veneto è nei guai, il Lazio certo non ride e specialmente nei pronto soccorso fuori Roma la situazione è diventata insostenibile.

E’ di oggi la diffida inviata da Anaao Lazio alla direzione amministrativa dell’Asl Roma 5 Tivoli in seguito alla delibera, “al fine di scongiurare l’interruzione di pubblico servizio”, per l’appalto di affidamento del servizio di turni di pronto soccorso. La gara è stata vinta dalla Società Heart Life Croce Amica per la durata presumibile di 5 mesi, per un numero di 230 turni di 12 ore ciascuno e per un corrispettivo complessivo di 143.449,50 euro. L’Anaao Lazio intima all’asl di annullare la delibera poichè “illegittima, in quanto dissimula un contratto di somministrazione di manodopera, la cui stipulazione è consentita esclusivamente alle Agenzie di lavoro iscritte all’Albo del Ministero, ed in possesso dei requisiti”.

“Anzichè dare 600 euro a turno a un medico preso in cooperativa, della cui preparazione non si sa nulla, i direttori generali potrebbero pensare a dei gettoni per quei camici bianchi con contratto nell’emergenza che guadagnano quattro soldi”, commenta il segretario regionale di Anaao Lazio Guido Coen.

Particolarmente critica anche la situazione in Piemonte, il segretario regionale Chiara Rivetti racconta: “Come sindacato siamo stati chiamati da alcuni neolaureati (solo abilitati) molto allarmati perchè nonostante fossero stati reclutati per urgenze minori (codici bianchi e verdi) si sono ritrovati a dover affrontare emergenze più gravi, anche codici rossi”. “Addirittura – continua – in un caso, un collega strutturato ha avuto un passaggio di consegne da un medico, fornito da una cooperativa, che neppure parlava italiano. Non si capisce come abbia potuto comunicare con i pazienti”.

Una delle società che partecipa con frequenza agli appalti delle asl nelle regioni è la Srl romana Medical line consulting: “Abbiamo 500 medici in tutta Italia, quando vinciamo una gara garantiamo i turni che ci chiedono – spiegano dall’azienda – e la qualità del medico. Il professionista deve avere specializzazioni o equipollenze. Le tariffe variano a seconda delle specializzazioni che hanno, se fanno un turno di 12 ore arrivano a prendere 500 euro lordi. In Molise abbiamo partecipato alla gara d’appalto in aprile per fornire degli specialisti, ma il Commissario ha bloccato tutto. Come valutiamo i nostri medici? Facciamo un colloquio al telefono”.

Simone Gussoni

Fonte: Ansa
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