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Riceviamo la tesi della dott.ssa Carmela Panico laureatasi presso l’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”.
Abstract
Ho deciso di incentrare la mia tesi sulla gestione di un presidio molto utilizzato in ambito Emato-oncologico: il Catetere Venoso Centrale, per garantire la Best Practice in qualsiasi luogo di assistenza. L’idea di sviluppare il seguente lavoro di tesi nasce dalla possibilità che mi è stata data durante il percorso formativo, di fare un’esperienza di tirocinio clinico all’interno dell’A.O.U. degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, presso l’U.O.C. Ematologia ed Oncologia pediatrica; dove ho osservato il rapporto infermiere-piccolo paziente, notandone le specificità e l’attenzione ad ogni piccolo dettaglio nel percorso di assistenza.
Il bambino ospedalizzato dal punto di vista sia fisico che psicologico è sottoposto in tutti i processi di cura a trattamenti e gesti che lo mettono a contatto con una serie di emozioni, stati d’animo, i quali vanno a cambiare di colpo la sua precedente realtà. L’ospedalizzazione viene percepita dal bambino come un evento stressante, che incide negativamente sulla sua qualità della vita, soprattutto, in ambito emato- oncologico, poiché aumenta i rischi di sviluppare complicanze associate in particolare modo ad una inadeguata gestione dell’accesso venoso( quali ad esempio : occlusione del cvc per formazione di un coagulo) che portano ad un aumento della durata del ricovero, rischi sulla salute stessa del paziente, aumento dei costi e dell’utilizzo di risorse da parte del Sistema Sanitario.
Nel paziente pediatrico onco-ematologico gli accessi venosi sono di fondamentale importanza ai fini diagnostici e terapeutici. Il trattamento delle malattie onco ematologiche pediatriche è complesso e richiede l’utilizzo di terapie multimodali integrate. Un accesso venoso sicuro, di lunga durata, rappresenta quindi uno dei requisiti fondamentali per il successo delle terapie.
La presenza di un catetere venoso centrale (CVC) permette la somministrazione in sicurezza di farmaci ad alta osmolarità e di chemioterapici evitando il pericolo di flebiti, riduce lo stress del paziente da venipuntura ripetuta, permette l’utilizzo della nutrizione parenterale totale (NPT), consente di eseguire trasfusioni ed infusioni continuate di farmaci (come antibiotici, terapia antalgica) e infine la presenza del CVC si rende necessaria per tutte le procedure di raccolta ed infusione di cellule staminali periferiche. Nel primo capitolo verrà definito l’inquadramento teorico necessario a creare la cornice di riferimento al lavoro di tesi.
In particolare verranno definiti i temi della malattia in ambito pediatrico che comporta l’ospedalizzazione, con particolare riferimento alle malattie emato-oncologiche, seguirà un approfondimento sull’innovazione delle cure con le prospettive che possano essere garantite direttamente al domicilio del piccolo paziente, le modalità di cura attraverso l’utilizzo del Catetere Venoso Centrale, strumento efficace ma anche molto invasivo che richiede competenze e conoscenze valide e aggiornate per la gestione.
Nel secondo capitolo verranno poi descritte le differenti classificazioni del catetere venoso centrale in base al materiale in poliuretano, polietilene, silicone, a punta aperta o a punta chiusa, a lume singolo o multiplo, in base alla durata presunta del loro utilizzo in CVC a breve, medio e lungo termine. Nel terzo capitolo verrà invece descritta l’importanza dell’utilizzo del catetere venoso centrale in onco-ematologia pediatrica, verranno poi definite le norme per un suo corretto posizionamento. Nel quarto capitolo verranno definite le procedure di asepsi, la gestione infermieristica dei cateteri venosi e l’importanza dell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Nel quinto capitolo infine verranno invece descritte le differenti complicanze associate al catetere venoso centrale e la gestione in caso della loro insorgenza.
Carmela Panico
Tesi: Gestione onco-ematologica del catetere venoso centrale in etá pediatrica
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