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La dott.ssa Ciuffreda presenta la tesi sulla responsabilità infermieristica nel processo di svezzamento (weaning) dalla ventilazione meccanica invasiva

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La ventilazione meccanica invasiva sincronizzata (PTV) nel neonato e il funzionamento del sensore di flusso
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Gentile Direttore di Nurse Times,

mi chiamo Alessia Ciuffreda e sono una neolaureata in Infermieristica presso l’università degli studi di Foggia. Propongo ai suoi lettori la mia tesi, dal titolo:

Responsabilità infermieristica nel processo di svezzamento (weaning) dalla ventilazione meccanica invasiva.

La tesi affronta sia aspetti clinici del processo di weaning sia il quadro normativo e deontologico relativo alla responsabilità dell’infermiere nell’assistenza del paziente ventilato con un confronto tra 12 regioni italiane. Ritengo che l’argomento possa essere di interesse per la vostra testata, data la sua attualità in area critica e l’importanza del ruolo infermieristico in questo processo

INTRODUZIONE

La ventilazione meccanica invasiva (VMI) rappresenta uno degli strumenti terapeutici più rilevanti e complessi della medicina intensiva moderna. La sua introduzione ha profondamente modificato la prognosi dei pazienti critici, consentendo la sopravvivenza in condizioni che, fino a pochi decenni fa, erano inevitabilmente fatali (Tobin MJ, 2013). Tuttavia, se da un lato la VMI costituisce un supporto vitale imprescindibile, dall’altro comporta rischi significativi, soprattutto quando la sua durata si prolunga nel tempo. Le complicanze associate (infezioni nosocomiali, danni polmonari indotti dal ventilatore, disfunzioni diaframmatiche e problemi psicologici) rendono necessario limitare al minimo indispensabile il tempo di ventilazione assistita (Torres A. et al., 2017 & Boles JM et al., 2007).

In questo contesto, assume rilievo il processo di svezzamento dalla ventilazione meccanica (weaning), definito come l’insieme delle procedure finalizzate a riportare progressivamente il paziente alla respirazione spontanea (Boles JM et al., 2007). Il weaning non è un atto isolato, bensì un percorso articolato che richiede una valutazione globale della “readiness” del paziente, prove di respirazione spontanea (Spontaneous Breathing Trials, SBT) e, infine, la decisione di estubazione (Boles JM et al., 2007 & Rose L. et al., 2011). Il successo o il fallimento di questa fase condizionano in maniera decisiva la prognosi: un weaning efficace riduce complicanze, mortalità e costi sanitari, mentre un fallimento può comportare reintubazioni e peggioramento clinico (Rose L. et al., 2011).

Il ruolo dell’infermiere in questo processo è cruciale.

La letteratura internazionale documenta come l’infermiere, attraverso protocolli condivisi e competenze avanzate, sia in grado di monitorare i parametri clinici, riconoscere precocemente segni di distress respiratorio e contribuire attivamente alle decisioni sullo svezzamento (Rose L. et al., 2011). In diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia, si sono diffusi modelli “nurse-driven” o “nurse-led weaning”, nei quali l’infermiere non solo partecipa, ma talvolta avvia autonomamente le prove di svezzamento in base a criteri standardizzati (Boles JM et al., 2007 & Rose L. et al., 2011). L’evidenza mostra che tali modelli riducono la durata della ventilazione, la degenza in terapia intensiva e le complicanze correlate (Boles JM et al., 2007).

In Italia, invece, il percorso è differente: il ruolo decisionale rimane prevalentemente affidato al medico rianimatore, mentre all’infermiere è riservato un ruolo esecutivo e di monitoraggio. Ciò non significa che le competenze infermieristiche siano meno rilevanti, ma che non vengono ancora pienamente valorizzate nel processo di weaning (Rose L. et al., 2011). Questa differenza apre un dibattito importante: fino a che punto il coinvolgimento diretto dell’infermiere potrebbe migliorare gli outcome dei pazienti? E come potrebbero i modelli internazionali essere adattati al contesto italiano?

La presente tesi si propone di analizzare il tema della responsabilità infermieristica nello svezzamento dalla ventilazione meccanica invasiva, evidenziandone i fondamenti teorici e clinici, le implicazioni giuridiche e deontologiche e le esperienze internazionali.

Particolare attenzione sarà rivolta alla dimensione sperimentale: attraverso un questionario rivolto ai professionisti sanitari, verrà esplorata la percezione del ruolo infermieristico in questo ambito.

L’obiettivo finale è duplice: da un lato, delineare in modo chiaro quali siano le responsabilità e le potenzialità dell’infermiere nel contesto italiano; dall’altro, proporre riflessioni e possibili sviluppi organizzativi ispirati ai modelli internazionali. In un’epoca in cui l’efficienza clinica deve necessariamente coniugarsi con la qualità assistenziale e la sostenibilità del sistema sanitario, valorizzare appieno le competenze infermieristiche nel processo di svezzamento potrebbe rappresentare una strategia efficace per migliorare la prognosi dei pazienti critici e l’organizzazione delle terapie intensive.

La scelta di approfondire questo tema nasce anche dalla mia esperienza personale di tirocinio all’interno del reparto di rianimazione, un contesto che mi ha colpito per la sua complessità e per l’intensità assistenziale richiesta. Durante questo percorso formativo ho potuto osservare da vicino quanto sia determinante il processo di svezzamento dalla ventilazione meccanica e quale ruolo fondamentale svolga l’infermiere nell’accompagnare il paziente in questa fase critica.

Questa esperienza mi ha permesso di sviluppare una forte motivazione a indagare in maniera più approfondita la responsabilità infermieristica in tale ambito, con l’obiettivo di evidenziare sia le competenze già riconosciute, sia le aree in cui è possibile crescere e assumere maggiore autonomia professionale, in linea con quanto avviene in altri paesi.

Dott.ssa Alessia Ciuffreda

Tesi: Responsabilità infermieristica nel processo di svezzamento (weaning) dalla ventilazione meccanica invasiva.


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