La dott.ssa Censi Melissa si laurea in infermieristica presso l’università “Tor Vergata” dissertando la tesi dal titolo “Le nuove linee guida della rianimazione cardiopolmonare di base nell’adulto”
Abstract
Il trattamento più efficace per garantire una buona probabilità di sopravvivenza nelle persone colpite da arresto cardiaco è la rianimazione cardiopolmonare attuabile attraverso una sequenza di manovre con lo scopo di mantenere la perfusione cerebrale in attesa del soccorso avanzato o del defibrillatore.
Obiettivo
L’obiettivo della tesi è quello di analizzare l’importantissimo ruolo dell’infermiere e della comunità nella gestione dell’arresto cardiaco, ponendo l’attenzione sui tantissimi fattori che avrebbero influenzato un’efficace gestione di esso durante la pandemia Covid-19 come i tempi di risposta da parte del team di emergenza, i tassi del ritorno della circolazione spontanea e i tassi di ventilazione rispetto al periodo non pandemico.
Pertanto si è vista la necessità di aggiornare le linee guida in merito al periodo pandemico con l’installazione di dispositivi di protezione individuale che però avrebbero potuto ritardare i tempi di intervento e quindi la probabilità di sopravvivenza le quali prevedono che il soccorritore debba eseguire la rianimazione con le sole compressioni toraciche e con i defibrillatori di accesso pubblico coprendo naso e bocca del paziente con una mascherina chirurgica o un panno.
Al fine di poter introdurre il problema dell’arresto cardiaco è stato necessario trattare l’anatomia e la fisiologia cardiaca, il trattamento di esso e un’adeguata formazione al BLS (supporto vitale di base), valido sia per il personale sanitario che non sanitario. Affinché la vittima sopravviva occorre eseguire una serie d’interventi che compongono la cosiddetta “catena della sopravvivenza” che definisce le fasi da attuare in caso di vittima di arresto cardiaco: riconoscimento precoce dell’arresto cardiaco e allarme al servizio di emergenza; BLS precoce; defibrillazione precoce; soccorso avanzato precoce; trattamento intensivo dopo la ripresa della circolazione spontanea.
L’infermiere oltre ad essere visto come una figura che opera all’interno dei reparti ospedalieri può svolgere attività educative sulla rianimazione rivolte alla comunità.
La formazione è il fulcro fondamentale per l’esecuzione di una RCP di qualità che deve coinvolgere l’intera comunità attraverso campagne di sensibilizzazione, in modo che ogni cittadino, compresi i bambini siano in grado di gestire un arresto cardiaco e tal riguardo il DDL n°14 approvato il 31 Luglio 2019 ha enunciato l’obbligatorietà della formazione scolastica al primo soccorso e alla rianimazione, ma non solo, anche l’obbligo alle società sportive di avere in dotazione dei defibrillatori. In merito ai defibrillatori, viene citata la legge del buon samaritano (4 Agosto 2021 n°116) nel cui articolo 3 viene consentito l’uso del defibrillatore anche a una persona non formata.
A partire dal 2000 l’ILCOR aggiorna le linee guida ogni 5 anni, quindi nel 2005,2010,2015,2020 e aggiornate in seguito alla pandemia covid-19 allo scopo di garantire sicurezza tra i professionisti sanitari, laici e i pazienti.
Sull’argomento è stata svolta una revisione della letteratura in merito all’impatto della pandemia Covid-19 sugli esiti dei pazienti vittime di arresto cardiaco extraospedaliero e sono stati inclusi 4 studi, ognuno in una diversa locazione ma tutti hanno gestito l’arresto cardiaco con le nuove linee guida della RCP nell’adulto durante il periodo pandemico confrontato con il periodo non pandemico.
Dai risultati della revisione emerge nella maggior parte degli studi presi in considerazione che il tempo fra la chiamata ai servizi di emergenza e all’arrivo dei soccorsi è stato più lungo rispetto al periodo non pandemico con conseguente riduzione dei tassi di ritorno della circolazione spontanea; inoltre tra i soccorritori laici è stata osservata una diminuzione sull’avvio della RCP per paura di contrarre il virus senza sapere che anche le sole compressioni toraciche e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale possono risultare soddisfacenti.
Tuttavia, dall’analisi degli studi sono emersi risultati contrastanti in quanto non tutti gli studi affermano l’ipotesi iniziale poiché l’impatto della pandemia sulle manovre di RCP varia a seconda del luogo di studio preso in considerazione ed è infatti emersa un’incidenza differente di casi Covid-19 nelle diverse città e regioni.
Pertanto, ulteriori ricerche sono quindi necessarie affinché venga fatta chiarezza sul reale impatto della pandemia sulle manovre di RCP in pazienti adulti attraverso i protocolli di sicurezza Covid-19. Le evidenze che sono state selezionate sottolineano e confermano il ruolo fondamentale degli infermieri e della comunità nel trattamento dell’arresto cardiaco e ci indicano come l’erogazione di un’istruzione efficace sulla rianimazione cardiopolmonare sia un punto fondamentale per garantire una buona probabilità di sopravvivenza.
Dott.ssa Censi Melissa
Tesi: “Le nuove linee guida della rianimazione cardiopolmonare di base nell’adulto”
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