È stato pubblicato il documento “La continuità del rapporto madre-bambino e il mantenimento dell’allattamento in caso di ricovero ospedaliero” promosso dal Tavolo Tecnico Allattamento (TAS) del Ministero della Salute e messo a punto da un Gruppo di Lavoro multi-professionale al quale hanno preso parte SIP, SIN, ACP, SIMP, SIGO, CNOP, FNOPO, FNOPI, FNO-TSRM-PSTRP, FNOMCeO, FIASO, ANMDO, SIMIT e UNICEF.
A fronte di tutti i possibili dubbi che il tema affrontato avrebbe potuto sollevare, si è riusciti a trovare un forte consenso fra pediatri, ginecologi ed ostetriche, infettivologi, medici di direzione sanitaria, psicologi e gli altri professionisti della sanità ospedaliera.
L’obiettivo del documento è quello di fornire, in caso di ospedalizzazione della madre o del bambino successiva a quella del parto, un orientamento non solo ai professionisti della sanità, ma ancor prima ai decisori d’area sanitaria (direttori aziendali, sanitari, di dipartimento e di unità operativa) per permettere alla madre, che allatta, di stare, se lo desidera, con il proprio bambino riducendo così il rischio di interruzione dell’allattamento stesso.
Ricovero del bambino
L’impedimento dell’accesso della madre/genitore al reparto di cura del figlio o della vicinanza fra madre e bambino è raramente giustificato, anche nell’ottica dell’irrinunciabile tutela della relazione madre-bambino. La modalità di alimentazione di un bambino alla dimissione dall’ospedale, dopo adeguato trattamento per una patologia medica (come pielonefrite o bronchiolite) o chirurgica (come ernia inguinale o invaginazione intestinale) o per l’esecuzione di accertamenti diagnostici, non è irrilevante, visto il valore dell’allattamento al seno ed i suoi positivi effetti di tipo sanitario, economico ed ambientale. Un’improvvisa ed immotivata interruzione dell’allattamento può peraltro generare nel bambino agitazione, pianto, difficoltà ad alimentarsi e causare nella madre ansia, ingorgo e mastite.
Ricovero della madre
Per consentire alla mamma di tenere con sé il proprio bambino in un reparto non pediatrico vanno garantiti alcuni presupposti logistici, come il ricovero in stanza singola che consenta di accogliere anche un familiare/caregiver, che la supporti nella gestione del bambino e le consenta di riposare. Andrà poi fornita una culletta e se il bambino, per vari motivi, non può attaccarsi al seno, andrà facilitato il mantenimento della lattazione, anche mediante spremitura del seno.
L’autorizzazione all’accesso del bambino al reparto è ovviamente subordinata alle condizioni di salute della madre, che però sono troppo spesso ritenute pregiudizialmente incompatibili con l’allattamento, mentre a ben vedere andrebbero considerate piuttosto ostacoli (anche importanti ma superabili) ad allattare. Una comune preoccupazione è il rischio infettivo per il bambino. In realtà, la trasmissione di infezioni da batteri ospedalieri, potenzialmente multi-resistenti, è trascurabile per un lattante sano, che di fatto è un semplice ospite, non sottoposto a procedure e tantomeno a manovre invasive. Vanno però garantiti il lavaggio preliminare delle mani da parte della madre e di chi si trova eventualmente a manipolare il bambino e l’utilizzo per il bambino della biancheria personale.
Più concreto è il rischio per il piccolo ospite di acquisire una virosi respiratoria. Questo rischio resta comunque molto basso, qualora le caratteristiche logistiche e strutturali del reparto siano favorevoli (disponibilità di stanze singole) e quando siano osservate le disposizioni di prevenzione quali l’accurata igiene delle mani, il distanziamento fisico e, come ci ha insegnato l’attuale pandemia da COVID-19, il ricorso a mascherine.
Siamo consapevoli (e uso il plurale perché parlo a nome di tutti i sottoscrittori del documento ministeriale) che l’ospitalità al bambino nel reparto ospedaliero dove è ricoverata la madre non sia scontata. Potremmo dire che è un percorso in salita, rappresenta una sfida. Peraltro siamo consapevoli che per implementare questa ospitalità devono essere soddisfate alcune condizioni come il desiderio della madre, la disponibilità della sua famiglia, la compatibilità con l’allattamento delle condizioni di salute della donna, l’adeguata logistica del reparto, ma anche e soprattutto, e come sempre, la volontà della dirigenza ospedaliera, chiamata a stilare una policy specifica, e l’attitudine all’accoglienza ed alla promozione della salute del personale ospedaliero.
Aver però anche solo semplicemente prevista questa opzione ed averlo fatto mediante un allargato consenso inter-societario e inter-professionale ha un grande valore ideale e testimonia comunque un’importante progresso non solo per il rispetto dei diritti dell’infanzia, ma anche per la qualità delle cure ospedaliere.
Fonte: FNOMCeO
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