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Reggio Calabria: rubano le mascherine ai medici per darle agli amici dei clan

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Biella, centinaia di infermieri e oss assunti come apprendisti: scatta il blitz della Finanza
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REGGIO CALABRIA- Gli affari «sporchi» per intascare mazzette e liquidare velocemente mandati di pagamento per 27 milioni di euro, destinati ai servizi di pulizia e sanificazione all’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria si concretizzavano a tavola, gustando un piatto di gnocchi alla ‘nduja e sorseggiando del buon vino doc, rigorosamente calabrese.

È il 20 gennaio 2020 quando i finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria registrano e filmano un pranzo conviviale a casa di un imprenditore, Antonino Chilà, dipendente della cooperativa «Helios», al centro dell’inchiesta che ha portato in carcere nove persone e ai domiciliari il consigliere regionale Nicola Paris, eletto, nel 2020 nella lista Iole Santelli, presidente. E in un incontro successivo — durante le fasi drammatiche della pandemia — i commensali vengono ascoltati mentre discutono anche di come sottrarre dispositivi di protezione (mascherine e quant’altro), al personale medico, 118, e infermieri, per donarlo ad amici e parenti e ai propri operai, lasciando sguarniti, nell’emergenza, centinaia di medici ed infermieri.

Attorno a quel tavolo c’erano seduti Giuseppe Corea, direttore della struttura complessa «Gestione risorse economiche e finanziarie» dell’Azienda sanitaria reggina (Asp), funzionari e dirigenti della stressa azienda sanitaria, i vertici della «Helios» e il consigliere Paris. Si festeggiava la conferma di Giuseppe Corea, anche lui arrestato, l’uomo che avrebbe dovuto velocizzare le pratiche di pagamento all’«Helios», legata alle cosche di Locri, oltre che ai Serraino di Reggio Calabria e Iamonte di Melito Porto Salvo. Scrive il giudice dell’indagine preliminare: «Allo stesso tavolo a pranzo in una abitazione siedono gli imprenditori che si sono recentemente aggiudicati una proroga di un contratto di servizi dal valore milionario, alcuni gravati da serissimi pregiudizi penali, un consigliere regionale eletto proprio grazie alla campagna elettorale organizzata da quegli stessi imprenditori, uno dei quali è stato assunto nel suo staff, insieme a dirigenti Asp che ricoprono posizioni strategiche».

Il manager Corea, nell’occasione, era stato fatto sedere a capo tavola, perché era il festeggiato. «Un posto d’onore» al manager che avrebbe dovuto esercitare proprio nei confronti degli amministratori della cooperativa, un continuo monitoraggio. Ed invece le Fiamme Gialle hanno scoperto che Corea era l’uomo che doveva soddisfare le esigenze economiche dell’organizzazione, che si era battuta, anche con azioni politiche per la sua riconferma. «La decisione di Corea di partecipare a quel pranzo, l’ultimo di una serie, non è soltanto sconveniente, ma costituisce l’ennesima prova del perdurare e stabile mercimonio della funzione del dirigente Asp», rimarca il gip. Al suo rinnovo ci ha messo di suo anche il consigliere regionale Paris, cercando molte volte la mediazione con il presidente facente funzione Nino Spirlì (non indagato in questa vicenda). Paris è stato «il ragazzo che entriamo noi, che lo portiamo noi, che sappiamo che lui ha zero voti quindi che è entrato lui grazie a noi e quello lo mettiamo là e deve fare quello che gli diciamo noi».


In tutto sono 24 gli indagati che dovranno difendersi dalle accuse di associazione di stampo mafioso finalizzata alla turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Nell’inchiesta, con la sola accusa di turbativa d’asta, sono indagati anche l’ex direttore generale dell’Asp Grazia Rosa Anna Squillacioti, l’ex commissario Francesco Sarica e la dirigente dell’ufficio Programmazione e Bilancio dell’Asp Angela Minniti. Per anni la «Helios» ha continuato a gestire la pulizia — ultimamente con la pandemia, aveva ottenuto anche l’appalto per la sanificazione —, attraverso un «collaudato sistema di corruttela», hanno scritto i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che hanno coordinato l’inchiesta.

Fonte: Corrieredellasera

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