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La Cassazione ribadisce: modifiche all’orario di lavoro devono essere concordate con il dipendente

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Orario di lavoro: la normativa in materia
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La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 28862/2023 del 18 ottobre 2023, ha posto chiarezza sulla questione delle variazioni dell’orario di lavoro, sottolineando che queste devono essere concordate con il lavoratore e non possono essere imposte unilateralmente dal datore di lavoro.

Il caso che ha portato a questa decisione è stato quello di un lavoratore che aveva chiesto al Tribunale un decreto ingiuntivo per il pagamento della differenza di retribuzione tra un presunto lavoro full time e le ore effettivamente svolte, parametrate su 72 ore di lavoro.

La società, a sua volta, aveva proposto opposizione sostenendo l’esistenza di un rapporto di lavoro part time, mentre il dipendente aveva richiesto l’accertamento dell’esistenza di un rapporto a tempo pieno.

Il Giudice di prima istanza aveva dichiarato la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno, condannando la società al pagamento delle differenze retributive. Tuttavia, in sede di gravame, la Corte territoriale aveva parzialmente accolto l’opposizione della società, ritenendo inesistente il rapporto a tempo pieno.

La Corte di Cassazione ha ribadito che in mancanza di un patto scritto che determini il part time, il rapporto di lavoro subordinato si presume essere full time. In questo specifico caso, l’assenza di un contratto scritto o di un accordo sull’orario di lavoro part time ha portato la Corte a qualificare il rapporto come full time.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che le sospensioni concordate e dimostrate possono essere considerate come clausole implicite nel contratto a tempo pieno.

Qualsiasi modifica successiva a queste sospensioni richiede il consenso del lavoratore e non può essere imposta unilateralmente dal datore di lavoro.

Questa decisione rappresenta un chiaro segnale sul fatto che le modifiche dell’orario di lavoro devono essere frutto di un accordo tra le parti coinvolte e non possono essere imposte unilateralmente dalla parte datoriale. Il rispetto dei termini contrattuali e la necessità di un consenso esplicito da parte del dipendente appaiono come i principi chiave sottolineati dalla Corte Suprema.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando alla Corte territoriale con chiari principi di diritto da rispettare in simili contesti. Questa decisione pone un’importante enfasi sull’importanza del consenso del lavoratore nelle modifiche contrattuali, sottolineando l’obbligo del datore di lavoro di rispettare gli accordi precedentemente concordati.

Redazione Nurse Times

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