Il presidente Emiliano Carlotti spiega il perché dell’iniziativa: “L’attuale Codice è obsoleto. Se la nostra proposta non sarà accetta, resti come punto di riferimento nel dibattito attorno al testo elaborato dalla Federazione nazionale”
PISA – Nessun braccio di ferro, anche se resta la provocazione. Una sollecitazione, per certi aspetti, che dà il via al dibattito attorno al nuovo Codice deontologico della Federazione nazionale, la cui prima stesura è stata presentata sabato scorso. Il Collegio Ipasvi di Pisa, però, si è mosso in anticipo affidando ad un gruppo di esperti, coordinati dal presidente Emiliano Carlotti, di riscrivere il Codice deontologico per gli infermieri.
Iniziativa irrituale, come la definisce la vice presidente del comitato centrale della Federazione, Maria Adele Schirru, ma che ha il merito di dare il là alla discussione. Qualcuno dovrà compiere un passo di lato, anche se per il momento il Collegio pisano il suo lavoro lo ha presentato nel corso di un incontro ospitato nella sala conferenze dell’Hotel “B&B”, non solo ai propri iscritti. Situazione paradossale (ci sono due bozze di Codice deontologico) che non scalfisce la scelta del presidente Carlotti: “Non abbiamo voluto riformulare il Codice vigente – dichiara in apertura dei lavori – ma avviare una nuova esperienza”.
L’idea di riscrivere le regole della deontologia professionale nasce da lontano, ha ricordato Carlotti: sono state le istanze degli iscritti a spingere verso la creazione di un gruppo di lavoro, nel quale è stato chiamato il professor Ivan Cavicchi, che potesse partorire la bozza del nuovo Codice. “Il dibattito con gli iscritti – spiega il presidente del Collegio Ipasvi di Pisa – ha fatto emergere la necessità di procedere, senza indugio, ad una revisione dell’attuale codice deontologico”. Partendo dalla cancellazione del famigerato articolo 49 relativo al demansionamento infermieristico che, va detto, è stato cassato anche nella stesura del Codice fatto dalla Federazione nazionale.
Un punto di incontro che, al momento, resta uno dei pochi tra i due testi. “Noi siamo partiti dall’idea pratica dell’infermiere – dichiara Cavicchi – dalla condizione reale della professione: il Codice di Pisa vuole colmare il divario tra la realtà infermieristica e l’idea teorica. E’ vero nel testo elaborato dalla Federazione hanno tolto l’articolo 49 ma non sostituito”. Passaggio che trova d’accordo anche Luca Benci, tra i relatori della giornata pisana: “Quello di Pisa non è un codice vero e proprio, ma ha il merito di aver provocato il dibattito”.
Sulla bozza di Codice presentata dalla Federazione, invece Benci evidenzia alcune criticità: “Non si parla di ruolo degli infermieri, non compare il termine medico, ci sono poche norme sul consenso informato, così come sono pochi tre articoli sul fine vita mentre non c’è nulla sull’inizio vita. E poi non si parla dei rapporti con le istituzioni in un’epoca di ‘definanziamento’”. Ci sono invece tre punti che Benci promuovere del Codice elaborato dal Collegio di Pisa: “E’ importante sottolineare la cooperazione interprofessionale, dare importanza alla deontologia come costruzione della identità professionale e come arma di cambiamento”.
Inevitabile, insomma, che il dibattito scivolasse sul confronto tra il testo pisano e quello della Federazione: “Ma il metodo di condivisione promosso dalla Federazione – sottolinea Carlotti – è lo stesso del nostro Collegio. Noi vogliamo proporre una proposta definitiva che, anche se non accettata, resti un punto di riferimento dei dibattito”. Che è appena alle prime battute e sul quale Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato auspica “una consultazione piena e al massimo livello di trasparenza”. Passaggi garantiti dalla vice presidente del Comitato centrale, Schirru: “Il mio sogno nel cassetto è quello che si possa confluire in un unico Codice deontologico per tutti”. Il confronto è cominciato, ma qualcuno dovrà compiere un passo di lato.
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Salvatore Petrarolo
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