Riceviamo e pubblichiamo un contributo editoriale del CO.IN.A., il Sindacato delle Professioni sanitarie, sull’articolo apparso su notizie.tiscali.it dal titolo “Cari sindacati non difendete gli infermieri che chiedono i danni perché sollevare i malati nuoce alla salute” a firma di Marco Lodoli, insegnante, scrittore di romanzi, racconti e saggi, editorialista di “La Repubblica”, ripreso nel nostro articolo (VEDI).
In merito all’artico a firma del Signor Marco Lodoli, del 4 settembre 2016 avente come titolo “CARI SINDACATI NON DIFENDETE GLI INFERMIERI CHE CHIEDONO I DANNI PERCHÉ SOLLEVARE I MALATI NUOCE ALLA SALUTE” la scrivente O.S., che va fiera di tutelate i rivendicare i diritti degli infermieri e del personale sanitario della Fondazione Policlinico A.Gemelli, esprime profondo sconforto dopo la lettura dello stesso.
Invitiamo lo stesso ad informarsi bene sulla normativa vigente, in quanto già il titolo V del Decreto legislativo 626/94, aveva recepito la direttiva della Comunità Europea 90/269, e successivamente ribadito dal Decreto legislativo 81/2008 per quanto riguarda la movimentazione dei carichi quale possibile rischio per le strutture della colonna dorsolombare. Nella fattispecie quanto previsto dall’Art. 168, Obblighi del datore di lavoro:
- Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie e ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.
- Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati e fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, tenendo conto dell’allegato XXXIII, ed in particolare:
- organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione assicuri condizioni di sicurezza e salute;
- valuta, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e di salute connesse al lavoro in questione tenendo conto dell’allegato XXXIII;
- evita o riduce i rischi, particolarmente di patologie dorso-lombari, adottando le misure adeguate, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all’allegato XXXIII;
- sottopone i lavoratori alla sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41, sulla base della valutazione del rischio e dei fattori individuali di rischio di cui all’allegato XXXIII.
Nel momento stesso che queste norme vengono disattese, si ha l’obbligo di denunciare.
Però capiamo anche il signor Marco Lodoli che con la sua attività giornalistica, con la caratura dei suoi articoli, con le sue denunce, con i suoi premi letterari quotidianamente mette a repentaglio la sua incolumità fisica al pari dei 2.297 giornalisti e addetti all’informazione che negli ultimi 25 anni almeno, hanno perso la vita cercando di dare notizie su guerre, rivoluzioni, criminalità e corruzione (dato fornito da un rapporto della International Federation of Journalists (Ifj) di prossima pubblicazione).
Torni il signor Lodoli a scrivere i suoi racconti, scritti e rubriche per ambire ai vari premi letterari e lasci a noi infermieri la responsabilità dell’assistenza e la tutela della propria integrità fisica chiedendo l’applicazione di quanto previsto la leggi e decreti.
Roma 07/09/2016
La segreteria CO.IN.A.
Allegato
TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
Foto: www.terzobinario.it
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