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Infermieri, ferie Natalizie a rischio? Dipende tutto da noi

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Infermieri, ferie Natalizie a rischio? Dipende tutto da noi
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Sono giorni concitati per i coordinatori infermieristici alle prese le soluzioni più disparate pur di garantire la copertura del servizio compatibilmente con le ferie natalizie degli operatori sanitari

Questa criticità ormai ritorna ciclicamente, spesso in estate e durante le festività natalizie ma anche tutte le volte in cui vengono a sovrapporsi una/due richieste di ferie e una malattia ed è ora di affrontare alla radice le cause che la scatenano.

In questo sistema è impossibile garantire contemporaneamente i diritti dei lavoratori (ferie, malattie e riposi) e la copertura del servizio con un numero di personale adeguato a rispondere ai bisogni di salute della popolazione afferente ai nostri servizi. C’è sempre qualcosa che viene sacrificato e le soluzioni sono volte a curare sempre e solo il sintomo del problema, MAI la causa.

Una delle soluzioni, la più utilizzata, è rientrare sui riposi, senza ordine di servizio, magari con una comunicazione del datore di lavoro su whatsapp.

Spesso si utilizza l’arma a doppio taglio del debito orario: si costringere il lavoratore a rientrare per colmare il debito orario scaturito dal modello di turnistica; ma questa soluzione equivale a mettere una pezza ad un sistema destinato prima o poi ad implodere.

Siamo consapevoli di essere potenzialmente in grado di mettere in ginocchio il sistema semplicemente non dando la disponibilità a coprire turni aggiuntivi.

Gli infermieri non possono continuare a lungo a rinunciare ai propri diritti pur di garantire un’assistenza. Attenzione! Non un’assistenza sicura di qualità, ma solo un’assistenza.

Altra soluzione può essere togliere una unità al turno di notte per coprire il turno scoperto di mattina o pomeriggio.

Quindi il turno notturno si trova a operare al di sotto degli standard minimi e per giunta senza OSS. Ma i bisogni di assistenza del paziente cambiano a seconda del turno?

Per caso le incombenze igieniche o le richieste d’assistenza a chiamata (campanelli) non si registrano di notte?

L’infermiere è un professionista diverso a seconda del turno in cui presta lavoro?

Dobbiamo pretendere che tutte le professionalità presenti di giorno siano presenti anche di notte in quanto il turno notturno non è di sola sorveglianza anzi l’assistenza infermieristica che siamo chiamati ad erogare durante il turno di notte non si discosta molto da quella erogata negli altri turni.

Se non si trovano soluzioni, nulla, gli infermieri in turno, anche al di sotto dello standard minimo, impotenti si adoperano affannosamente pur di “mandare avanti (lo stesso) il reparto”, inconsapevoli di NON garantire la sicurezza delle cure che la L. 24/2017 c.d. Legge Gelli ha riconosciuto come parte integrante del diritto alla salute.

La causa del problema è proprio il numero del personale con il quale siamo chiamati a garantire i diritti dei lavoratori da una parte e il diritto alla salute e alla sicurezza delle cure dall’altra. Questa criticità, ben più diffusa di quanto non immaginassimo, è destinata ad aggravarsi poiché andiamo in contro ad uno squilibrio tra la domanda di salute destinata ad aumentare e la risposta in termini di competenze professionali al minimo storico. Dunque la coperta è troppo corta!

I nuovi bisogni di salute determinati dall’aumento della vita media, delle pluripatologie, delle fragilità, dall’instabilità clinica e dalla elevata complessità assistenziale, richiedono una adeguata presa in carico da parte dei professionisti. Non a caso lo studio internazionale RN4CAST (Registered Nurse forecasting, previsione del fabbisogno di infermieri) ha rivelato che se il rapporto tra infermieri e pazienti assistiti è maggiore di 1/6 aumentano gli esiti negativi (mortalità a 30 giorni, complicanze come cadute, errori di terapia, lesioni da pressione e riduzione della soddisfazione), nonché le cure mancate (educazione terapeutica, relazione con l’assistito, pianificazione dell’assistenza) tutto ciò che dovremmo fare ma non facciamo per mancanza di tempo.

Ai colleghi chiediamo di prendersi le proprie responsabilità. Come? Prendendo consapevolezza delle dinamiche di un sistema per DIS-sentire, perché esso è tenuto in piedi grazie al nostro CON-senso. Ai nostri direttori chiediamo di prendere coscienza della situazione e di schierarsi dalla nostra parte. Smettiamola di alimentare un conflitto tra di noi e chiediamo con forza alle politiche di gestione dei servizi sanitari, con le evidenze scientifiche dalla nostra parte, di non esitare ulteriormente nella soluzione di un problema destinato ad aggravarsi sempre più.

 

Raffaele Varvara

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