L’infermiere di famiglia e di comunità avrebbe dovuto occuparsi, tra le altre cose, della presa in carico sul territorio dei soggetti colpiti dal Covid-19. Figura ritenuta essenziale, prevista dal Decreto Rilancio, che avrebbe supportato le USCA nella gestione dell’emergenza. Tuttavia, ad oggi, secondo i dati forniti dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), solo il 10% dei 9600 infermieri di comunità è stato assunto.
Cosa era previsto dal Decreto Rilancio
Il Decreto Rilancio prevedeva, per potenziare l’assistenza territoriale, la possibilità di conferire incarichi di lavoro autonomo, anche di co.co.co, in numero non superiore a 8 unità infermieristiche ogni 50mila abitanti (in tutto 9.600), ad infermieri che non si trovassero in costanza di rapporto di lavoro subordinato con strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private accreditate. Il Decreto, poi convertito nella Legge 77 del 2020, aveva ricevuto anche l’avallo della Conferenza delle Regioni.
“I numeri sono bassi rispetto alla Legge 77. Al momento non ha avuto un grande seguito. È anche vero che ci sono state molte assunzioni nel SSN per l’emergenza Covid o grazie al superamento del vincolo del tetto di spesa. Noi ci aspettiamo che le singole regioni o le singole aziende utilizzino il personale entrato a supporto del territorio per farlo diventare parte dell’infermieristica di famiglia o comunità” ha spiegato a Sanità Informazione Nicola Draoli, Presidente OPI Grosseto e membro del Comitato Centrale FNOPI.
Gli infermieri scarseggiano
“Gli infermieri scarseggiano. Ci sono delle evidenze di tutto rispetto, come emerge dalle strutture private: in questo momento sono in ginocchio, a partire dalle RSA. Nel momento in cui il pubblico ha aperto le braccia in maniera un po’ più generosa, gli infermieri hanno scelto il pubblico. In questi mesi ne sono stati assunti qualche migliaio in pianta stabile” ha detto Draoli.
Inoltre, grande è la differenza Regione per Regione. “Dieci regioni non rispettano i LEA territoriali, solo 13 regioni hanno scritto i Patti territoriali. Le regioni che avevano già investito sul territorio trovano un substrato su cui far partire qualcosa“, chiarisce il Presidente OPI Grosseto.
Nonostante le difficoltà, non mancano esperienze virtuose in cui l’infermiere di famiglia e di comunità riscuote successo. Per esempio, il Piemonte ha stanziato 10 milioni di euro per il potenziamento della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità.
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